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Guerre: i dazi distraggono l’Occidente da MO e Ucraina

Scritto ilo 0)/04/2025 per La Voce e il Tempo uscita il 10/04/2025 in data 13/04/2025 e, in versioni diverse, poer il Corriere di Saluzzo del 1o/04/2025, per The Watcher Post https://www.thewatcherpost.it/esteri/dazi-occidente-medio-oriente-ucraina/ e per il blog di Media Duemila https://www.media2000.it/guerre-i-dazi-distraggono-loccidente-da-mo-e-ucraina/

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Guerre, punto – La guerra di Israele nella Striscia di Gaza raggiunge nuovi ‘traguardi’: in 18 mesi esatti, ha fatto oltre 51 mila vittime. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è un intreccio di combattimenti al fronte, quasi invisibili all’opinioni pubbliche, e bombardamenti la notte sulle città. Ma i morti nella Striscia e le bombe sull’Ucraina, nell’ultima settimana, fanno meno rumore sui nostri media delle smargiassate sui dazi del presidente Usa Donald Trump e delle repliche muscolari della Cina: l’Occidente opulento si preoccupa delle angosce dei ricchi, le borse che vanno giù e poi su, i prezzi che s’impennano, l’economia che frena.

A una settimana dall’inizio dell’offensiva sui dazi di Trump, inopinatamente seguito da una tregua di 90 giorni ‘erga omnes’ tranne che verso Cina, è evidente che il conflitto si articola su terreni di scontro diversi – commerciale, economico, geo–politico – e che il fronte principale è quello tra Washington e Pechino: la sfida per un nuovo equilibrio globale.

La guerra commerciale planetaria innescata da Trump allontana dalle prime pagine orrori e tragedie dei conflitti reali. Ma la coscienza dell’umanità emerge nelle parole del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, che accusa Israele per avere trasformato Gaza in un “campo di sterminio”: “L’attuale percorso è un vicolo cieco, totalmente intollerabile agli occhi del diritto internazionale e della storia. Il rischio che la Cisgiordania occupata si trasformi in un’altra Gaza lo rende ancora peggiore. E’ tempo di porre fine alla disumanizzazione, di proteggere i civili, di liberare gli ostaggi, di garantire aiuti salvavita e di rinnovare il cessate il fuoco”.

Guerre: MO, il ‘j’accuse’ e l’appello di Guterres
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Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres all’inaugurazione del Vertice della Fao sull’alimentazione a Roma (Fonte: Fao)

Guterres parlava dopo avere incontrato parenti degli ostaggi israeliani sequestrati il 7 gennaio 2023, quando raid terroristici di Hamas e di altre sigle palestinesi fecero 1200 vittime, e tuttora trattenuti nella Striscia. Il segretario generale delle Nazioni Unite aveva condannato “i brutali rapimenti” e aveva chiesto che tutti gli ostaggi siano “rilasciati immediatamente e incondizionatamente”.

Il capo dell’Onu ha però proseguito: “È trascorso più di un mese senza che un solo aiuto umanitario sia arrivato a Gaza. In quanto potenza occupante, ai sensi del diritto internazionale umanitario Israele ha obblighi inequivocabili ,.. deve garantire un accesso umanitario senza ostacoli e deve fornire al personale umanitario la protezione accordatagli dal diritto internazionale”.

“Le agenzie dell’Onu e i nostri partner sono pronti e determinati a consegnare gli aiuti – ha incalzato Guterres -, ma le autorità israeliane hanno recentemente proposto meccanismi di autorizzazione che rischiano di limitare in modo spietato gli aiuti fino all’ultima caloria e all’ultimo granello di farina. Voglio essere chiaro: non parteciperemo ad accordi che non rispetti pienamente i principi umanitari, ossia umanità, imparzialità, indipendenza e neutralità”.

Del conflitto commerciale planetario scatenato da Trump e poi congelato per tre mesi, Guterres dice: “Le guerre commerciali sono estremamente negative, non ci sono vincitori, solo vinti. Spero che non ci sia una recessione che avrebbe conseguenze drammatiche per i più vulnerabili”.

Guerre: MO, Netanyahu tira dritto, Trump negozia con Iran
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Il presidente Donald Trump accoglie il premier israeliano Benjamin Netanyahu sulla soglia della Casa Bianca (Fonte: Rsi)

Discorsi tragicamente contraddetti da quanto accade sul terreno e nello Studio Ovale, dove, lunedì, è stato ospite il premier israeliano Benjamin Netanyahu –è la seconda volta, in meno di 80 giorni-.

La visita di Netanyahu, che è stato il primo leader a incontrare Trump dopo il suo insediamento e che ora è divenuto il primo a incontrarlo dopo le decisioni sui dazi, coincide con una rinnovata e brutale campagna militare israeliana nella Striscia di Gaza.

Dalla ripresa delle ostilità, oltre due settimane or sono, ci sono già state più di mille vittime, fra cui 15 medici e operatori sanitari palestinesi uccisi nell’attacco a due ambulanze sulle cui circostanze un’inchiesta deve ancora fare luce – la prima versione ufficiale militare è stata smentita dal lavoro del New York Times -.

Un sondaggio condotto per conto dell’AP indica che la percentuale degli americani che s’aspettano che l’Amministrazione ottenga risultati per la pace in Medio Oriente e in Ucraina è in incremento (dal 50% circa al 60%). Ciò è soprattutto dovuto alla maggiore attenzione degli elettori repubblicani per questi temi.

