Cambio di rotta a 180 gradi sull’Ucraina e un “tortuoso discorso” all’Assemblea generale dell’Onu – la definizione è del New York Times -, un panegirico di se stesso e un anatema contro l’Europa e “le inette” Nazioni Unite: così, ieri, il presidente Usa Donald Trump s’è preso per l’ennesima volta la scena mediatica.
Sull’Ucraina, l’inversione di marcia ha sorpreso per primo Volodymyr Zelensky, che ha incontrato Trump dopo l’intervento al Palazzo di Vetro. Il presidente Usa è passato dal “non avete le carte”, quindi dovete arrendervi, del 28 febbraio nello Studio Ovale, al “potete vincere questa guerra e riprendervi tutti i vostri territori” di ieri.
Washington Post, Wall Street Journal e Cnn hanno titoli quasi fotocopia: “Trump dice che l’Ucraina può sconfiggere la Russia con il sostegno della Nato” e “può riconquistare tutto il territorio invaso”.

Il New York Times sospetta, e lo scrive, attribuendo il cattivo pensiero a fonti diplomatiche, che Trump, in realtà, sull’Ucraina voglia prendere le distanze da un conflitto che s’illudeva di chiudere in fretta, angariando Zelensky e blandendo il presidente russo Vladimir Putin, e di cui non è invece riuscito a districare la matassa.
E che Trump voglia, sostanzialmente, “lavarsene le mani” lo conferma il fatto che non si prospetta un maggiore e rinnovato sostegno Usa a Kiev: la linea, su questo, resta che gli alleati Nato europei devono comprare armi agli Stati Uniti e passarle all’Ucraina. Insomma, se la vedano europei e ucraini, è una loro guerra: se il conflitto non finisce, è colpa degli europei che comprano energia dalla Russia e che non sanzionano Cina e India che foraggiano la Russia.
E Trump vuole pure che gli europei abbattano droni e aerei russi che violano lo spazio aereo Nato, invece di limitarsi a intercettarli.
Nel sommario del WSJ, si dice che la piroetta del presidente è “un dare le spalle alla Russia e segue mesi di sforzi senza esito per mediare un cessate-il-fuoco in Ucraina”. Ciò non è propriamente vero perché, dopo il vertice di Ferragosto ad Anchorage in Alaska con Putin, Trump aveva abbandonato l’idea di una tregua per negoziare la pace e aveva condiviso il progetto putiniano di una pace ‘tutta e subito’, che avrebbe però comportato un’immediata resa ucraina.
Poco presente nei titoli dei media Usa sul discorso di Trump all’Onu la guerra a Gaza, nonostante, nelle ultime 48 ore, molti Paesi abbiano annunciato il riconoscimento dello Stato della Palestina: domenica, Gran Bretagna, Canada e Australia; lunedì, Francia, Belgio, Lussemburgo, Portogallo e altri. Trump, in proposito, dice che riconoscere la Palestina “ricompensa i crimini di Hamas”, adottando la posizione di Israele.
A questo punto, sono circa 150 i Paesi dell’Onu che riconoscono la Palestina, ben quattro su cinque fra i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, tre su sette dei Paesi del G7, molti Paesi Ue e Nato.
Ouu: il discorso di Trump nei media Usa
Del discorso di Trump, il New York Times mette nel titolo la frase: “I vostri Paesi andranno all’inferno”, rivolto specialmente all’Europa e a quanti non seguono le sue politiche sull’immigrazione, sul negazionismo climatico e quant’altro: “Trump se la prende con l’Onu e con le istituzioni globali”.
La Cnn cita un passaggio esemplare della boria trumpiana: “Io sono davvero bravo in queste cose”, dopo l’annuncio in apertura che l’America sta vivendo “una età dell’oro”. Il discorso viene visto, dai commentatori statunitensi, come l’ennesimo avvertimento ad alleati e avversari: Trump non ha ripensamenti sull’ ‘America First’.
Rispetto a quanto avvenne nel primo mandato del presidente Trump, le rodomontate del magnate non sono state accolte da risolini di compatimento, ma da un silenzio misto di noia e timore. Non c’è stata reazione anche quando Trump ha ripetuto di avere chiuso, da quando è alla Casa Bianca, sette guerre che nessuno aveva saputo chiudere – quali, lo sa solo lui – e s’è lamentato che nessuno dall’Onu gli abbia telefonato per congratularsi.
L’impressione è che la diplomazia internazionale si sia assuefatta al magnate presidente o, meglio, si sia rassegnata alla nuova ‘era trumpiana’ e cerchi di attraversarla indenne di qui al 2029. Sopportando stoicamente un discorso lungo 56′, quasi quattro volte più dei 15′ convenuti.
Oggi, all’Onu, la sequela dei discorsi dei leader, aperta ieri come da copione, dal segretario generale Antonio Guterres e dal presidente brasiliano Luiz Inacio ‘Lula’ da Silva e proseguita fino a sera, va avanti con capi di Stato e di governo e loro delegati. Atteso in serata – ora italiana – l’intervento della presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni. A margine dell’Assemblea generale, riunioni e iniziative multilaterali e una miriade di bilaterali, fra cui quello tra il segretario di Stato Usa Marco Rubio e il ministro degli esteri russo Serguiei Lavrov.
Fa, come spesso avviene, eccezione nel quadro generale la Fox: di tutto quanto avvenuto all’Onu, punta sul presidente della Colombia Gustavo Petro, che ha avuto l’ardire di mettersi contro Trump e il suo giro di vite contro il traffico di droga, denunciando gli attacchi letali Usa nei Caraibi contro imbarcazioni di presunti narco-contrabbandieri affondate in palese violazione d’ogni diritto.
Trump 2: in ritorno in onda di Kimmel

Ma, del resto, il tema che davvero interessa la Fox è il ritorno in onda, appena avvenuto – lo show s’è concluso intorno alle sei del mattino, ora italiana – del comico e conduttore Jimmy Kimmel, dopo solo una sospensione di solo una settimana per i suoi commenti sullo sfruttamento politico dell’uccisione dell’attivista conservatore Charlie Kirk.
La sospensione era stata annunciata “a tempo indeterminato” dalla Abc, una delle tre grandi tv generaliste Usa, e dalla Disney, sua casa madre. Per il WSJ, il ritorno in onda così rapido innesca “minacce di Trump alla Abc”, mentre i fans di Kimmel manifestavano il loro entusiasmo sull’Hollywood Boulevard a Los Angeles da dove il programma viene trasmesso. Forse, Disney e Abc hanno temuto che il biasimo del suo pubblico possa loro costare più delle ripicche di Trump.