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Usa: Trump dichiara lo stato d’emergenza per farsi il muro

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 16/02/2019

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Donald Trump chiude la crisi dello shutdown, firmando la legge bipartisan sul nuovo bilancio Usa. E apre una crisi istituzionale dalla portata ancora imprevedibile, proclamando lo stato d’emergenza per potersi costruire il muro anti-migranti lungo il confine con il Messico, a dispetto della volontà del Congresso, che non gli dà i soldi.

“Siamo di fronte a un’invasione di droga, di gang, di criminali, di persone. E questo è inaccettabile”, dice Trump, parlando dalla Casa Bianca: “Non è solo questione di promesse elettorali. C’è una vera e propria crisi di sicurezza. E dire che il muro non funziona è solo una bugia, una grande bugia”.

I leader democratici nel Congresso, Nancy Pelosi, speaker della Camera, e Chuck Schumer, capogruppo al Senato, replicano: “Questa è una presa di potere da parte di un presidente frustrato, che ha fallito e che cerca di ottenere quello che vuole al di fuori della legge. E il Congresso non può lasciare che il presidente stracci la Costituzione”.

L’annuncio di Trump non giunge a sorpresa. “Se non usi l’emergenza nazionale per questo, per cosa la dichiari?”, si chiede retoricamente il magnate, che ora conta di potere stornare i fondi necessari per costruire il muro da altri capitoli di spesa. “Vogliamo fermare l’ingresso in America di droga e criminalità”, afferma, dicendosi favorevole alla pena di morte per chi vende droga, come è in Cina.

E rivolto in particolare ai repubblicani contrari al muro e a questa sua mossa – “Non sono molti”, dice -, ammonisce: “Ricordo loro che se non hai un confine non hai un Paese”, anche se l’Unione esiste da quasi due secoli e mezzo e non s’è mai chiusa dentro un muro.

L’intesa trovata tra i democratici, che controllano la Camera, e i repubblicani, che sono maggioranza al Senato, prevede Di realizzare, al confine con il Messico, 88,5 km di barriere e un centinaio di km di filo spinato, assai meno dei 321,86 km di muro progettati, e mette a disposizione del presidente 1,375 miliardi di dollari, cioè un quarto di quanto chiesto (5,7 miliardi) – e meno degli 1,6 miliardi di dollari proposti dal Congresso al magnate prima che iniziasse lo shutdown, cioè la serrata dell’Amministrazione pubblica, andato avanti per cinque settimane, un record assoluto -.

Trump, ora, proverà a recuperare le risorse mancanti da altri fondi e programmi federali, varando decreti. Così, ben 600 milioni di dollari potrebbero arrivare dal fondo del Tesoro costituito con le risorse derivanti dalla confisca di stupefacenti; 2,5 miliardi potrebbero venire dal programma di lotta al traffico di droga del Pentagono; e 3,5 miliardi sempre dal bilancio del Dipartimento della Difesa destinato alle costruzioni militari.

Alexandria Ocasio-Cortez, la deputata democratica stella nascente del suo partito, la più giovane mai eletta alla Camera,, intende presentare un provvedimento per sventare le mosse di Trump. Alexandria lo annuncia su Instagram, sfidando il presidente sul suo terreno, i social media. Muovendosi in tandem con il deputato democratico Joaquin Castro, la Ocasio-Cortez vuole sottoporre al Congresso una risoluzione per porre fine all’emergenza nazionale”. Il National Emergencies Act dà al Congresso l’autorità di bloccarla, adottando un risoluzione congiunta.

Oltre ad annunciare il ricorso all’emergenza nazionale, Trump, nel giorno in cui viene ufficialmente dichiarato “obeso” dal suo medico, ha pure detto che Usa e Cina, dopo l’ultima tornata di negoziati a Pechino, sono vicini a un accordo commerciale, che porrebbe fine alla guerra dei dazi. Alla luce dell’andamento delle trattative, il magnate conferma l’idea di prorogare la scadenza del 1o marzo, quando, se non ci fosse l’accordo con Pechino, dovrebbe scattare l’aumento dei dazi su 200 miliardi di dollari di prodotti ‘made in China’. “Credo che resteranno all’attuale livello fino a che i negoziati andranno avanti”.

Trump è anche fiducioso, si ignora su che base, che gli scambi commerciali con il Regno Unito aumenteranno “sostanzialmente”, dopo la Brexit. E anticipa un “grande annuncio sulla Siria” – i suoi annunci sono grandi per definizione – “nelle prossime 24 ore”.

Il presidente s’è pure scoperto un avversario in casa: l’ex governatore del Massachusetts, Bill Weld, repubblicano, è intenzionato a sfidarlo nelle primarie del 2020 per la nomination del suo partito.

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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