Trump 2 – Occhi puntati sui fronti interni, più che su quelli internazionali, questa mattina negli Stati Uniti. Le dichiarazioni del presidente Donald Trump sulla guerra in Ucraina suonano, probabilmente, ripetitive e stantie alle orecchie americane: “Biden, Zelensky e Putin sono tutti da condannare” per il conflitto, ha scritto a due riprese Trump sul suo social Truth. L’ex presidente Joe Biden e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky perché “hanno permesso l’inizio della guerra” e Zelensky, in particolare, perché “non si fa la guerra con uno che è venti volte più grande di te”; il presidente russo Vladimir Putin perché “non avrebbe mai dovuto incominciarla”.
Dunque, per Trump “la colpa è di tutti”. Tranne, ovviamente, che sua: “E’ la guerra di Biden, non la mia. Putin, e tutti gli altri, rispettavano il vostro presidente. Non ho nulla a che vedere con questa guerra, ma sto lavorando diligentemente per fermare la morte e la distruzione. Dobbiamo fermare il conflitto rapidamente”.
Quanto alla guerra dei dazi, la giornata di ieri è stata la prima, dall’inizio di aprile, di mercati più o meno ‘nomali’, senza decisioni a sorpresa a turbarne l’andamento. Ci sono state ancora dichiarazioni, su possibili esenzioni, oltre che per l’elettronica, per l’automobile; ed è in corso la missione nel Sud-Est asiatico del presidente cinese Xi Jinping, in funzione anti-dazi Usa.
La Cina ha pure sospeso l’export di un’ampia gamma di minerali e magneti: una mossa minacciosa per le industrie automobilistica, aeronautica e degli armamenti e per i produttori di semiconduttori in tutto il Mondo. Ma non è chiaro quando la produzione ne risentirà, se mai ne risentirà: le borse avevano sentito e visto ben di peggio nelle ultime due settimane per farsi impressionare.
Trump 2: guerra delle Università, Harvard sfida l’Amministrazione, che le taglia i fondi

E, allora, usiamo come baedeker, cioè come guida, questa mattina, per districarci fra le notizie, le prime pagine del New York Times e del Washington Post, che sono singolarmente simili. L’apertura è per la guerra delle università –vale pure per il Wall Street Journal-, che si estende: Trump congela 2.2 miliardi di dollari di finanziamenti pluriennali e 60 milioni di contratti all’Università di Harvard, la più ricca e una delle più prestigiose dell’Unione, che si rifiuta d’accogliere le richieste dell’Amministrazione – un giro di vite alle manifestazioni nel campus e l’abbandono dei programmi di diversità, equità e inclusione -.
La vicenda segue quella della Columbia di New York, che s’era invece piegata alle richieste del Trump 2. Altre vertenze sono in atto con altri atenei. Harvard è stata la prima a dire no.
Collegato a questa vicenda, c’è l’arresto di uno studente della Columbia, preso dopo essere stato convocato per un colloquio sulla concessione della cittadinanza nel Vermont. E’ un altro caso di attivista pro-palestina arrestato senza che un’accusa sia formulata nei suoi confronti.
Trump 2: guerra dei giudici, presidente El Salvador fa da spalla a Trump

Poi c’è lo show nello Studio Ovale della Casa Bianca del presidente di El Salvador Nayib Bukele, l’uomo che ha fatto delle cripto-valute la valuta corrente del suo Paese. Alla domanda se intenda rimandare negli Usa Kilmar Abrego Garcia, un cittadino salvadoregno sposato a una americana e deportato per errore nel suo Paese dopo che gli era stato concesso l’asilo politico, Bukele ha esplicitamente detto di non avere alcuna intenzione di farlo: “E’ una domanda assurda … Non c’è base legale perché io lo faccia… ”.
Negli Usa, Abrego Garcia è oggetto di una disputa tra l’esecutivo e il giudiziario, i cui sviluppi sono difficili da prevedere.
State Department’s budget would be slashed by nearly half under Trump plan, internal memo say – The document, reviewed by The Washington Post, targets spending on humanitarian assistance, global health and international organizations such as the United Nations and NATO. The blueprint represents a decline of $27 billion from funding levels approved by Congress for 2025, though it is unclear whether lawmakers would approve such steep cuts.