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Canada: nel giorno cento, Trump perde le elezioni nel 51° Stato; vincono Carney e i liberali

Scritto il 29/04/2025 per The Watcher Post https://www.thewatcherpost.it/usa/canada-trump-perde-le-elezioni-nel-51-stato-vincono-carney-e-i-liberali/

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La candelina sulla torta dei cento giorni alla Casa Bianca di Donald Trump fa cilecca: lo stoppino è moscio e non s’accende. I risultati delle elezioni politiche in Canada, che non sono ancora definitivi, indicano che il premier uscente e candidato liberale Mark Carney ha vinto “con una piattaforma anti-Trump”, annunciano in apertura, con titoli quasi fotocopia, New York Times, Washington Post e Wall Street Journal. La Fox News ‘trumpiana’ declassa la notizia a taglio centro in home page. La Cnn liberal la spara forte: “Gli elettori si coagulano contro Trump”.

E’ ancora presto per dire se i liberali di Carney potranno governare da soli o se dovranno formare un governo di coalizione. Ma L’emittente pubblica canadese Cbc e la Ctv News non hanno dubbi sul fatto che il Partito liberale formerà il prossimo governo. Il New York Times che aggiorna man mano i risultati, assegna 152 seggi ai liberali, 131 ai conservatori, 21 agli autonomisti del Québec, 4 ai New Democrat e uno ai verdi. Ne mancano da assegnare 33. La maggioranza dei 343 seggi è 173. In percentuale dei voti espressi, i liberali sono al 43,5% e i conservatori al 41.4%

Canada: un test pure per Trump
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Il presidente Usa eletto Donald Trump e il premier canadese Justin Trudeau a Mar-a-lago (Jim Watson/Agence France-Presse — Getty Images)

L’attenzione dei media Usa per le elezioni politiche canadesi è eccezionalmente alta perché il voto ‘tastava il polso’ di un’opinione pubblica internazionale sull’Amministrazione Trump 2 e sui suoi atteggiamenti aggressivi anche nei confronti di vicini e alleati.

Donald Trump ha ripetutamente attaccato il Paese confinante, facendosi beffe del premier in carica a inizio anno, Justin Trudeau, e dicendo che il Canada dovrebbe diventare il 51° Stato dell’Unione – cosa ripetuta anche a urne aperte -. Trump accusa il Canada di sfruttare economicamente gli Usa e gli ha imposto dazi del 25% su diversi prodotti, specie le auto, l’acciaio e l’alluminio, pur procedendo, come suo solito, in modo ondivago.

I suoi attacchi hanno avuto un effetto dirompente – e certamente non voluto – sui canadesi. Basti pensare che i sondaggi, al suo insediamento, vedevano in testa i conservatori sui liberali.

Il premier Trudeau, la cui immagine era logorata da quasi dieci anni di leadership ininterrotta, s’è allora fatto da parte ed è stato sostituito da Carney, un ex governatore della Banca centrale, che ha denunciato le affermazioni di Trump come una minaccia all’indipendenza del Canada. Per contro, Pierre Poilievre, leader conservatore, ideologicamente vicino al magnate presidente, ha assunto una posizione più cauta e, a conti fatti, perdente.

Il premier ha così portato i liberali a un nuovo mandato, convincendo gli elettori che il suo profilo e la sua esperienza economica e finanziaria sono adeguati a contrastare le mire di Trump e a guidare il Paese in una eventuale guerra commerciale: Carney intende espandere le relazioni commerciali con altri partner, per ridurre la dipendenza del Canada dagli Stati Uniti.

La ‘guerra dei dazi’ e le minacce di annettere il Canada hanno indignato i canadesi ed hanno fatto dei rapporti con gli Stati Uniti un tema chiave della campagna elettorale-

Trump 2: non solo Canada, anche i sondaggi affondano il presidente ed Elon Musk

Nel centesimo giorno dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, i giornali americani sono pieni di sondaggi concordi su un punto: il calo di popolarità del presidente, che, per alcuni rilevamenti, è al punto più basso mai registrato da un ‘comandante-in-capo’ dopo quella che è tradizionalmente considerata una ‘luna di miele’ con gli elettori.

250121 - Trump 2 - Inauguration Day
II Biden e i Trump alla Casa Bianca (Anna Moneymaker Getty Images)

Trump fa peggio di Joe Biden, da lui ripetutamente (e ingiustamente) definito il peggior presidente nella storia Usa.

Certo, a sentire lui, che si paragona a Franklyn Delano Roosevelt, è stato un percorso trionfale. Ma, gli ricorda il Washington Post, che non gliene passa una, le differenze sono “crude”: dove Roosevelt procedeva con nuove leggi, Trump va avanti a colpi di penna di decreti presidenziali, che un tratto di penna di un prossimo presidente potrà revocare. Come accadde nel 2021, quando Biden si insediò e cancellò in pochi giorni buona parte dei quattro anni del magnate presidente.

I dati sono impressionati: 140 ordini esecutivi firmati in 100 giorni, contro i 24 firmati nel 2017, all’inizio del suo primo mandato. E gli elettori non reagiscono bene, confusi da tanti attivismo.

Il calo di Trump diventa un crollo per Elon Musk, al punto che l’uomo più ricco del Mondo è ormai diventato un handicap per il magnate presidente: il 57% ne disapprova l’operato al Dipartimento per l’efficienza dell’Amministrazione pubblica, e solo poco più di un terzo lo approva. David Singer, un venture capitalist, sostiene che i “tech bros” della Casa Bianca stanno uccidendo quei programmi di fondi pubblici che hanno fatto la ricchezza loro e dell’Unione.

  • New York Times – Current and former officials of the Justice Department say the crackdown is creating a climate of fear that goes beyond prior leak investigations and harms national security. Lawyers leave civil rights office en masse as new leaders shift priorities. New civil rights division chief Harmeet Dhillon told a conservative podcaster more than 100 attorneys have left their jobs, in many cases because they disagreed with the office’s new focus on combating anti-Christian bias, transgender athletes in women’s sports, antisemitism and “woke ideology”.
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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche.Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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