Trump 2 – Era nell’aria, ma adesso è ufficiale: Elon Musk lascia l’Amministrazione Trump 2 e Washington: se ne torna in California, criticando quella che il presidente ha battezzato “la legge grande e bella”: una legge che taglia le tasse ai ricchi e taglia le spese per la povera gente (ma non abbastanza, secondo l’uomo più ricco al mondo), con il risultato di fare lievitare il già enorme debito pubblico statunitense. E’ stato lo stesso Musk a dare la notizia sul suo social X.
Il ruolo di Musk nell’Amministrazione era sempre stato indicato come provvisorio e il suo incarico di capo del Doge, il Dipartimento per l’efficienza dell’Amministrazione pubblica, non era mai stato formalizzato. Inoltre, la mezzanotte di ieri, cioè le sei del mattino di oggi in Italia, era il termine oltre il quale il compito di Musk non poteva essere esercitato senza sottoporsi a vagli politici e burocratici. Lui scrive che “il tempo fissato” per il suo impegno pubblico “è giunto al termine”.
La visibilità di Musk accanto a Trump era andata calando, dopo i primi fiammeggianti cento giorni. E anche se la Casa Bianca ora dice che i due sono tuttora “in buoni termini”, la partenza di Musk non è un cattivo affare per nessuno dei due: l’esperienza di governo ha nuociuto agli affari di Musk, specie alla Tesla, le cui vendite e le cui azioni sono crollate, mentre l’azione di Musk ha nuociuto alla popolarità di Trump, con i licenziamenti indiscriminati di dipendenti pubblici.
Musk ufficializza abbandono: le reazioni dei media
E’ quello che scrivono con parole diverse tutti i media Usa, ricordando – come fa l’Ap – gli sforzi dell’imprenditore di origini sudafricane per ridimensionare e riformare la burocrazia federale.
Il New York Times descrive un Musk “disilluso” che “prende le distanze da Trump” nel momento in cui lascia Washington “per dedicare più tempo alle sue aziende”, ammettendo di essere “frustrato” dagli ostacoli che ha incontrato nel tentativo di riformare la burocrazia federale.
Il Washington Post ricorda un percorso “segnato da sforzi controversi per ridurre la spesa pubblica” e sottolinea come, il giorno prima di lasciare, in un’intervista alla Cbs, Musk abbia rotto con Trump e con i repubblicani su un punto importante, cioè proprio la legge finanziaria “grande e bella”.
Trump 2: Corte commercio internazionale blocca dazi perché illegittimi
Senza l’uscita di scena di Musk, la notizia principale dagli Stati Uniti sarebbe, stamane, la decisione d’una corte commerciale federale, cioè la Corte per il commercio internazionale basata a New York, di bloccare l’imposizione di dazi generalizzati da parte del presidente Trump basandosi su una legge del 1977 che gli conferisce poteri eccezionali in situazioni d’emergenza nazionale.
Secondo la Corte, che vagliava ricorsi di Stati dell’Unione, organizzazioni, imprese e cittadini, Trump ha ecceduto i suoi poteri, rendendo la politica commerciale “dipendente dai suoi capricci” e creando “un caos economico”. La Corte s’è concentrata in particolare su due casi e ha stabilito che la legge del 1977 non autorizza il presidente a imporre dazi su tutto l’import.
Piccata la reazione della Casa Bianca, che annuncia ricorso e che potrebbe portare la questione fino alla Corte Suprema. Resta anche da vedere quale sarà l’impatto pratico, perché non è chiaro se e in che misura l’Amministrazione si conformerà alla sentenza della Corte.
Politico sottolinea che il verdetto della Corte è stato unanime: il presidente ha abusato dei suoi poteri imponendo dazi a decine di partner commerciali in tutto il Mondo (salvo poi sospenderli nella stragrande maggioranza). Secondo Le Monde, il verdetto di New York equivale ad “annullare” il ‘giorno della Liberazione’ proclamato da Trump il 2 aprile: “La decisione – scrive il giornale – è una vittoria per gli ambienti economici, che non riuscivano a fare arretrare il presidente su questo tema e scompagina i negoziati in corso e manda all’aria la tattica delle minacce” adottata dall’Amministrazione Trump 2, perché le svuota di contenuti.
Trump 2: Cina, sospese alcune vendite tecnologiche e revoca visti studenti
Due decisioni ostili verso la Cina annunciate quasi in contemporanea, una commerciale e l’altra che riguarda i visti. L’amministrazione Trump 2 ha sospeso le vendite alla Cina di tecnologia essenziali, relative fra l’altro a motori a reazione, semiconduttori e ad alcuni prodotti chimici. Il New York Times dà la notizia: la decisione è una reazione alle recenti restrizioni cinesi imposte sull’export verso gli usa di minerali essenziali, che rischiano di paralizzare le catene di approvvigionamento delle aziende americane.
Inoltre, il segretario di Stato Marco Rubio ha fatto sapere che gli Stati Uniti inizieranno a revocare “in modo aggressivo” i visti concessi a studenti cinesi, fra cui “quelli che hanno legami col Partito comunista cinese” e quelli che studiano “in ambiti critici” per la sicurezza nazionale. La revoca avverrà in collaborazione con il Dipartimento per la Sicurezza interna e si collocherà nel quadro d’una revisione dei criteri per i visti per la Cina e Hong Kong.
Trump 2: WP, Trump’s Air Force One deal with Qatar is not final

(WP) – The Qatari government has asked the United States to clarify that the luxury jetliner’s pending transfer was initiated by the Trump Administration and that Qatar was not responsible for any future transfers of the plane’s ownership, officials told The Washington Post. The delay reflects lingering concerns about legal liabilities stemming from the White House’s maneuver to transform what was originally a sale between two countries into a “gift.”