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Trump 2: i cento giorni, “i migliori nella storia ed è solo l’inizio”

Scritto il 30/04/2024 per The Watcher Post

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Trump 2 – “Sono stati i migliori cento giorni nella storia ed è solo l’inizio’: con queste parole, che sono il titolo del Daily Signal, il presidente Usa Donald Trump ha celebrato, ieri sera – la scorsa notte, per noi –, a Warren, Michigan, i primi cento giorni del suo secondo mandato alla Casa Bianca. Il Daily Signal è l’organo di stampa della Heritage Foundation, un think tank conservatore molto influente.

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Canadian Prime Minister Mark Carney, center, dances after the Liberal Party won the Canadian election in Ottawa, April 29, 2025. Sean Kilpatrick The Canadian Press via AP

Trump – osserva la Ap – ha scelto per il suo discorso dei cento giorni uno Stato e una località dove ha vinto nelle elezioni presidenziali dello scorso novembre, ma che sono stati anche molto colpiti dai dazi da lui imposti sulle auto e, a monte, sull’acciaio e l’alluminio e dalla guerra commerciale avviata con il Canada.

Anche per questo, notano i media, prima di recarsi a Warren Trump ha firmato un ordine esecutivo che allenta la pressione dei dazi sulle auto. “Voglio solo essere d’aiuto in questa fase di transizione. E’ a breve termine”, ha spiegato il presidente. I dazi del 25% sulle auto importate negli Stati Uniti restano, ma eventuali dazi aggiuntivi, come quelli sull’acciaio e l’alluminio, saranno ‘neutralizzati’. Rivisti anche i dazi sui componenti, in vigore dal 3 maggio: i costruttori che producono e vendono negli Usa potranno ottenere alcuni rimborsi, anche fino al 3,75% del valore della vettura.

Trump 2: i cento giorni, il discorso di Warren

Non tutti i media danno lo stesso rilievo del Daily Signal al discorso di Warren: ad esempio, ci apre il Washington Post, con la frase “non avete ancora visto nulla”, mentre il New York Times lo mette in subordine alle elezioni in Canada (“Trump concede qualche sollievo all’industria automobilistica, dopo i dazi punitivi”). Il Wall Street Journal punta sul pessimismo degli imprenditori per l’effetto dazi sui loro affari: l’80% prevede che le cose vadano peggio in un prossimo futuro.

Sullo stesso tema, la fiducia nell’economia, l’Ap informa che l’indice della fiducia dei consumatori è sceso per il quinto mese consecutivo – in pratica, dall’elezione di Trump in poi è sempre andato giù – ed è al livello più basso da cinque anni a questa parte, cioè da prima della pandemia -. Colpa soprattutto dei dazi, che generano incertezza sull’andamento dell’economia.

Che cosa ha detto Trump nel suo discorso?  “Abbiamo portato un profondo cambiamento”, il più profondo in “quasi 100 anni”. E ha accusato la politica di “avere distrutto Detroit per costruire Pechino”. “Con me, invece, lanciamo l’età dell’oro”. Il magnate presidente ha di nuovo definito il suo predecessore Joe Biden “il peggiore presidente della storia”, che, però, dopo cento giorni, aveva un gradimento migliore del suo ora.

Trump ha anche criticato il presidente della Federal Reserve Jerome Powell, che “non sta facendo un buon lavoro”, perché non abbassa i tassi d’interesse, e i giudici che lo intralciano, mentre ha fatto l’elogio di Elon Musk, che dovrebbe presto lasciare Washington e il Dipartimento per migliorare l’efficienza dell’Amministrazione pubblica.

Il magnate presidente ha poi parlato dei successi contro l’immigrazione (“gli ingressi sono crollati del 99.99%”) e ha minacciato le case automobilistiche che non trasferiscono la loro produzione negli Stati Uniti (“Saranno massacrate” dal Trump 2).

Trump 2: i cento giorni, “mi piacerebbe essere papa”
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Un’immagine di repertorio del cardinale Timothy Dolan (Fonte: Agi)

In un’intervista alla Abc, Trump ha detto del presidente russo Vladimir Putin: “Mi rispetta, penso che voglia la pace”; e della Cina: “Vuole fare un accordo sui dazi; e noi pure vogliamo farlo”. Ma Pechino “si merita” i dazi attuali: “Quasi tutti i Paesi del Mondo ci derubavano. Ora non lo fanno più”.

Infine, alla domanda di una giornalista sul futuro papa, il magnate presidente ha risposto scherzando: “Mi piacerebbe essere papa. Sarebbe la mia prima scelta”. Poi, ha aggiunto seriamente: “Non ho preferenze”, affermando, però, che “c’è un cardinale a New York che può fare il lavoro”. Frase probabilmente riferita al cardinale Timothy Dolan.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche.Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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