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Trump 2: i cento giorni, lui si paragona a FDR, i media lo smontano

Prodotto il 29/04/2025 in versione podcast per AffarInternazionali.it https://www.affarinternazionali.it/cento-giorni-di-donald-trump-alla-casa-bianca e in versione blog per Il Fatto Quotidiano https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/01/cento-giorni-trump-sondaggi-calo/7969830/

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Trump 2 – Cento giorni di Donald Trump alla Casa Bianca: a sentire lui, che li paragona a quelli paradigmatici di Franklyn Delano Roosevelt, un percorso trionfale. Ma, gli ricorda il Washington Post, che non gliene passa una, le differenze sono “crude”: dove Roosevelt procedeva con nuove leggi, Trump va avanti a colpi di penna di decreti presidenziali, che un tratto di penna di un prossimo presidente potrà revocare. Come accadde nel 2021, quando Joe Biden si insediò e cancellò in pochi giorni buona parte dei quattro anni del magnate presidente.

I dati sono impressionati: 140 ordini esecutivi firmati in 100 giorni, contro i 24 firmati nel 2017, all’inizio del suo primo mandato. E gli elettori non reagiscono bene, confusi da tanti attivismo.

La ciliegina sulla torta non venuta proprio bene dei cento giorni sono i risultati delle elezioni in Canada: gli elettori canadesi, che all’inizio dell’anno sembravamo determinati a scaricare i liberali, al potere da dieci anni, e a scegliere i conservatori, hanno votato contro Trump e le sue minacce  di fare del Canada il 51° stato dell’Unione, dando la vittoria al candidato liberale Mark Carney, che promette di rispondere colpo su colpo al magnate presidente.

Trump 2: sondaggi concordi, tasso approvazione più basso che mai

I sondaggi, numerosi sui media Usa, all’avvinarsi della scadenza dei cento giorni, mercoledì 30 aprile, sono concordi: il tasso di approvazione di Trump è in forte calo. I rilevamenti per conto di New York Times, Washington Post, Fox News, etc. danno risultati fra di loro confrontabili: il tasso d’approvazione è il più basso mai registrato da un presidente dopo cento giorni – Trump fa peggio di Joe Biden, da lui ripetutamente (e ingiustamente) definito “il peggior presidente nella storia degli Stati Uniti” -.

Sono in particolare criticate le scelte su dazi ed economia e sull’immigrazione e le guerre ai giudici e alle Università. Non piace il fatto che l’Amministrazione Trump 2 non rispetti le sentenze e punti ad ampliare i poteri dell’esecutivo.

Il sondaggio del NYT indica che, secondo gli elettori, Trump manipola troppo i suoi poteri. Le critiche, inoltre, riguardano la gestione di quelli che erano punti forti della sua agenda, l’economia e l’immigrazione. Alla richiesta di definire con un aggettivo la presidenza Trump, il 66% degli intervistati sceglie ‘caotica’, il 59% ‘spaventevole’ e solo il 42% ‘eccitante’.

Per Washington Post / Abc, il 53% degli americani sono critici sulle deportazioni di migranti senza possibilità di ricorso in giustizia (a febbraio, erano il 48%) e quasi i due terzi disapprovano le scelte economico-commerciali, mentre i negoziati Usa – Cina non danno risultati.

Trump 2: guerre invece di finire ricominciano
250228 - Ucraina - Zeklensky - Trump
Un fotogramma dello scambio rovente tra i presidenti Zelensky e Trump nello Studio Ovale

E le guerre, che dovevano finire “il giorno dopo” il suo insediamento – promesse da campagna elettorale -? Il conflitto in Medio Oriente, che era entrato in pausa proprio il giorno del suo ritorno alla Casa Bianca, è riesploso, per decisione del premier israeliano Benjamin Netanyahu con il suo avallo; quello in Ucraina non s’è fermato un solo istante, nonostante le vantate tregue parziali mai attuate.

L’Ap sintetizza così i primi cento giorni del Trump 2: “Il presidente Trump ha cercato d’estendere i suoi poteri su una scala senza precedenti nella storia: ha fatto dichiarazioni d’emergenza per riscrivere le regole del commercio internazionale e ha deportato migranti senza supervisione giudiziario. Ha preso di petto la legge, i media, la salute pubblica e la cultura, cercando di mandare tutto al diavolo e in qualche caso riuscendoci in moro sorprendente”.

