Guerre, punto – Gli europei in pressing su Trump perché Zelensky abbia un ruolo nel vertice sull’Ucraina con Putin in Alaska venerdì prossimo. Netanyahu solo contro tutti, meno Trump, a difendere il piano di occupazione della Striscia di Gaza – lui dice ‘liberazione’ -, che, per ora, sortisce solo l’effetto di mobilitare l’opposizione interna e di aumentare la lista dei Paesi che vogliono riconoscere la Palestina come Stato – l’ultimo della lista è l’Australia -.
Quella che si apre oggi è una settimana cruciale per i conflitti in Ucraina e nel Medio Oriente. Dopo le decisioni di Israele e l’annuncio del vertice di Ferragosto tra i presidenti Usa Donald Trump e russo Vladimir Putin, ci sono state, nel fine settimana, molte reazioni di segno opposto, tra speranza e timore. Gli europei, che non sono compatti su nessun fronte, sono sulla linea della “pace giusta” per l’Ucraina e del rispetto del diritto umanitario – da tempo calpestato – nella Striscia di Gaza; ma la loro voce ha poche possibilità di essere ascoltata.
Ucraina: il nodo – già sciolto ? – del ruolo di Zelensky
L’annuncio del vertice tra Trump e Putin è stata accolta con soddisfazione, perché sembra aprire uno spiraglio ai negoziati per una tregua in Ucraina e un’intesa di pace. Gli europei, che si sono già consultati nel fine settimana, nella formazione dei cosiddetti ‘volenterosi’, e che hanno oggi convocato un consulto virtuale fra ministri degli Esteri dei 27, insistono perché l’Ucraina sia coinvolta nelle trattative. E la portavoce del ministero degli esteri russo Maria Zakharova bolla come “volantino nazista” la loro posizione (1).
E’ evidente, nelle parole russe, ma anche in quelle del vice-presidente Usa JD Vance, che Usa e Russia vedono il vertice in Alaska come un momento di riavvicinamento tra Washington e Mosca e che solo in un secondo tempo, dopo che Trump e Putin avranno trovato un’intesa, ammesso che la trovino, intendono coinvolgere l’Ucraina ed eventualmente i Paesi europei.
Secondo Le Monde, gli ucraini attendono con scetticismo il Vertice di Ferragosto, nonostante che una stragrande maggioranza speri che la guerra finisca presto: “le esigenze massimaliste di Putin e l’incostanza di Trump li inquietano e li inducono al realismo”.
Quanto ai media Usa, quelli ‘liberal’ prospettano il rischio che Putin torni a Mosca dall’Alaska avendo ottenuto quel che vuole senza avere dovuto fare troppe concessioni a Trump. “Credo che Putin voglia la pace e che il conflitto possa essere risolto presto”, dice il magnate presidente, che avalla a priori cessioni di territori da parte ucraina, nonostante l’Europa chieda un cessate-il-fuoco prima di concordare qualsiasi concessione e continui a ritenere qualsiasi vantaggio territoriale ottenuto dalla Russia un premio all’aggressione.
Siamo nel pieno di quella che Politico definisce “la confusione del Klondike”, dal me della regione dell’Alaska resa celebre dalla corsa all’oro. Zelensky insiste che l’Ucraina non accetta di cedere territori. Ma le prime indiscrezioni circolate, sopo i colloqui a Mosca la scorsa settimana tra Putin e l’inviato di Trump Steve Witkoff, indicano che la Russia vuole tutto il Donbass (cioè le province di Donetsk e Lugansk) e il riconoscimento della Crimea.
“La proposta è molto peggiore di quanto Trump ha detto durante la chiamata” con i leader europei, seguita all’annuncio del vertice, ha riferito al Wall Street Journal un funzionario europeo. “Si tratta di dare a Putin quello che vuole in cambio di niente”, ha aggiunto un altro. Non è affatto sicuro che Mosca sia disposta a ritirarsi dalle aree a sud di Zaporizhia e del Kherson occupate (e formalmente già annesse con i referendum, giudicati “farsa” dall’Occidente, del settembre 2022).
Leader europei hanno avuto colloqui telefonici con il presidente Zelensky. Da Macron a Starmer, da Merz a Meloni, tutti gli hanno ribadito il sostegno a Kiev
MO: Netanyahu illustra il suo piano e critica i media occidentali; giornalisti uccisi
Dopo la decisione del governo israeliano si rilanciare l’azione militare nella Striscia di Gaza, c’è stata, domenica, una conferenza stampa del premier Benjamin Netanyahu: ha indicato gli obiettivi dell’azione israeliana – cinque: l’uno più improbabile dell’altro -; e ha accusato i media di dire falsità sulla situazione umanitaria drammatica della popolazione palestinese.
Una tragica conferma del ‘rispetto’ di Israele per l’informazione è l’uccisione di un’intera troupe della tv araba al Jazeera, sulla base dell’asserzione – non confermata – che il molto noto giornalista Anan al-Sharif, 28 anni, era a capo di una cellula terrorista. L’attacco israeliano, deliberato, è avvenuto nei pressi dell’ospedale Al-Shifa a Gaza City: sette in tutto le vittime, di cui almeno quattro lavoravano per Al Jazeera.
