Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky lascia la Casa Bianca con un pugno di mosche, invece che con un arsenale di missili a lungo raggio Tomahawk. Il terzo incontro lì con il presidente Usa Donald Trump è “cordiale” – un sollievo, rispetto al primo, quanto meno “burrascoso” -, ma è inconcludente.
La stampa Usa non ne è stupita, né lo è lo stesso Zelensky, dopo la telefonata di giovedì tra Trump e il presidente russo Vladimir Putin e l’annuncio d’un nuovo vertice Usa/Russia a Budapest – secondo il Cremlino, potrebbe svolgersi “entro due settimane o poco più” -.
Ma il presidente ucraino ne è sicuramente deluso. In uno scambio di battute con i giornalisti, prima dell’incontro con Trump a porte chiuse, Zelensky aveva detto che il magnate presidente, una volta fatto l’accordo sulla tregua a Gaza, può fermare il conflitto tra Russia e Ucraina. Concetto ripreso dalla Cnn: “Trump cerca di sfruttare il ‘momento Gaza’ in una impegnativa settimana diplomatica”.
Il magnate presidente ha chiaramente indicato di non essere pronto a cedere all’Ucraina i missili a lungo raggio di cui Kiev sostiene di avere disperatamente bisogno. In vista del vertice a Budapest, l’Ungheria ha detto che il presidente russo non deve temere per la sua libertà personale, nonostante il mandato d’arresto emesso nei suoi confronti per crimini di guerra dalla Corte penale internazionale.
Per Zelensky, il discorso sui Tomahawk andrà avanti. Rispondendo a una domanda, il presidente non si dichiara ottimista, ma “realista”. Prima di andare alla Casa Bianca, Zelensky aveva avuto colloqui con diverse azienda del settore energetico per parlare di petrolio, gas, nucleare. L’Ucraina possiede riserve notevoli, ma in gran parte inutilizzate, di minerali essenziali
Dopo l’incontro, Trump posta su Truth: “La guerra deve finire”. Come? Per il Washington Post, l’idea è che l’armistizio avvenga lungo la linea del fronte attuale, con i russi che occupano un quinto del territorio ucraino. Zelensky sarebbe disposto a negoziare partendo da queste posizioni.
Ucraina: i commenti dei media all’incontro Trump – Zelensky

Per il New York Times, Trump respinge l’idea di dare i Tomahawk all’Ucraina perché preoccupato che tali missili possano segnare un’escalation del conflitto e timoroso di svuotare gli arsenali Usa. Le Monde ritiene che Trump “tergiversi di nuovo” sull’Ucraina e torni a manifestare “fiducia in Putin”:
Il Wall Street Journal titola “Per rompere lo stallo nella guerra in Ucraina, Trump gioca la carta della diplomazia personale: la scelta non è priva di rischi perché la prospettiva di un nuovo vertice dà più tempo alla Russia per portare avanti in conflitto”.
Un editoriale del giornale economico è esplicito: “Diamo i Tomahawk all’Ucraina, Mr President”. Per il WSJ, la “riluttanza” di Trump a soddisfare la richiesta dell’Ucraina dipende da due fattori: “Primo, l’escalation con una potenza nucleare. Ma Putin lancia missili da crociera e balistici contro l’Ucraina da anni e non c’è nessuna escalation nel rispondere. Secondo, le scorte americane di armi”.
L’editoriale ricorda che proprio Trump in estate aveva esortato l’Ucraina a passare all’attacco e nota: “I Tomahawk possono aiutare l’Ucraina a farlo e questo porterà a una pace più rapida”.
I media Usa danno pure risalto a un’iniziativa russa per coinvolgere Elon Musk nella realizzazione di un tunnel che colleghi la Russia all’Alaska, un progetto stimato da otto miliardi di dollari.
MO: Gaza, restano le tensioni sulle salme degli ostaggi

Tra Israele e Hamas, la tregua resta fragile, con la questione irrisolta dei corpi degli ostaggi deceduti non ancora restituiti. L’inviato speciale Usa Steve Witkoff auspica che l’operazione sia conclusa quanto prima e che il disarmo di Hamas avvenga in tempi brevi.
Il recupero delle spoglie è ostacolato dall’entità della devastazione della Striscia e dalla presenza d’ordigni inesplosi, oltre che dalla carenza di strumenti necessari a individuare i corpi e a rimuovere le macerie, nonostante aiuti da Turchia ed Egitto. Contestualmente, Hamas chiede a Israele di fare entrare gli aiuti a Gaza nelle quantità previste, l’apertura del valico di Rafah in entrata e in uscita e l’inizio della ricostruzione.
L’Unione europea sta intanto definendo le sue condizioni e le sue priorità per la ricostruzione, inclusa la salvaguardia della prospettiva di uno Stato palestinese. Secondo Politico, è improbabile che l’Ue porti avanti le sanzioni ipotizzate contro Israele, dopo l’intesa per una tregua suggellata all’inizio della settimana.














