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Dazi: guerra in atto, il fronte più caldo è quello cinese; Trump 2 notiziario

Scritto lo 09/04/2025

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Con breaking news alle 06.01, un minuto dopo la mezzanotte della East Coast Usa, i media di tutto il Mondo hanno annunciato che i super-dazi decisi dal presidente Donald Trump sono in vigore, “colpendo  la sintesi è del New York Times– quasi tutti gli alleati dell’America con tariffe punitive e alzando i dazi sull’export cinese al 104%”, dopo che Pechino aveva adottato a sua vota ritorsioni e aveva proclamato l’intenzione di battersi “fino alla fine”. I dazi per l’export dall’Ue verso gli Usa sono al 20%.

A una settimana dall’inizio dell’offensiva commerciale planetaria ‘trumpiana’, è chiaro che il fronte più caldo è quello con la Cina: una sfida aperta per un nuovo equilibrio globale. Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, ha ieri commento così quanto accade: “Le guerre commerciali sono estremamente negative, non ci sono vincitori ma solo perdenti. Spero sinceramente che non avremo una recession,e perché avrebbe conseguenze drammatiche per i più vulnerabili”.

L’entrata in vigore dei dazi è stata l’epilogo scontato di una giornata frenetica nelle borse mondiali. La sintesi la fa ancora il NYT: “Lo S&P, che tocca il suo minimo da oltre anno, e il Nasdaq finiscono in negativo, dopo che i titoli sembravano orientati al recupero di parte delle perdite subite nei giorni scorsi e iniziate mercoledì scorso, quando il presidente Trump aveva annunciato aumenti dei dazi per decine e decine di Paesi”.

Dazi: tra fermenti di negoziato e preparativi di ritorsioni

Segnali di disponibilità al negoziato venuti dall’Amministrazione statunitense non bastano a calmare i mercati: funzionari del Trump 2 sono impegnati in trattative con il Giappone e la Corea del Sud, ma non c’è aria di conversazioni con la Cina. Il Washington Post commenta: “Nel marasma, emerge il desiderio di fare accordi da parte della Casa Bianca… I dazi rendono ‘un Mondo post-americano’ reale… Screzi emergono fra i sostenitori di Trump…”.

C’è, in particolare, il dissenso sui dazi di Elon Musk, che, senza prendersela con il presidente, ha ripetutamente attaccato, nei giorni, il suo consigliere Peter Navarro, dandogli del “vero idiota” e definendolo “più stupido di un sacco di mattoni”. Ma Trump non s’è smosso ed ha anzi sollecitato la Federal Reserve, altra sacca d’opposizione alle sue politiche, ad abbassare il costo del denaro, nonostante i dazi comportino una ripartenza dell’inflazione.

Il segretario al Tesoro Scott Bessent, lui pure freddo sui dazi, ha dichiarato alla Cnbc che la Cina ha commesso un “grosso errore” e sta giocando “una mano perdente” dopo che Pechino ha annunciato tariffe di ritorsione del 34% contro Washington. Di contro, Pechino bolla la strategia americana come “un tipico atto di unilateralismo, protezionismo e di prepotenza economica” – le parole sono del premier cinese Li Qiang -.

Per quanto riguarda la risposta dell’Unione, sembra ci sia ancora spazio per contrattare: “Sia chiaro, il bazooka è ancora sul tavolo, ma speriamo di non doverlo usare. Agli Usa diciamo che vogliamo negoziare”: così si è espresso un portavoce della Commissione europea a proposito dello strumento di anti-coercizione economica, che dà all’Ue un ventaglio più ampio e rapido di misure di risposta ai dazi di Trump.

Per ora, le moto Harley-Davidson e i capi di abbigliamento Levi’s figurano nella lista di contro-dazi fino al 25% che l’Europa  metterà in campo in tre fasi per rispondere a quelli su acciaio e alluminio imposti da Washington in marzo. Le date sono quelle del 15 aprile, 16 maggio e 1 dicembre. Avuto l’avallo dei 27, Bruxelles notificherà entro il 15 aprile la sua decisione al Consiglio per gli scambi di merci dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto).

Trump 2: sviluppi giudiziari, Ap vince in prima istanza, Trump a Corte Suprema

Due notizie di cronaca politico-giudiziaria: l’Ap ha vinto. in prima istanza, una sua battaglia contro la Casa Bianca, che aveva escluso i giornalisti dell’Agenzia dagli eventi stampa perché continuano a chiamare il Golfo del Messico Golfo del Messico e non si adeguano alla nuova denominazione decisa per decreto dal presidente Trump, Golfo dell’America.

Un giudice federale ha ordinato alla Casa Bianca di ridare alla maggiore agenzia di stampa Usa pieno accesso ai suoi eventi, affermando che il caso riguarda l’essenziale del primo emendamento della Costituzione statunitense, che sancisce la libertà d’espressione e in base al quale il governo non può punire un organo di stampa per i contenuti dei suoi articoli.

Invece, una sentenza della Corte Suprema segna una vittoria della Casa Bianca: con un voto netto, 7 a 2, i giudici supremi hanno bloccato gli ordini emanati da corti di prima istanza e d’appello che bloccavano il licenziamento di 16 mila dipendenti federali ‘in prova’, dei dipartimenti dell’Agricoltura, della Difesa, dell’Energia, dell’Interno, del Tesoro e dei Veterani, nell’ambito d’una drammatica riduzione dell’apparato federale, in base al fatto che i ricorrenti – sindacati e organizzazioni della società civile – non avevano titolo per introdurre un’azione in giudizio.

Trump 2: energia il ritorno del carbone

ANSA – Circondato da operai del settore, Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo alla Casa Bianca per espandere l’estrazione e l’uso del carbone negli Usa, avendo fatto marcia indietro rispetto alla transizione green di Joe Biden. Il presidente ha concesso una immediata deroga a 47 compagnie che operano miniere di carbone e ha ordinato al segretario per l’Energia di salvare dalla chiusura una centrale a carbone in Arizona. All’atto della firma, il magnate ha fatto l’elogio del “carbone pulito e bello” e ha affermato che il provvedimento ridurrà le normative sul carbone, renderà più rapide le licenze per l’estrazione nei terreni federali e fornirà garanzie legali per impedire inversioni di rotta da parte di future Amministrazioni.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche.Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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