La troupe era sotto una tenda con su scritto ‘Press’ in modo visibile. Il Committee to Protect Journalists calcola che 186 giornalisti sono stati uccisi nella Striscia di Gaza dall’inizio del conflitto e che 178 di questi erano “palestinesi uccisi da Israele”. Poco prima di essere ucciso, Al-Sharif aveva pubblicato questo post: “Se questa follia non finisce, Gaza sarà ridotta in rovine, la voce della sua gente messa a tacere, i loro volti cancellati e la storia vi ricorderà come testimoni silenti di un genocidio che avete scelto di non fermare”.
Nella sua conferenza stampa, Netanyahu ha insistito che “il nostro obiettivo non è occupare Gaza, ma liberarla” dai terroristi di Hamas e delle altre sigle palestinesi: “Israele non ha alternativa che finire il lavoro e completare la sconfitta di Hamas”, che, è la tesi israeliana, avrebbe conservato, dopo 22 mesi di guerra senza quartiere, capacità militari ed effettivi. Questi i cinque obiettivi indicati dal premier; “Primo, disarmare Hamas. Secondo, liberare tutti gli ostaggi. Terzo, smilitarizzare Gaza. Quarto, esercitare’ un controllo di sicurezza predominante sulla Striscia. Quinto, instaurare un’amministrazione civile pacifica e non israeliana… Questo è ciò che vogliamo, a Gaza”.
La guerra ha già fatto 61 mila vittime palestinesi, per la maggior parte donne e bambini, dopo che raid terroristici in territorio israeliano, il 7 ottobre 2023, avevano fatto 1200 vittime e circa 250 ostaggi, una cinquantina dei quali non sono ancora stati restituiti alle proprie famiglie (una ventina sarebbero ancora in vita).
Netanyahu nega che nella Striscia di Gaza si muoia di fame e dice: “Gli unici che soffrono la fame sono gli ostaggi”, mostrando la foto di uno di essi, fornita da Hamas, in condizioni di malnutrizione evidenti.
Il piano israeliano annunciato giovedì scorso è oggetto di critiche e contestazioni in tutto il Mondo, tranne che alla Casa Bianca. Il premier australiano Anthony Albanese ha ieri fatto sapere che il suo Paese riconoscerà lo Stato della Palestina a settembre, come si sono già impegnati a fare Francia, Gran Bretagna, Canada e altri.
- Fonte: Commissione europea – Dichiarazione del presidente Macron, della presidente del Consiglio Meloni, del cancelliere Merz, del primo ministro Tusk, del primo ministro Starmer, della presidente von der Leyen e del presidente Stubb sulla pace per l’Ucraina in vista del previsto incontro del presidente Trump con il presidente Putin
Accogliamo con favore il lavoro del presidente Trump volto a porre fine alle uccisioni in Ucraina, a porre fine alla guerra di aggressione della Federazione russa e a conseguire una pace e una sicurezza giuste e durature per l’Ucraina.
Siamo convinti che possa avere successo solo un approccio che combini diplomazia attiva, sostegno all’Ucraina e pressioni sulla Federazione russa affinché ponga fine alla propria guerra illegale.
Siamo pronti a sostenere questo lavoro a livello diplomatico, oltre che continuando ad assicurare il nostro sostanziale sostegno militare e finanziario all’Ucraina, anche attraverso il lavoro della coalizione dei Volenterosi, nonché sostenendo e imponendo misure restrittive nei confronti della Federazione russa.
Condividiamo la convinzione che una soluzione diplomatica debba proteggere gli interessi vitali dell’Ucraina e dell’Europa in materia di sicurezza.
Concordiamo sul fatto che tali interessi vitali comprendano la necessità di garanzie di sicurezza solide e credibili che consentano all’Ucraina di difendere efficacemente la propria sovranità e integrità territoriale. L’Ucraina ha la libertà di scegliere il proprio destino. Solo nel contesto di un cessate il fuoco o di una riduzione delle ostilità sono possibili negoziati degni di tale nome. Il percorso verso la pace in Ucraina non può essere deciso senza l’Ucraina.
Manteniamo il nostro impegno a rispettare il principio secondo cui le frontiere internazionali non debbano essere modificate con la forza. L’attuale linea di contatto dovrebbe costituire il punto di partenza dei negoziati.
Ribadiamo che l’invasione non provocata e illegale dell’Ucraina da parte della Russia costituisce una flagrante violazione della Carta delle Nazioni Unite, dell’Atto finale di Helsinki, del memorandum di Budapest e dei successivi impegni russi. Sottolineiamo il nostro fermo impegno a favore della sovranità, dell’indipendenza e dell’integrità territoriale dell’Ucraina.
Continuiamo a restare saldamente al fianco dell’Ucraina. Siamo uniti come europei e determinati a promuovere congiuntamente i nostri interessi. Continueremo inoltre a cooperare strettamente con il presidente Trump e con gli Stati Uniti d’America, nonché con il presidente Zelenskyy e il popolo ucraino, per una pace in Ucraina che protegga i nostri interessi vitali in materia di sicurezza.