Trump 2 – La messa al bando di 12 Paesi, i cui cittadini non potranno più entrare negli Stati Uniti, e l’apertura di un’indagine sulla presidenza del suo predecessore Joe Biden: queste due mosse di Donald Trump monopolizzano le prime pagine dei media Usa questa mattina, che ne fanno i loro titoli principali.
Restano così relegate in secondo piano le polemiche sulla legge finanziaria “bella e grande”, rilanciate da un nuovo attacco di Elon Musk e dai calcoli dell’Ufficio del bilancio del Congresso, e gli sviluppi di politica estera: sul fronte Medio Oriente, il veto Usa a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che chiedeva un immediato cessate-il-fuoco nella Striscia di Gaza; sul fronte Ucraina, la telefonata tra Trump e il presidente russo Vladimir Putin, che ha poi telefonato anche a Papa Leone XIV.
Oggi, c’è a Washington il cancelliere tedesco Friedrich Merz, che sarà ricevuto nello Studio Ovale.
Trump 2: il bando, le conseguenze, le contestazioni
I Paesi messi al bando sono, in ordine alfabetico, Afghanistan, Birmania, Ciad, Congo, Eritrea, Guinea, Haiti, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen. Il bando entrerà in vigore lunedì 9 giugno, prevede anche restrizioni ai visitatori da Burundi, Cuba, Laos, Sierra Leone, Togo, Turkmenistan e Venezuela.
La decisione è motivata da preoccupazioni per la sicurezza nazionale – viene esplicitamente citato l’attentato di Boulder in Colorado domenica scorsa – ed era uno degli impegni elettorali di Trump. Molti media fanno però notare che l’Egitto, il Paese da cui proviene l’attentatore di Boulder, non è fra i Paesi colpiti dal bando presidenziale.
Nel primo mandato, Trump aveva preso un’analoga decisione verso un numero minore di Paesi, essenzialmente islamici. C’erano state numerose contestazioni giudiziarie, che i media prevedono emergeranno anche questa volta. La messa al bando prevede delle eccezioni: ad esempio, sottolinea il New York Times, gli atleti che dovranno partecipare nel 2026 ai Mondiali di Calcio, che saranno negli Usa, in Canada e in Messico.

Wall Street Journal e Washington Post gemellano questa notizia con nuove misure dell’Amministrazione Trump 2 per ridurre l’accesso ad Harvard degli studenti stranieri, dopo che un giudice ha bloccato un precedente provvedimento per la revoca ad Harvard dell’autorizzazione ad immatricolare studenti e ricercatori stranieri.
Molti media rilevano che, ieri, un giudice federale del Colorado, Gordon P. Gallagher, ha bloccato un tentativo dell’Amministrazione di espellere la moglie e i cinque figli dell’autore dell’attentato di Boulder, Mohamed Sabry Soliman. I familiari di Soliman sono stati presi in custodia dalle autorità anti-immigrazione, che vogliono deportarli, ma contestano il provvedimento ai loro danni.
Trump 2: la presidenza di Biden sotto inchiesta

Il magnate presidente ha ordinato di aprire un’indagine sull’Amministrazione Biden, in parallelo ad un’analoga indagine avviata dai repubblicani alla Camera, che chiamano a testimoniare membri dello staff di Biden. L’idea di fondo è che Biden non fosse in grado di governare e che le decisioni, durante la sua presidenza, siano state prese da altri.
Un punto focale dell’indagine è l’uso di una autopen, cioè di uno strumento per riprodurre la firma, per firmare ‘in serie’ grazie e altri documenti. Il NYT osserva che l’autopen viene usata da decenni dai presidenti Usa. L’Ap osserva che l’iniziativa di Trump mira “a rafforzare stravaganti teorie cospirative sulla presidenza di Biden e a mettere in dubbio la legalità delle sue azioni”
Per il Wp, “l’azione senza precedenti intrapresa da Trump accusa i collaboratori di Biden di avere tenuto nascosto il declino cognitivo del suo predecessore”. In una dichiarazione, Biden respinge radicalmente le accuse: “Ho preso io le decisioni durante la mia presidenza… Qualsiasi idea che non l’abbia fatto io è ridicola e falsa”.
Trump 2: legge bella e grande, ripensamenti repubblicani
Tornano le polemiche sulla legge finanziaria “bella e grande” del presidente Trump, dopo la nuova forte sortita contro di essa di Elon Musk, ormai schierato contro il provvedimento che – calcola l’ufficio del bilancio del Congresso, un organo indipendente – aumenterà di 2,4 trilioni, cioè 2.400 miliardi di dollari, il debito pubblico americano nel giro di dieci anni, come effetto di una riduzione del gettito fiscale di 3,75 triliardi di dollari, a fronte di tagli di spese per 1,3 triliardi di dollari circa.
I repubblicani sostengono che i calcoli dell’ufficio del bilancio del Congresso sono faziosi e si sono spesso rivelati sbagliati in passato. Ma anche nelle loro fila serpeggiano dubbi sulla legge, che passò alla Camera per un solo voto e che è attualmente in discussione al Senato. Fra le conseguenze più pesanti del provvedimento, lasciare 10,9 milioni di americani in più senza assicurazione sanitaria.
Dopo essersi confrontati con i loro elettori la scorsa settimana, deputati e senatori repubblicani sembrano avere dei ripensamenti Resta da vedere se e come questi dubbi resisteranno alle pressioni esercitate da Trump sulla maggioranza repubblicana