Una vecchia regola della diplomazia è che i comunicati congiunti più sono lunghi meno sostanza hanno. E quello pubblicato dopo il Vertice Ucraina/Ue di ieri a Kiev è lunghissimo: otto pagine fitte, 32 punti. Dentro, non c’è però ciò cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky più teneva: l’impegno a stringere i tempi dell’ingresso dell’Ucraina nell’Ue, a bruciare le tappe, a passare davanti ai sei dei Balcani in lista da attesa da anni e destinati a restarvi almeno fino al 2030 (sono Serbia, Montenegro, Bosnia, Macedonia, Albania e Kosovo).
Quell’impegno non c’è ed era chiaro dalla vigilia che non ci sarebbe stato. Per cui, nel comunicato e soprattutto nelle dichiarazioni si sprecano le frasi fatte e le formule stereotipate: futuro comune, sostegno costante – in questo, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel è più a suo agio della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen -.
L’apparenza è una grande solidarietà dell’Ue verso l’Ucraina. La sostanza sono un’enorme quantità di aiuti, finanziari e militari, e nuove sanzioni anti-russe entro il 24 febbraio, l’anniversario dell’invasione. Resta, però, la cautela nell’Ue nell’accelerare il processo di adesione dell’Ucraina, cui è già stato riconosciuto – in tempi record – lo statuto di Paese candidato. Nei sogni di Kiev, c’era l’ingresso dell’Unione nel 2024. Ma la diffusione della corruzione e la fragilità delle strutture e delle istituzioni dissuadono dall’andare di corsa.
Quanto basta alla portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova per ricamarci su: “L’Ucraina è lontana anni luce dall’adesione all’Ue”, dice. “E’ una maratona, non uno sprint”, ironizza Zakharova: “Alcuni ‘atleti’ – la Turchia, per esempio – corrono da oltre 30 anni”. In realtà, la portavoce si sbaglia, perché in realtà il cammino di avvicinamento di Ankara a Bruxelles inizia oltre 50 anni fa.
Il comunicato fa il punto delle sanzioni anti-russe già adottate e in arrivo, degli aiuti finanziari e militari – gli ultimi sono quelli varati giovedì dal Consiglio dei Ministri dell’Ue, quasi 550 milioni di euro più l’addestramento di altri 15 mila militari ucraini -. Sulla torta, UvdL ci mette la candelina di 35 milioni di lampadine led.
“L’Ue – recita ancora la dichiarazione – intensificherà l’impegno per utilizzare i beni russi congelati nella ricostruzione dell’Ucraina e a scopo di riparazione, in conformità con il diritto europeo e internazionale”.
Michel dice: “L’Ucraina è l’Europa e l’Europa è l’Ucraina. Il futuro dell’Ucraina è nell’Unione … Siamo qui per stare al vostro fianco: il vostro destino è il nostro destino … Non siamo intimiditi dalla Russia e non lo saremo…”. Poi twitta: “Non ci sarà tregua nella nostra determinazione … Vi sosterremo in ogni fase del vostro viaggio verso l’Ue”.
Secondo il Financial Times, gli amici dell’Ucraina, fra cui gli europei, stanno sollecitando il Fondo monetario internazionale a finalizzare i piani per un programma di prestiti multimiliardario a Kiev. Esponenti dell’Fmi dovrebbero vedere funzionari ucraini a metà febbraio per discutere un prestito da 14 a 16 miliardi di dollari.
Il Vertice Ucraina/Ue, reso più drammatico dalle sirene dell’allarme aereo che risuonano a Kiev durante i lavori, si ripeterà forse a Bruxelles. “Voglio davvero venirci – dice Zelensky -, ma ci sono rischi seri per me a lasciare il Paese, temiamo un nuovo assalto russo”. Le sue priorità sono “le armi a lungo raggio”, con cui “potremo liberare il Donbass e fare finire la guerra prima”.
A chi gli chiede delle intenzioni di Mosca, il presidente risponde: “Pensiamo che voglia prendersi l’Est. E pensiamo di potere vincere. Dipende dalle armi e dalla motivazione. In alcune città può esserci stato un rilassamento … Dobbiamo rafforzare lo spirito …”. Con l’Europa al fianco, ma non ancora dentro l’Unione.