La Lifeline fa rotta su Malta e l’Ue, o almeno alcuni Paesi dell’Unione europea, mettono finalmente insieme brandelli d’accordo sui migranti in vista del Vertice a Bruxelles domani e venerdì: quello vero, formale, capace di prendere decisioni, dopo le prove generali di domenica scorsa. E’ Roma, non Bruxelles, l’epicentro di una giornata di trattative, dopo che, lunedì sera, c’è stata un incontro, rimasto segreto molte ore, tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il presidente francese Emmanuel Macron, venuto a fare visita a Papa Francesco.
Ad avviare a soluzione l’odissea dei 233 migranti sulla Lifeline, nave dell’omonima ong tedesca, stazionata da giorni al largo di Malta, è stata la disponibilità de La Valletta a permetterne l’attracco nel suo porto previo un accordo tra i Paesi europei per ridistribuire i richiedenti asilo a bordo. Italia, Francia, Portogallo e la stessa Malta si sono dichiarati disponibili a partecipare alla redistribuzione; Germania, Olanda e Spagna valutano se unirsi al patto. Il capo del governo spagnolo Pedro Sanchez, in visita dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, ha rafforzato l’impressione d’un coordinamento franco-tedesco-spagnolo.
La scintilla dell’intesa sembra essersi accesa proprio nell’incontro, alla Casina Valadier, tra Conte e Macron. Il professore premier, che ha pure parlato col premier maltese Joseph Muscat, s’industria a tradurre in diplomazia – di successo, in questo caso – le fanfaronate del suo vice, e ministro dell’Interno. Matteo Salvini, forse per mettere una pietra sopra la missione flop di lunedì in Libia, sbandiera come un suo successo l’epilogo della vicenda Lifeline e continua a sparare ad alzo zero su Francia e Malta. Nella cacofonia italiana, s’inserisce il contrasto tra il ministro Toninelli e la Guardia Costiera, che assicura fedeltà alla legge del mare: agli SOS si risponde sempre.
L’equipaggio della Lifeline incassa gli sviluppi senza entusiasmo: l’Ong lamenta di non essere stata coinvolta e informata, di avere appreso dello sblocco della sua destinazione via twitter e, in serata, di non avere ancora avuto l’autorizzazione a entrare nel porto de La Valletta: “L’appoggio maltese è benvenuto, ma bisogna che i Paesi dell’Ue accolgano questa gente”. Cosa che pare stia per avvenire, anche se Malta nel finale traccheggia un po’.
Il lieto fine, però, riguarda solo i migranti, non la Lifeline, su cui Italia, Francia e Malta, unanimi, ipotizzano un’inchiesta e il sequestro per avere – spiega Vanessa Frazier, l’ambasciatrice di Malta in Italia – “ignorato le istruzioni impartite dalle autorità italiane, in conformità con le norme internazionali, determinando questa situazione”.
Il sì di Malta e il patto sulla redistribuzione dei 233 a bordo della Lifeline sono segnali che lasciano sperare in un risultato positivo al Vertice europeo di domani e venerdì: se un accordo a 28 appare impossibile, visto l’atteggiamento dei Paesi del Gruppo di Visegrad e di chi offre loro sponda, intese fra gruppi di Paesi possono contribuire ad attenuare la pressione sull’Italia.
Un incoraggiamento alla solidarietà, europea e verso i migranti, Macron lo ha certamente ricevuto in Vaticano da Papa Francesco, che gli ha detto: “Aiutare i poveri deve essere la vocazione di chi governa”. Il leader francese ha rilanciato il modello d’ispirazione vaticana dei corridoi umanitari come esempio di “politica di migrazione legale”, soprattutto per chi ha diritto all’asilo.
Macron ha poi detto che l’incontro alla Casina Valadier – “proficuo” – è stato chiesto da Conte – e ha ribadito che “non c’è crisi dei migranti in Italia”: “gli sbarchi sono diminuiti”, rispetto al 2017.
A Bruxelles, i leader dei 28 si troveranno sul tavolo, già vistata dai loro sherpa, una dichiarazione con cui il Consiglio europeo avalla “l’accordo raggiunto per il finanziamento” della seconda tranche da tre miliardi “per i profughi in Turchia” – in tutto, fanno sei –e per il finanziamento del “Fondo fiduciario per l’Africa”. Paghiamo il neo-rieletto ‘sultano del Bosforo’ Erdogan perché non faccia partire i profughi nei campi al confine con la Siria, riaprendo l’autostrada dei Balcani. L’Italia pone una riserva sul rifinanziamento dell’accordo Ue-Turchia, ma solo per ottenere garanzie che restino abbastanza risorse per il Fondo per l’Africa, indispensabile per gestire i flussi migratori sulla rotta del Mediterraneo.