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Ucraina: festival dell’adulazione alla Casa Bianca, Trump spinge verso la pace di Putin, Zelensky e gli europei cercano di mettere paletti

Scritto il 19/08/2025 per The Watcher Post https://www.thewatcherpost.it/news/ucraina-festival-delladulazione-alla-casa-bianca-trump-spinge-verso-la-pace-di-putin-zelensky-e-gli-europei-cercano-di-mettere-paletti/ e, facendo crasi con altri pezzi post 15/08/2025, per Tutti Europa ventitrenta https://tuttieuropaventitrenta.eu/2025/08/19/lucraina-e-limpotenza-dei-grandi-asserviti-di-trump/

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“Una lezione magistrale di diplomazia del corteggiamento di Donald Trump”: il New York Times sintetizza così la successione di incontri sull’Ucraina, ieri, alla Casa Bianca, tra il presidente degli Stati Uniti e prima il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e poi, a seguire, il presidente ucraino e i leader dell’Ue e della Nato e di Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e Finlandia. Il giornale titola: “Zelensky e i leader europei hanno imparato qualcosa su come negoziare con Trump. E lo ha fatto pure il presidente russo Vladimir Putin”.

250819 - Ucraina - Trump - Zelensky - Studio ovale
I presidenti Usa Donald Trump e ucraino Volodymyr Zelensky si stringono la mano nello Studio Ovale (Fonte: Fox News)

Infatti, la successione di incontri è stata un susseguirsi di giri di tavola in cui ciascuno elogiava Trump e ne lodava gli sforzi per la pace in Ucraina, ma poi contraddiceva il magnate presidente. E Trump replicava facendo complimenti ai suoi interlocutori, ma mantenendo il suo punto. Alla fine, c’è stata una telefonata di Trump a Putin – 40′ circa.

Il risultato saliente è che nessuno s’è accapigliato e che Zelensky, questa volta, è uscito indenne dallo Studio Ovale, da cui il 28 febbraio era stato letteralmente cacciato, anche se Trump gli ha indubbiamente messo pressione perché accetti uno ‘scambio di territori’ e le condizioni di sicurezza che gli saranno prospettate e che, per il momento, restano vaghe. Quanto all’incontro con Putin, è nell’aria, ma non è stato fissato: non c’è una data e neppure un luogo.

250804 - guerre - Gaza - visione d'insieme
Così è Gaza oggi (Heidi Levine for The Post)

Parallelamente, la diplomazia dà sussulti di speranza in Medio Oriente, dove il numero delle vittime nella Striscia di Gaza dall’inizio del conflitto ha superato le 62 mila, soprattutto donne e bambini – la cifra è fornita dalle fonti palestinesi -. Dopo le proteste di domenica in Israele contro la decisione del governo d’inasprire il conflitto nella Striscia – oltre un milione di persone hanno manifestato, complessivamente -, il premier Benjamin Netanyahu sta vagliando un’ipotesi d’intesa già accettata da Hamas: una tregua, in cambio della liberazione di una decina di ostaggi vivi e della restituzione dei corpi di 18 dei deceduti; e, una volta definite le condizioni per cessare le ostilità, il ritorno a casa di tutti gli ostaggi.

Ucraina: mobilitazione diplomatica e nodi da sciogliere

Analogamente al NYT, Le Monde riferisce che “la mobilitazione diplomatica s’intensifica” sull’Ucraina e nota che “i principali leader europei e il presidente ucraino hanno riempito di lusinghe il loro ospite e hanno giocato la carta dell’unità dell’Occidente, nonostante l’indeterminatezza delle posizioni americane”.

Che nodi restino da sciogliere, lo dimostra un altro titolo del NYT: “Zelensky può fidarsi di Trump? Il destino dell’Ucraina dipende da questa risposta. Il presidente Usa ha offerto solo vaghe garanzie di sicurezza, se il presidente ucraino farà un accordo con il leader russo”. Può anche essere un gioco delle parti: Trump recita la parte del mediatore equidistante da Putin e Zelensky; e gli europei fanno la parte degli alleati dell’Ucraina. Ma Trump appare fin qui molto più vicino e incline a dare ascolto a Putin che non a Zelensky.

