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Ucraina: vertice Trump – Putin, “costruttivo” e “produttivo”, ma senza accordi né tregua

Scritto il 16/08/2025 per The Watcher Post https://www.thewatcherpost.it/news/vertice-trump-putin-accordi-tregua/

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Sarà pure stato “costruttivo” e “produttivo”, come alla fine dicono e ripetono loro, ma il vertice, ieri, in Alaska, tra i presidenti Usa Donald Trump e russo Vladimir Putin non ha prodotto la pace e neppure una tregua dei combattimenti e dei bombardamenti in Ucraina. Se qualche intesa c’è stata, resta, per ora, segreta: i due leader se la sono tenuta in serbo.

Trump deve ora informare dei risultati dell’incontro il presidente ucraino Volodymyr Zekensky e gli alleati europei degli Stati Uniti, che – dice – “dovranno accettare” le indicazioni che saranno loro fornite; e Putin invita gli europei “a non mettersi in mezzo” e a non “sabotare” i progressi fatti verso un assetto di sicurezza europeo valido “per la prossima generazione”, quel che la Russia ha sempre detto di volere, fin da prima dell’invasione dell’Ucraina.

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Ucraina oggi, dopo quasi 42 mesi di guerra (Fonte Le Monde, Genya Savilov Afp)

Fatte le loro dichiarazioni alla stampa, i due leader non accettano domande: entrambi prospettano un nuovo prossimo incontro, “a Mosca”, dice Putin”, “E’ una proposta interessante: vedremo”, risponde Trump; e se ne vanno dopo essersi scambiati stratte di mano e reciproci complimenti, chiamandosi per nome “Vladi” e “Donald”, “con una stretta di mano, da buoni amici sinceri”, avrebbe cantato Umberto Bindi.

Putin sembra avere mutuato dagli europei l’arte della lusinga nei confronti di Trump: lo blandisce; gli dice quel che lui vuole sentirsi dire; conferma che, con lui presidente, la guerra non ci sarebbe mai stata. Ma, diversamente dagli europei sulle spese per la difesa o i dazi, Putin usa l’adulazione per evitare di fare quel che Trump chiede; e la tattica, fin qui, gli riesce. Politico.com parla, senza mezzi termini, del “trionfo di Putin in Alaska”.

Ucraina: vertice Trump – Putin, che cosa accade ora
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Gadget del vertice ad Anchorage (Fonte: Euronews)

A Bruxelles, i rappresentanti dei 27 presso l’Ue valutano, questa mattina, i risultati del vertice, ammesso che sappiano qualcosa di più del nulla venuto fuori dalle dichiarazioni finali. I 27 devono pure pronunciarsi sul testo dell’accordo sui dazi Usa – Ue, che, deciso a grandi linee il 28 luglio, è stato solo ora messo nero su bianco.

Lunedì, il presidente ucraino Volodymyr Zelenski sarà alla Casa Bianca: forse, allora lui saprà, e noi sapremo, che cosa Trump e Putin si sono veramente detti.

Arrivando ad Anchorage, Trump aveva indicato che l’obiettivo era un cessate-il-fuoco in Ucraina: “Non sarò contento se non sarà oggi”, aveva affermato.

Venendone via, il magnate presidente non ha pronunciato le parole “tregua” e tanto meno “pace”: “E’ evidente – scrive il New York Times – che ha fallito e questo allontana la sua speranza d’ottenere il Nobel per la Pace”, ormai quasi un’ossessione. Stefano Feltri sui suoi Appunti scrive che “il vertice è diventato uno spot di propaganda per Putin e per la Russia come grande potenzxa”, mentre “l’Europa è sempre più sola”.

La riunione tra Trump e Putin, che non è stata un ‘tete-à-tete’, ma è stata subito allargata ai ministri degli Esteri e ai consiglieri speciali – Marco Rubio e Steve Witkoff per gli Usa; Serguiei Lavrov e Juri Ushakov per la Russia -, è durata quasi tre ore. Trump e Putin sono stati da soli insieme solo durante il breve tragitto dalla pista dell’aeroporto della base aerea Elmendorf – Richardson alla sede dell’incontro: fuori programma, Trump ha invitato Putin sulla sua limousine blindata ‘The Beast’, mentre era pronta lì accanto la vettura russa.

Il summit ha apparentemente rinsaldato il rapporto tra i due leader. Trump ha avuto per Putin gesti d’onore e da amico, ben diversi da quelli toccati il 28 febbraio a Zelesnky nello Studio Ovale: l’ha atteso sul tappeto rosso, lo ha applaudito, gli ha stretto la mano in modo marcato. L’accoglienza dello ‘zar’ sul suolo statunitense e l’incontro ne segnano, a detta di molti analisti, la riabilitazione sul palcoscenico internazionale, da paria colpito da un mandato di cattura per crimini contro l’umanità a interlocutore riconosciuto.

Le dichiarazioni finali – entrambe brevi: Putin ha parlato otto minuti, Trump meno di cinque – non fanno riferimenti, se non generici, alle relazioni economiche e commerciali fra Usa e Russia e neppure alle questioni nucleari (gli accordi in atto scadono a febbraio del 2026). Delle sanzioni, neppure l’ombra: Trump minaccia da settimane di impone di nuove; Lavrov, al contrario, s’attendeva che alcune di quelle in vigore venissero tolte.

 

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche.Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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