250426 - Ucraina - Trump e Zelensky - San Pietro
L’incontro tra i presidenti Usa Donald Trump e ucraino Volodymyr Zelensky a San Pietro

Una delle firme di punta del Washington Post, Aaron Blake, si chiede se le cose, per il magante presidente, “non stiano andando in pezzi”, a partire dalla trama dei conflitti con i tribunali sulle deportazioni dei migranti che “s’infittisce” e che non riguarda, aggiunge il New York Times, solo giudici liberal, ma anche giudici conservatori.

E, ancora sul Washington Post, Ishaan Tharoor afferma che “l’approccio di Trump a Cina e Russia non sta funzionando”, mentre la Cnn percepisce “un linguaggio zoppiicante” (e altalenante) del presidente Usa verso il presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino Volodymyr Zelensky, dalla piazzata il 28 febbraio nello Studio Ovale al confessionale in San Pietro sabato scorso 26 aprile.

Trump 2: il gioco dell’economia, dazi, mercati, la Fed

Il Wall Street Journal sostiene che la vera controparte di Trump sui dazi non è la Cina, ma sono piuttosto i mercati: le decisioni del presidente sui dazi hanno suscitato opposizioni nei tribunali, cadute nei sondaggi e resistenze politiche; ma chi lo ha davvero convinto a fare passi indietro sono stati i mercati.

Che hanno pure risentito dell’altalena di dichiarazioni sul presidente della Fed Jerome Powell: prima, propositi di licenziamento (ammesso che Trump possa farlo); poi, una repentina retromarcia. Il WSJ la spiega così: collaboratori del presidente lo avrebbero convinto ad abbassare i toni, perché le sue dichiarazioni stavano danneggiando i mercati e l’economia. Anche se lui, sul suo social Truth, scrive “I prezzi della benzina e dei prodotti alimentari sono molto scesi, proprio come io avevo detto che sarebbe successo”.

Trump 2: le ‘guerre intestine’, migranti e tagli, Università e giudici

Poi, c’è lo stillicidio dei casi giudiziari: ogni media può puntare l’attenzione su filoni diversi, tanti ve ne sono: le deportazioni dei migranti, i licenziamenti collettivi o punitivi, i ridimensionamenti o la cancellazione di interi Dipartimenti o Agenzie, i tagli ai programmi per la diversità, l’equità e l’inclusione, etc.

Molti procedimenti sono in una fase preliminare. Ma l’Amministrazione punta in genere ad arrivare alla Corte Suprema, la cui composizione le è tendenzialmente favorevole, ma che, almeno tre volte, in questi primi cento giorni, le ha già dato torto.

Trump 2: i casi personali, il vizietto di Hegseth, il flop di Musk, l’arrivo di Zuckerberg

I casi personali sono, in questo momento, soprattutto, quelli del segretario alla Difesa Pete Hegseth e di Elon Musk. Il Washington Post osserva che “altri hanno perso i loro accrediti di sicurezza per sbagli molto meno gravi di quelli fatti da Hegseth”, che ha ripetutamente condiviso informazioni riservate con persone non autorizzate – fra cui familiari e giornalisti – su chat pubbliche.

Quanto a Musk, il New York Times ne descrive così la parabola che è ormai nella fase discendente: il responsabile del Dipartimento per l’efficienza dell’Amministrazione pubblica “teneva in pugno il governo”, con l’avallo di Trump, ma poi “s’è scontrato” con vari membri del gabinetto ministeriale. “Un alterco la scorsa settimana con il segretario al Tesoro Scott Bessent è stato l’ultimo di una serie di scontri con ministri e assistenti in questo controverso periodo, prima di annunciare il ritorno, ora imminente, ai suoi affari, che non stanno andando bene.

L’uomo più ricco del Mondo è ormai diventato un handicap per il magnate presidente: il 57% ne disapprova l’operato al Doge, il Dipartimento per l’efficienza dell’Amministrazione pubblica, e soltanto poco più di un terzo lo approva. David Singer, un venture capitalist, sostiene che i “tech bros” della Casa Bianca stanno uccidendo quei programmi di fondi pubblici che hanno fatto la ricchezza loro e dell’Unione.

Per un paperone high-tech che lascia Washington, uno che arriva: il New York Times rivela che Mark Zuckerberg ha comprato casa a Washington, il terzo acquisto immobiliare più costoso di tutti i tempi nella capitale federale.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche.Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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