La Russia reagisce a misure dell’Ue contro suoi cittadini e vieta l’ingresso a David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, e ad altre sette personalità europee. La misura suscita une levata di scudi nell’Assemblea di Strasburgo e nelle Istituzioni europee, oltre che in Italia e ovunque nell’Ue.
Anche gli eurodeputati della Lega esprimono solidarietà al presidente Sassoli “e a tutti gli altri rappresentanti Ue inseriti nella blacklist dal Ministero degli Esteri della Russia”: in una nota, scrivono che “le sanzioni ingiustificate e le intimidazioni non sono la risposta per normalizzare i rapporti e aiutare il dialogo”. La Lega è spesso critica dell’atteggiamento dell’Ue verso la Russia e ha sovente contestato l’imposizione di sanzioni, che innescano ritorsioni: la solidarietà a Sassoli appare significativa, ma inevitabile.
L’annuncio delle decisioni di Mosca è stato dato ieri mattina dagli organi di stampa russi: Interfax spiega la misura come “una risposta alle misure limitative introdotte il 2 e 22 marzo verso sei cittadini russi”. Ria Novosti forniva l’elenco di tutti i ‘sanzionati’: oltre a Sassoli, Vera Jourova, ceca, vice-presidente per i valori e la trasparenza della Commissione europea; e inoltre il presidente del Consiglio nazionale della Lettonia per i media elettronici Ivars Abolins; il direttore del Centro linguistico statale lettone Maris Baltins; il capo del dipartimento di lingue estone Ilmar Tomusk; Jacques Maire, della delegazione francese all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa; Joerg Raupach, capo della procura di Berlino, e Asa Scott , capo del laboratorio per la sicurezza chimico-biologica e nucleare dell’istituto di ricerca svedese della Difesa.
I nomi di spicco sono Sassoli e la Jourova. Il resto è una caccia all’uomo nei Baltici e colpi a salve in Francia, Germania e Scandinavia. Sassoli, su Twitter, scrive: “Non sono benvenuto al Cremlino. Lo sospettavo… Nessuna sanzione o intimidazione fermerà il Parlamento europeo o me dalla difesa dei diritti umani, della libertà e della democrazia. Le minacce non ci zittiranno. Come ha scritto Tolstoj, non c’è grandezza dove non c’è verità”.
Nei confronti di Sassoli e della Jourova, la risposta solidale dell’Europa è immediata e pressoché unanime. Il commissario all’economia Paolo Gentiloni giudica le sanzioni “tanto ingiustificate quanto inutili”. Il leader liberale europeo, ed ex premier belga, Guy Verhofsyadt, nota: “Sassoli e Jourova sono in buona compagnia: io sulla lista nera russa ci sono da anni. Quanto peggio deve andare prima che l’Ue vada oltre le sanzioni simboliche e colpisca gli oligarchi intorno a Putin?”.
La guerra delle sanzioni e delle ritorsioni tra Bruxelles e Mosca va avanti dal 2015 dopo le prime sanzioni europee contro la Russia in seguito all’annessione della Crimea; e s’è recentemente ravvivata con il riaccendersi delle tensioni al confine tra Russia e Ucraina e in parallelo all’inasprimento del clima fra gli Usa e la Russia, per l’Ucraina, ma anche per il ‘caso Navalny’ e per le ingerenze russe nella campagna presidenziale Usa 2020.
A marzo Usa e Ue con Gran Bretagna e Canada avevano annunciato sanzioni concertate contro personalità russe e cinesi (queste per la violazione dei diritti umani degli uiguri nello Xinjiang). Senza contare le tensioni create e le raffiche di reciproche espulsioni generate dai casi, veri o presunti, di spionaggio, in cui l’Italia ha avuto la sua piccola parte con la vicenda di Walter Biot.
Ma si sa che le cosiddette sanzioni diplomatiche, come le espulsioni di diplomatici e le limitazioni ai viaggi di personalità, fanno rumore, ma non fanno veramente danni ai rapporti bilaterali, diversamente dalle sanzioni economiche.
Colpendo Sassoli e la Jourova, i russi hanno mirato più in alto che mai finora. Italia e soprattutto Repubblica Ceca erano fra i Paesi indicati come possibile sede dell’incontro in campo neutro tra Biden e Putin, che non è stato ancora fissato.