Nelle dichiarazioni pubbliche, l’elemento emerso di maggiore frizione è proprio la tattica negoziale: il presidente Emmanuel Macron, il cancelliere Friedrich Merz, il premier Keir Starmer hanno tutti insistito che il primo passo da fare è una tregua, mentre Trump ha sempre ripetuto che è meglio procedere verso un accordo di pace globale, senza passare per una tregua, il che è la tesi di Putin. Che, intanto, continua a bombardare l’Ucraina e a conquistare terreno.

Inoltre, resta ovviamente aperta la questione della cessione di territori dell’Ucraina alla Russia, persino più di quanti finora occupati. Quanto alle condizioni di sicurezza per l’Ucraina a guerra finita, qui la vaghezza è massima. Trump riconosce all’Italia la primogenitura della proposta di condizioni ‘simil – Nato’, cioè niente adesione di Kiev all’Alleanza atlantica, che Mosca non vuole, ma un patto – o un impegnbo – che faccia scattare una sorta di articolo 5 del Trattato dell’Atlantico del Nord in caso di nuovo attacco all’Ucraina o a quel che ne resterà.

Nessuno dei leader a Washington ha pubblicamente discusso che tipo di forza potrebbe volerci perché la Russia sia dissuasa dall’attaccare di nuovo. Le alternative, secondo gli esperti militari interpellati dal New York Times, sono tre. La prima è una ‘forza di peacekeeping’, presumibilmente armata, per integrare l’esercito ucraino. La forza potrebbe avere caratteristiche esclusivamente difensive, ma, per risultare un deterrente credibile, dovrebbe essere composta da decine di migliaia di soldati.

Una seconda opzione è una forza ‘tripwire’, molto più piccola e non capace di organizzare una vera e propria difesa. In questo caso, l’efficacia si basa sull’ipotesi che la Russia esiterebbe ad attaccare europei non ucraini – e Nato – in caso di nuovo attacco. La terza alternativa è quella una forza d’osservazione composta da poche centinaia di soldati, che avrebbe il compito di riferire movimenti di truppe e possibili imminenti azioni militari, ma che non sarebbe capace di organizzare alcun tipo di difesa.

Il vertice trilaterale, da tutti prospettato, tra Trump, Putin e Zelensky, ipotizzato per venerdì 23, non è stato ancora confermato. Merz prevede un incontro “entro due settimane”; Macron entro la fine d’agosto.

Ucraina: valutazioni concordanti sui media Usa

Una carrellata dei titoli di altri media Usa conferma l’impressione d’un minuetto diplomatico volto più ad ammansire Trump che a dare risposte ai problemi. Il Washington Post: “Zelensky e i leader europei cercano di tenere Trump lontano da Putin… Ringraziare Trump sta bene in alto nell’agenda di Zelensky e degli altri leader… Zelensky si veste bene per andare alla Casa Bianca…”.

Il riferimento al ‘dress code’ del presidente ucraino è ovunque: il 28 febbraio, il giorno della piazzata di Trump e del suo vice JD Vance nello Studio Ovale, Zelensky s’era presentato all’appuntamento con la maglietta mimetica – questa volta era sempre in stile militare, ma aveva una giacca -.

Il Wall Street Journal gira la prospettiva degli incontri, ma non la sostanza: “Trump spinge perché Zelensky e Putin si incontrino per finire la guerra… Gli europei sostengono che l’Ucraina non dovrebbe dovere cedere città importanti…Trump dà incarico a Rubio di redigere una bozza di testo delle condizioni di sicurezza …”. Marco Rubio è il segretario di Stato Usa.

E ancora. La Cnn: “Zelensky insiste per incontrare OPutin senza pre-condizioni”. La Fox, infine: “Trump rivela i piani per un piano di pace potenziale sull’Ucraina, dopo una telefonata a Putin”. E la tv ‘all news’ conservatrice ammette che, con gli europei, c’è stato “un confronto di opinioni”.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche.Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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