Nel 2018 non è stato assegnato il Premio Nobel per la letteratura. Era dal 1945 che una premiazione non veniva annullata. Per quale motivo? Jean-Claude Arnault, un intellettuale di spicco, regista e fotografo franco-svedese, nonché uno dei più influenti esponenti della commissione esaminatrice dell’Accademia svedese, era stato accusato di molestie sessuali da 18 donne.
Le violenze sono state commesse tra il 1997 e il 2017. Tra le vittime vi sarebbe anche una componente della famiglia reale svedese: la principessa Victoria, erede al trono. La futura regina infatti sarebbe stata palpeggiata durante un evento tenutosi presso l’Accademia di Stoccolma nel 2006, ma l’episodio sarebbe emerso solo dieci anni più tardi.
Il caso ha generato un forte clamore, scuotendo le fondamenta di uno degli ambienti internazionali più prestigiosi e dando il via ad una serie di indagini che hanno rivelato come anche nei circuiti più elitari possano verificarsi abusi tenuti rigorosamente celati e perpetrati in una densa nebbia di silenzio e omertà. La storia è ritornata sotto i riflettori dopo essere stata raccontata dettagliatamente nel documentario ‘The Prize of Silence’ in onda su Viaplay, il servizio di streaming svedese.
Nel 1997 Anna-Karin Bylund, un’artista tessile, inviò una lettera al reporter Niklas Svensson della testata Expressen, dichiarando di aver subito un’aggressione da parte di un “noto personaggio culturale”. Il reporter comprese che si trattava di Jean-Claude Arnault e fece una segnalazione al segretario dell’epoca dell’Accademia svedese, Sture Allén, ma non venne preso alcun provvedimento.
Le cose cambiarono nel novembre del 2017, quando 18 donne testimoniarono sul Dagens Nyheter che Jean-Claude Arnault le aveva aggredite sessualmente. Da qui ebbe inizio il processo giudiziario che si è concluso con la condanna del regista a due anni e sei mesi di prigione, con un grave danno d’immagine all’Accademia svedese.
Dalle interviste mostrate nel documentario, fatte a diversi personaggi inseriti nel panorama culturale svedese, emerge come gli abusi effettuati da Jean-Claude Arnault fossero risaputi ma nessuno abbia mai avuto il coraggio di segnalare il caso pubblicamente. Questo per via della sua influenza come kulturprofilen (personaggio culturale) di rilievo e come marito della poetessa ed (ex) membro dell’Accademia Katarina Frostenson. Molti artisti emergenti speravano di ottenere una svolta nella loro carriera grazie alle posizioni occupate da Arnault e da sua moglie e perciò accettavano di rimanere in silenzio.
Come ha riportato l’Expressen, proprio questo clima omertoso ha permesso l’abuso sistematico delle donne per un lungo periodo di anni. Jonas Gardell, l’autore di ‘The Prize of Silence’, ha dichiarato che, per quanto riguarda l’Accademia, non c’è da meravigliarsi che nessuno dei membri abbia preso provvedimenti in merito agli abusi, “se il suo elemento principale (cioè Jean-Claude Arnault) dichiarava che ‘la consumazione dell’atto sessuale è un’eterna sconfitta per la donna e un’eterna vittoria per l’uomo’”.
In questi giorni la società di produzione Viaplay continua a cercare di contattare Arnault e sua moglie per ottenere un commento, ma nessuno dei due sembra disponibile a rilasciare dichiarazioni.
Questa storia dovrebbe condurre a una chiara conclusione: sporgere denuncia nei casi di aggressione sessuale è vitale per evitare che aumentino le vittime. È ora che la società si renda partecipe e cerchi di “spostare la vergogna sul colpevole”, perché “non è la vittima che deve portare la vergogna, ma è sempre il colpevole e coloro che lo proteggono”.
InterRelazioni, Antonio Alifano, Celestino Casedonte, Paola D’Amico, Giuseppe Macrì, Graziano Talone