Dopo le liberazioni a marzo di Luca Tacchetto e ora di Silvia Romano, sono sei gli italiani rapiti e di cui ancora si attende la liberazione, anche se solo per due dei cinque la speranza che siano vivi e tenuti ostaggio è corroborata da elementi recenti. Sono: il sacerdote Paolo Dall’Oglio, sequestrato a Raqqa, in Siria, il 29 luglio 2013; il missionario Pier Luigi Maccalli, rapito in Niger la notte tra il 17 e il 18 settembre 2018 (e ch forse è in compagnia d’un altro italiano di cui mancano notizie da tempo, Nicola Chiacchio); e tre venditori ambulanti napoletani, Raffaele Russo, suo figlio Antonio Russo e suo nipote Vincenzo Cimmino, dispersi in Messico dal 31 gennaio 2019 e sulla cui sorte si fanno varie congetture.
Pier Luigi Maccalli, originario di Madignano, in provincia di Cremona, operava in Niger per conto della Società delle Missioni africane. Venne sequestrato a Bomoanga, al confine tra Niger e Burkina Faso: secondo alcune ricostruzioni, sarebbe stato prima derubato, poi fatto salire su un’auto e quindi portato in Burkina Faso. Non è chiaro dove si trovi ora. Secondo il ministro del Burkina Faso, che parlò con Rainews oltre un anno fa, sarebbe stato riportato in Niger, ma non ve n’è certezza.
A marzo, Avvenire diede notizia dell’esistenza di un video, in cui Maccalli era con il Chiacchio: “Mi chiamo Pier Luigi Maccalli, di nazionalità italiana e oggi è il 24 marzo – si sentiva nell’audio -… Mi chiamo Nicola Chiacchio”. Il giornale riferiva di avere pure ottenuto un fermo immagine: si vedono gli ostaggi seduti uno a fianco dell’altro. Maccalli con gli occhiali scuri, l’abituale barba bianca e folta e un vestito tradizionale. Chiacchio, anche lui vestito all’africana. con la barba lunga.
La Procura di Roma acquisì il video: il pm Sergio Colaiocco conduce da tempo una indagine in cui si ipotizza il reato di sequestro con finalità di terrorismo da parte di miliziani dell’Isis. L’Unità di Crisi, segue le vicende di Maccalli e Chiacchio, tenendo regolari contatti con le rispettive famiglie, e invita al massimo riserbo. Il superiore della Congregazione di Maccalli, padre Antonio Porcellato, esprimeva “gioia e speranza”, ma invitava tutti a restare “cauti ed attenti”.
Il rapimento di padre Dall’Oglio venne attribuito, fin dall’inizio, a elementi dell’Isis. Il sacerdote, 64 anni, aveva vissuto per quasi trent’anni in Siria ed era noto per avervi rifondato la comunità monastica cattolico-siriaca di Mar Musa, a nord di Damasco. Espulso dal Paese nel 2011 su ordine di Bashar al Assad, perché aveva incontrato attivisti dell’opposizione, Dall’Oglio vi era rientrato nel 2013. Negli anni, diverse fonti hanno sostenuto che Dall’Oglio sia stato ucciso, ma la notizia non è mai stata confermata; altre fonti lo hanno invece dato in vita. Nella primavera scorsa veniva ipotizzato fra gli ostaggi che l’Isis teneva nella roccaforte di Baghuz, nel frattempo caduta; poche settimane prima, il Times aveva scritto che il sacerdote era ancora vivo.
Una settimana fa, invece, ha sollevato ansie e timori la notizia del rinvenimento di una foiba a Nord di Raqqa: l’Isis vi avrebbe gettato i corpi di prigionieri e/o di sequestrati. Operatori di Human Rights Watch hanno già accertato l’esistenza di corpi in stato di decomposizione nel cratere, che non sono però stati identificati. L’ ‘inghiottitoio naturale’, a 85 km da Raqqa, era divenuto una fossa comune jihadista: prima dello scoppio della guerra civile nel 2011, il cratere era una delle attrazioni naturali della zona, conosciuto con il nome arabo di al-Hota
Raffaele Russo, suo figlio Antonio e suo nipote Vincenzo Cimmino, risultano dispersi in Messico dal 31 gennaio 2019. I tre, originari di Napoli, facevano i venditori ambulanti e sono scomparsi a Tecalitlán, cittadina di 16 mila abitanti circa 600 chilometri a ovest di Città del Messico. Per il loro sequestro, sono stati incriminati quattro poliziotti, di cui una donna, rei confessi di averli presi e venduti a una banda di criminali locali.
Il processo è in corso nello Stato di Jalisco, ma a inizio febbraio l’avvocato che segue la vicenda, Claudio Falleti, diede notizia dell’avvenuta liberazione di José Guadelupe Rodriguez Castillo, detto ‘el Quince’, arrestato nel luglio 2018 con l’accusa di essere l’ideatore e il mandante del sequestro.