Trump 2 – Dazi! Dazi! Dazi! Se c’è un giorno in cui le aperture dei maggiori quotidiani statunitensi sono allineate, quello è oggi. E c’è anche una parola ricorrente: “Incertezza”. Non si capisce bene a che punto si è. Ma è abbastanza chiaro dove s’andrà a finire: di fronte alla Corte Suprema degli Stati Uniti, cui toccherà decidere, in ultima istanza, se il presidente Donald Trump ha o no l’autorità di imporre dazi all’universo mondo sulla base di una asserita emergenza nazionale da deficit commerciale.
C’è stato, mercoledì, il verdetto, unanime, della Corte del Commercio internazionale di New York, che ha giudicato illegittime le decisioni presidenziali; e c’è poi stata, ieri, la sentenza di una corte d’appello federale, che ha temporaneamente sospeso gli effetti del verdetto della Corte del Commercio internazionale ed ha chiesto alle parti di produrre argomentazioni scritte entro i primi di giugno, così da potere pronunciarsi nel merito della questione.
Separatamente, un’altra corte federale di prima istanza ha giudicato molti dei dazi “illegittimi”. Sentenza contro cui è già stato annunciato appello. Nell’insieme, è forse presto per decretare “la fine dei dazi”, che Stefano Feltri nei suoi Appunti intravvede: “Il protezionismo di Trump era illegale, e ora un tribunale lo ha smontato. Chi ha cercato compromessi, come Giorgia Meloni, resta spiazzato”.
Al momento, quindi, i dazi, quindi, restano in vigore, in particolare la base del 10% ‘erga omnes’, che è lo zoccolo duro rimasto operativo dopo le scenografiche e roboanti deliberazioni del 2 aprile, il ‘giorno della Liberazione’, e la successiva pausa di 90 giorni decretata il 9 aprile e che dovrebbe terminare il 9 luglio.
Trump 2: dazi, i commenti dei media
Il Wall Street Journal dice che la Casa Bianca elabora un Piano B per tenere in vigore i dazi, modificandone i criteri d’applicazione e la base legale. Il New York Times riferisce di “una speranza” per imprenditori e commercianti accesa dalla Corte, ma subito spenta dal verdetto d’appello.
Il Washington Post sostiene che la strategia di Trump sul commercio internazionale “è messa ion discussione dalle sentenze dei giudici” e nota che finora l’Amministrazione ha chiuso un solo accordo commerciale, quello con la Gran Bretagna. La Fox esalta “la combattiva risposta” alla sentenza di New York del masgnate presidente, che se la prende con “la Società Federalista” – termini che riportano agli albori degli Stati Uniti -. Il Washington Post ricorda che la Corte Suprema, nei confronti di Trump, s’è spesso trovata “in una posizione precaria”: nonostante la maggioranza di giudici conservatori (6 a 3), ha talora dato torto al magnate presidente.
Molti media riferiscono della piccata risposta di Trump alla domanda d’un giornalista, che gli contestava una “Taco strategy” sul commercio internazionale: Taco è la tipica tortilla messicana, ma è anche un acronimo per ‘Trump always chickens out’, Trump batte sempre in ritirata come i polli, se la fa sotto.
Trump 2: incontro con Powell, smacco su Harvard, IA su sanità

Dazi a parte, nelle cronache del Trump 2 da segnalare che ieri Trump ha incontrato, per la prima volta dall’inizio del secondo mandato, il presidente della Federal Reserve Jerome Powell, sulla cui gestione dei tassi d’interesse spesso polemizza, ma che non intende sostituire – non è del resto chiaro se lo possa fare -.
Un giudice ha temporaneamente bloccato il divieto fatto all’Università di Harvard d’accettare l’iscrizione di studenti stranieri: uno smacco per l’Amministrazione e, contestualmente, una vittoria di Pirro per l’ateneo, perché l’incertezza che permane sull’esito finale della battaglia legale scoraggerà gli studenti dall’iscriversi.

E il Washington Post rivela che un rapporto della Casa Bianca pro strategia Maha (Make America Health Again) del segtretario alla Sanita Robert. F. Kennedy jr è stato scritto con l’aiuto della IA e cita documenti scientifici non esistenti.