Aldo Agosti e Marina Cassi, ‘Dalla parte giusta. Le guerre civili dei fratelli Giambone’ (1894-1944)’, Edizioni ETS, 19 euro
“Compagni dai campi e dalle officine, prendete la falce portate il martello”, cantava nel 1966 Paolo Pietrangeli. Col medesimo spirito inizia questo volume, che prende le mosse
e lo slancio dalla polveriera sociale di fine secolo XIX per poi chiudersi sul finire della guerra, nel 1944.
Un testo coraggioso ed essenziale, in cui lo storico e professore emerito Aldo Agosti e la giornalista Marina Cassi si confrontano con la grande narrazione collettiva del fascismo, degli esuli e della Resistenza, esplorando le storie personali e familiari che ne hanno fatto parte.
In questo senso Dalla parte Giusta. Le guerre civili dei fratelli Giambone, edito da ETS con il contributo di ANPPIA e Isral, trascende la vicenda storica per offrire un esempio umano. Come scrisse Eusebio alla figlia Giselle appena tredicenne, la sera prima di essere fucilato: “La vita vale di essere vissuta quando si ha un ideale, quando si vive onestamente, quando si ha l’ambizione di essere non solo utili a se stessi ma a tutta l’umanità”.
E la storia dei Giambone, di Vitale, Pietro, Emilia, Louise e Gisella, merita di essere raccontata, soprattutto quella di Eusebio, che merita un testo a parte, perché ogni tanto il sole illumina sinceramente un pezzo di terra, una famiglia, che fa qualcosa di straordinario.
Questa famiglia comunista, che emigra dal Piemonte, sfiora New York e il suo mito e torna, tra Italia, Spagna e Francia, dove si oppone al virus della dittatura che nel ventennio 1920-40 si diffonde per l’Europa.
Vitale cadde nel 1937 a Huesca, in Spagna, combattendo il franchismo, mentre Eusebio, la cui casa ora ospita uno dei Musei della Resistenza d’Italia, venne arrestato in Francia,
esiliato in Irpinia e infine fucilato insieme ad altri sette esponenti del Cln piemontese il 5 aprile 1944.
Agosti / Cassi: una storia da scrivere in una dimensione collettiva
Come scrivono gli autori: “Abbiamo capito che la storia della famiglia Giambone, partita ai primi del Novecento dal Monferrato verso il ‘mondo grande e terribile’, andava scritta in una dimensione collettiva, per ridarle la forza, il dolore, le speranze, le certezze, i dubbi, le tragedie che hanno intessuto quelle vite”.
Agosti e Cassi erano a Camagna per l’inaugurazione del Museo in Casa Giambone quando hanno avuto l’idea del libro. Perché queste storie seguitano a vivere, a Camagna, a
Villeurbanne, vicino a Lione, dove i due fratelli vissero con le loro famiglie alcuni degli anni dell’esilio, o al Martinetto, il luogo della fucilazione di Eusebio, dove ancora echeggiano
le grida “Viva l’Italia libera”.
Dalla parte giusta non è solo una ricostruzione storica, ma anche una riflessione sulla memoria e sull’identità nazionale: noi lettori siamo invitati a interrogarci sulle ragioni
delle scelte individuali durante il conflitto e sulle conseguenze di queste scelte sulle dinamiche familiari e sociali.
Un libro che ricorda all’uomo pensieri che forse preferiva rimuovere: gli esili, le persecuzioni politiche, le terre di confino come quel Castel Baronissi in Irpinia dove Eusebio
fu imprigionato. E che però gli infonde speranza nelle capacità innate che possiede: basta leggere come Eusebio affronta l’interrogatorio della Guardia Nazionale della Repubblica di Salò, piegandosi mai; e le lettere che comunque, nonostante tutto, riuscì a inviare alla moglie e alla figlia, lettere cariche di speranza per tutta l’umanità.
Enrico Mascilli Migliorini