Trump 2 – Strage sulla Park Avenue, nel cuore di Manhattan: è il fatto di cronaca saliente, che, questa mattina, sui media americani, oblitera vicende politiche ed economiche. Un uomo, armato con un fucile tipo AR-15, è entrato, all’ora di chiusura degli uffici, in un grattacielo della celeberrima arteria, parallela alla Quinta Strada: l’edificio al 345 ospita gli uffici di grosse aziende finanziarie, fra cui Blackstone, un gigante degli investimenti, e della Lega nazionale del football americano. L’individuo ha sparato, uccidendo almeno quattro persone, fra cui un agente di polizia fuori servizio, e ferendone altre, prima di suicidarsi.
Il bilancio della strage è ancora provvisorio e il movente resta ignoto: si sa, però, che lo sparatore veniva dal Nevada, dove viveva, e ha guidato attraverso in pratica tutta l’Unione da Ovest ad Est, per attuare il suo piano.
Trump 2: Cnn, Gaza e Ucraina test “potere globale”
Fatti di cronaca sanguinosi a parte, seguiti dell’accordo di massima sui dazi tra Usa e Ue e sviluppi dei conflitti nella Striscia di Gaza e in Ucraina dominano l’attualità statunitense. La Cnn sottolinea la divergenza di opinioni – vedremo quanto profonda e quanto duratura – tra il presidente Usa Donald Trump e il premier israeliano Benjamin Netanyahu sulla situazione nella Striscia di Gaza: contraddicendo Netanyahu, Trump riconosce che è in atto “una carestia” e mobilita aiuti umanitari. Secondo la Cnn, Gaza e l’Ucraina saranno “il vero test del potere globale di Trump” e mostreranno se il presidente “è un vero leader o è solo un bullo”, scrive Stephen Collinson, sulla home del sito della tv ‘all news’ liberal.

Le aperture di Trump sulla situazione a Gaza sono vaghe e sono venute dopo un incontro in Scozia con il premier britannico Keir Starmer.
Nelle stesse circostanze, Trump ha anche ridotto “a 10 o 12” i 50 giorni concessi nei giorni scorsi al presidente russo Vladimir Putin per avviarsi alla pace in Ucraina – ma si sa quanto queste indicazioni temporali abbiano, per il magnate presidente, un valore approssimativo -.
L’incontro con Starmer, come tutti gli altri del soggiorno scozzese, è avvenuto a Turnberry, una delle tenute da golf possedute da Trump. Il che ripropone il tema del conflitto di interessi e dell’intreccio continuo tra impegni pubblici e vantaggi personali.
Trump 2: dazi, una vittoria, ma di Pirro?
L’impatto dell’accordo di massima sui dazi tra Usa e Ue tiene banco sul Wall Street Journal, ma è comunque presente ovunque.Il WSJ ricostruisce il percorso sui dazi – particolarmente tortuoso – dell’Amministrazione Trump 2 e racconta come il magnate presidente “abbia avuto la meglio sull’Ue” nella trattativa; e poi anticipa che la Federal Reserve, la Banca centrale degli Stati Uniti, non abbasserà neppure questa settimana il tasso di sconto, cioè il costo del denaro, nel timore che l’inflazione si impenni sotto l’effetto dei dazi, nonostante pareri discordi in merito al proprio interno – alcuni membri del consiglio direttivo sarebbero pronti a esprimere il proprio dissenso -.

Il New York Times si sofferma sull’impatto dell’accordo con l’Ue sui costi dei medicinali e spiega dove vanno a finire i soldi dei dazi e chi ne paga le conseguenze. Tutte le analisi indicano che Trump, incontrando domenica la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, potrebbe avere ottenuto una ‘vittoria di Pirro’, più nociva che positiva per l’economia americana. C’è però consenso fra i commentatori americani che l’intesa, così come annunciata, appare “largamente sbilanciata” a favore degli Usa: dazi al 15% (e non al 30%), con una ridda di eccezioni e di punti ancora indeterminati, ma acquisti Ue di energia americana per 500 miliardi e investimenti europei negli Stati Uniti per 600 miliardi.
Le reazioni all’intesa sui dazi tra Trump e Uvdl sono, del resto, controverse anche in Europa: se l’Italia abbozza, e ripiega sulla richiesta di interventi a sostegno dei settori colpiti, la Germania denuncia “danni per l’economia ingenti” e la Francia, che era la più incline a una linea di negoziato dura, parla di “un giorno buio” per l’Unione europea, che “si è sottomessa” a Trump. Le borse, inizialmente ottimiste, hanno poi chiuso in calo ieri, per timori di impennate dell’inflazione.
Dal canto suo, Uvdl invoca “prammatismo” e prospetta “un riequilibrio commerciale per bilanciare l’effetto dei dazi globali”, alla luce dei vertici Ue della scorsa settimana con Cina e Giappone e pure dei tentativi di aprire ulteriori mercati ai prodotti europei in America Latina e nel Sud-Est asiatico.
Trump 2: giustizia, il Senato alle prese con il ‘caso Bove’
In questo quadro fa un po’ eccezione il Washington Post, che punta sulla vicenda di Emil Bove, uno degli avvocati di Trump, designato dal presidente a diventare giudice in una corte d’appello federale del New Jersey, ma la cui conferma da parte del Senato è ‘sub iudice’: fonti interne al Dipartimento della Giustizia lo accusano di avere mentito nella sua audizione.
Una sua bocciatura, o un suo ritiro, sarebbe uno smacco per Trump, ma, finora, queste vicende sono quasi sempre finite – pochissime le eccezioni – con il piegarsi del Senato al volere del presidente. Vedremo come andrà a finire questa.