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Intervista – Iadicicco, una nuova Confederazione europea

Scritto per Il Settimanale n. 4 2019 del 24/05/2019

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Federico Iadicicco, presidente dell’Anpit (Associazione nazionale per l’industria e il terziario), discute con noi della proposta di una nuova Confederazione europea, in grado di affrontare le sfide geopolitiche che attendono il Vecchio Continente.

Lo scorso 16 maggio l’Anpit ha presentato il ‘Manifesto per una nuova Europa, in cui si parla di un «indebolimento della democrazia politica in Europa» che si è «ripercosso con gravi esiti sulla tenuta della democrazia economica». Come spiega questo indebolimento del sistema politico? Perché ritiene che sia necessaria una ristrutturazione del paradigma istituzionale europeo prima di poter parlare di progetti di crescita e sviluppo?
Iadicicco – Jean Monnet, che può essere considerato il vero padre fondatore di questa Ue, diceva «federate i loro portafogli e federerete anche i loro cuori». Sulla base di questa impostazione si è progressivamente affermato il primato dell’economia e della finanza sulla politica e la democrazia. Oggi l’Europa non è un’entità politica, ma un progetto tecnocratico di espropriazione sovranazionale, come l’ha definita benissimo Giulio Sapelli. Siamo convinti che questa Europa non abbia futuro e non sia nelle condizioni di fare fronte alle nuove sfide globali, in assenza di una grande riforma che semplifichi il quadro istituzionale attorno alla centralità del Parlamento e ridefinisca in modo chiaro il confine tra le competenze degli Stati e quelle di Bruxelles.

In risposta a chi auspica la formazione degli Stati Uniti d’Europa, l’Anpit immagina una nuova Confederazione europea che lasci maggiore spazio d’azione alla sovranità dei singoli Stati nazionali. Perché crede che questa sia la soluzione ottimale per il futuro dell’Europa?
Iadicicco – Gli Stati Uniti d’Europa erano il grande sogno del Manifesto di Ventotene e dei federalisti europei, ma parliamo degli anni ’40 e ’50 del secolo scorso. Dobbiamo riconoscere che l’Europa ha preso un’altra strada, non si è mai avvicinata a una struttura federale e soprattutto non si è mai data un governo politico.

Non pensiamo sia possibile riportare le lancette dell’orologio a oltre cinquant’anni fa e riproporre un nuovo processo di integrazione come se nulla fosse accaduto. In questa fase storica dobbiamo fare i conti con i sovranismi e comprendere gli errori commessi da una struttura sovranazionale che negli ultimi anni si è occupata di tutto, ha iper-regolato moltissimi aspetti della vita quotidiana, dalla dimensione dei sanitari agli sfalci e alle potature, ma non è riuscita ad affrontare in modo efficace le vere emergenze dell’Europa, come la difesa dei confini e la sicurezza.

Perciò pensiamo che una Confederazione si presti meglio ad affrontare le sfide future, nel rispetto del vero principio di sussidiarietà che ci insegna a fare a livello superiore solo e soltanto ciò che non può esser fatto con la medesima efficacia ai livelli inferiori.

In che modo immagina che la nuova ipotetica composizione del Parlamento europeo potrà difendere le singole economie dell’Eurozona?
Iadicicco – Il nostro Manifesto non prevede una riforma della composizione del Parlamento europeo, che continuerebbe a essere eletto a suffragio universale diretto e con un criterio di assegnazione dei seggi tra gli Stati sulla base del principio di proporzionalità digressiva. Quanto invece proponiamo è il riconoscimento della piena potestà legislativa del Parlamento europeo nelle poche materia di competenza esclusiva della nuova Confederazione.

Pensiamo che sia necessario semplificare il meccanismo di produzione delle norme: un’unica grande assemblea legislativa eletta dai popoli europei con potere di iniziativa e approvazione, senza coinvolgere nel procedimento tre istituzioni diverse tra loro per natura e funzioni come accade oggi. Questo aspetto aiuterebbe a colmare il gap di democrazia politica in Europa, generato da un’impostazione tecnocratica che non è stata in grado di tenere uniti popoli e istituzioni europee.

Per quanto riguarda la difesa delle economie dell’Eurozona, ci siamo limitati a recepire proposte provenienti da personalità ben più autorevoli. La Banca centrale europea deve diventare una vera banca centrale e garantire i debiti pubblici degli Stati per metterli al riparo dagli attacchi della speculazione finanziaria.

GYL
Giulia Bugliosi, Laura Politi, Ylenia Rossi

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche.Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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