Dall’incontro tra Trump e Netanyahu nello Studio Ovale è uscita la notizia di colloqui – diretti o indiretti, non è chiaro – tra Usa e Iran, già da questo sabato 12 aprile -. Il presidente e il premier concordano che Teheran non deve dotarsi dell’atomica, ma, a questo punto, non è chiaro perché Trump, nel suo primo mandato, abbia denunciato l’accordo che garantiva controllo internazionale sulle attività nucleari iraniane.

Il presidente è pure tornato a parlare del suo piano da immobiliarista predatore per fare della Striscia di Gaza “una riviera”, sostenendo che “piace a tutti”, quando invece ha finora collezionato critiche dai Paesi della Regione – anche nella telefonata che Trump ha avuto lunedì con i leader di Francia, Egitto e Giordania riuniti al Cairo –.

L’essere stato di nuovo ricevuto da Trump è un avallo per Netanyahu, che, la scorsa settimana, aveva ottenuto un successo diplomatico visitando l’Ungheria, Paese che, diversamente dagli Usa, riconosceva la Corte penale internazionale e avrebbe dovuto arrestarlo, in esecuzione del mandato di cattura emesso nei suoi confronti per crimini di guerra. Nell’occasione, il premier ungherese Viktor Orban aveva però annunciato l’intenzione dell’Ungheria di uscire dalla Cpi.

Attualmente, Israele controlla circa il 50% del territorio della Striscia e il ministro della Difesa Israel Katz teorizza ulteriori espansioni delle operazioni militari per conquistare “vaste aree”. I militari israeliani hanno separato la città meridionale di Rafah dal resto della Striscia, creando un nuovo corridoio, il Morag.

Attacco alle ambulanze a parte, gli episodi tragici si succedono: un raid aereo israeliano su Jabalia ha fatto almeno 40 vittime, di cui una ventina in una clinica dell’Unrwa, l’organizzazione dell’Onu per i rifugiati palestinesi; obiettivo dell’attacco – per le fonti ufficiali – erano “militanti di Hamas”. In precedenza, un raid su Gaza aveva fatto circa 60 vittime: militanti islamici, secondo l’esercito, “all’interno di un centro di comando e controllo utilizzato per coordinare l’attività terroristica”; ospiti di una struttura dell’Onu, per le fonti palestinesi

L’azione del governo di destra guidato da Netanyahu va avanti nonostante i procedimenti giudiziari contro il premier e le proteste dei familiari degli ostaggi, che chiedono priorità alla loro liberazione: degli oltre 250 catturati il 7 ottobre 2023, una sessantina devono essere ancora resi alle famiglie, 25 dei quali sarebbero ancora vivi.

Appare difficile, a questo punto, riavviare il dialogo tra Israele e Hamas per definire uno scambio ostaggi / detenuti, interrotto da oltre tre settimane, e ricucire la tregua rotta da Israele il 20 marzo.

Guerre: Ucraina, tregua promessa resta miraggio

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Un momento dell’alterco nello Studio Ovale della Casa Bianca tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky (Doug Mills / The New York Times)

In Ucraina, la tregua promessa appare ancora lontana, quasi un miraggio, mentre il conflitto resta cruento. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dice che “due cittadini cinesi che combattevano nell’esercito russo nella regione di Donetsk” sono stati catturati; e sostiene di avere notizia che “nelle unità dell’occupante ci sono ben più di due cittadini cinesi”. Il ministero degli Esteri ucraino è in contatto con Pechino per sapere “come la Cina intende spiegare questa situazione”.

Sul campo, Zelensky annuncia un ingresso ucraino nella regione russa di Belgorod, mentre in quella di Kursk i russi stanno sempre cercando di spingere gli ucraini nei loro confini. Invece, l’avanzata dei russi dentro l’Ucraina pare essersi rallentata.

Rimane aperta la questione della cessione delle terre rare ucraine agli Stati Uniti. Una delegazione di Kiev sarà l’11 e il 12 aprile a Washington per discutere l’accordo, bloccato da settimane: saranno negoziati tecnici, per i quali Kiev ha scelto come consulente uno studio legale internazionale. L’affare è più complicato di quanto appariva in un primo momento: l’Ucraina, in effetti, possiede larghi depositi di minerali cruciali, ma per estrarli ci iorranno investimenti colossali (e, per di più, parte di essi si trovano nelle regioni occupate).

Sul dialogo avviato tra Russia e Ucraina, con la mediazione statunitense, per giungere a una tregua, il Cremlino ripete di essere pronto a una soluzione pacifica e attribuisce a Kiev “l’assoluta riluttanza a seguire la stessa strada”.

A Washington, però, aumenta la frustrazione di Trump che in campagna elettorale aveva promesso una “pace in 24 ore”. Secondo Fox News, un gruppo bipartisan di senatori e deputati ha approntato nuove sanzioni contro la Russia, che scatteranno se Mosca non varerà almeno una tregua duratura con l’Ucraina. Un nuovo pacchetto di “sanzioni aggressive” con dazi del 500% potrebbe colpire anche la flotta ombra di petroliere usate dalla Russia per esportare il greggio e chi lo compra.

Intanto, però, la guerra dei dazi planetaria scatenata da Trump lascia immuni la Russia e la Corea del Nord: nell’aritmetica degli scambi approssimativa della Casa Bianca, l’autocrate Vladimir Putin e il dittatore Kim Jong-un non superano la soglia punibile di scorrettezza commerciale.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche.Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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