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Usa 2024: + 61, 6 gennaio, quattro anni dopo, l’eversore è di nuovo presidente

Scritto lo 06/01/2025 per il blog de Il Fatto quotidiano https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/01/06/assalto-capitol-hill-trump-casa-bianca/7824500/, riscritto, in versione diversa, per la sezione Usa 2024 del mio sito e ripreso da The Watcher Post https://www.thewatcherpost.it/usa/usa-2024-trump-presidente/ e, come ultimo episodio del podcast La corsa alla Casa Bianca, da AffarInternazionali.it https://www.affarinternazionali.it/donald-trump-si-accinge-a-tornare-alla-casa-bianca/

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Usa 2024 + 61 – Quattro anni fa oggi, il 6 gennaio 2021, alzi la mano chi avrebbe scommesso un dollaro, o solo un cent, sul fatto che Donald Trump sarebbe stato di nuovo eletto presidente degli Stati Uniti, quando le tv di tutto il mondo diffondevano le immagini  dell’assalto al Campidoglio lanciato da migliaia di facinorosi arringati e sobillati proprio dall’allora presidente per  spingere il Congresso a rovesciare l’esito del voto e a proclamarlo vincitore ignorando la volontà degli elettori che avevano invece scelto Joe Biden.

Per quella sommossa, che fece cinque vittime e decine di feriti e contusi, sono in carcere centinaia di facinorosi, che Trump chiama patrioti e ostaggi e che promette di liberare il primo giorno che sarà di nuovo presidente, il 20 gennaio.

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FILE – Rioters loyal to President Donald Trump rally at the U.S. Capitol in Washington, Jan. 6, 2021. (AP Photo/Jose Luis Magana, File)

Io, quel giorno di quattro anni or sono, avrei scommesso che in prigione ci sarebbe finito pure Trump, che di quell’insurrezione era l’istigatore e che stette a guardare in tv quanto succedeva, apparentemente non conscio della gravità degli eventi e, anzi, almeno all’inizio, compiaciuto, nonostante il suo staff e persino sua figlia Ivanka gli chiedessero di richiamare i suoi sostenitori.

Tutte le storie che si sono poi raccontate, quelle vere – l’inadeguato apparato di sicurezza, come se non ci fossero state avvisaglie di quanto sarebbe poi avvenuto – e quelle false – la rivolta sarebbe stata fomentata da agenti dell’Fbi sotto copertura – non incidono sulla sostanza della responsabilità di Trump negli eventi di quel giorno..

6 gennaio 2024: uno scenario diverso

Quest’anno, non succederà nulla del genere, quando il Congresso, in questo 6 gennaio, si riunirà per ratificare l’esito delle elezioni: Biden ha perso, ritirandosi dalla corsa prima del voto; Kamala Harris ha perso, raccogliendo il testimone della candidatura in modo anomalo e frettoloso; i democratici hanno perso, gestendo malissimo la partita dal momento dell’avallo a Biden nell’estate del 2023. Ma nessuno, per giustificare la sconfitta, ha evocato brogli, che non ci sono stati quest’anno, come non ci furono nel 2020.

C’è una normalità della democrazia; e c’è una normalità trumpiana, che sovverte le regole, ma che – è un dato – la maggioranza dei cittadini statunitensi non solo accetta, ma esalta, rieleggendolo presidente. La normalità di chi pensa, come scrive l’Ap, che la sua dimora di Mar-a-lago in Florida sia “il centro dell’universo”: un magnete per quanti, leader o imprenditori, vogliono esercitare o acquisire influenza; il posto dove essere e, soprattutto, dove farsi vedere se si è o si vuole entrare nell’ ‘inner circle’ del 47° presidente degli Stati Uniti. Ultimo esempio, la visita trafelata, tra sabato e domenica, della premier italiana Giorgia Meloni.

Il fatto che oggi, 6 gennaio 2025, non accada nulla di anomalo nel Congresso riunito in sessione plenaria non significa che tutto sia stato rose e fiori nella transizione 2024: tra Biden e Trump, “Non c’è un briciolo d’amore”, constata la Cnn.

Nelle ultime settimane, Biden ha preso diverse decisioni che sono un dito nell’occhio al suo successore: alcune condivisibili, come le pene di morte commutate in ergastolo a 37 dei 40 detenuti nei bracci della morte federali; altre comprensibili ma discutibili, come la grazia paterna al figlio Hunter; altre, infine, nel segno di una continuità politica dell’Amministrazione democratica, che non sarà però mantenuta da Trump, come gli aiuti all’Ucraina, in particolare l’autorizzazione all’impiego di missili Usa sul territorio russo e la fornitura di mine anti-uomo.

6 gennaio 2024: una transizione con punture di spillo
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Joe Biden e Michael Jordan scherzano, durante la cerimonia per la consegna della più alta onorificenza civile statunitense (Manuel Balce Ceneta_- Associated Press)

Anche negli ultimi giorni Biden ha fatto dispetti al suo successore, che, con il pretesto dell’attentato di New Orleans e dell’esplosione a Las Vegas, rispolvera un concetto mantra della sua campagna, “Joe Biden è il peggior presidente nella storia americana, un disastro totale e completo”.

Biden replica conferendo alla ex deputata repubblicana Liz Cheney, l’’anti-Trump’ per antonomasia fra i repubblicani, la seconda più alta onorificenza civile statunitense, attribuita a quanti hanno fatto atti esemplari di servizio per il loro Paese o per i loro concittadini. Inoltre, il presidente distribuisce onorificenze a personaggi invisi all’America trumpiana, suprematista e omofoba, ma che sono icone dell’America ‘liberal’ uscita sconfitta il 5 novembre.

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Una scena a Bourbon Street poco dopo il sanguinoso attentato (Fonte: New York Times)

Dopo l’attentato di Capodanno a New Orleans, il Washington Post vede “l’ombra dell’Isis allungarsi sulla presidenza Trump”. Mentre, in vista del 20 gennaio, Politico constata che “l’Europa fa il conto alla rovescia verso una guerra commerciale”.

Le roboanti affermazioni in politica estera del presidente eletto fanno uscire allo scoperto piccoli Dottor Stranamore pure fra analisti ed accademici, come i due che suggeriscono alla Corea del Sud di dotarsi dell’atomica per contenere la minaccia nucleare nord-coreana. La ricetta per un Mondo più sicuro? Era il segreto di Pulcinella, Trump alla Casa Bianca e armi, anche atomiche, a gogò. Che la festa, o il dramma, cominci.

 

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche.Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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