Fosse comuni, con almeno 440 cadaveri, molti con un cappio al collo e le mani legate, e una decina di camere della tortura: la guerra in Ucraina, a Izyum, come a Bocha e a Mariupol, lascia uno strascico d’orrori e di crimini. L’Onu annuncia l’invio d’una squadra di medici forensi per indagare su quanto accadde nella città dell’Ucraina appena liberata dalle truppe russe che l’avevano occupata. La fossa più grande è stata trovata in una foresta, fuori città: caduti in combattimento e morti nei bombardamenti – si ipotizza -, ma pure vittime di esecuzioni sommarie. Testimoni riferiscono che Izyum è distrutta all’80% e che corpi vengono ancora estratti dalle macerie degli edifici.
Le camere della tortura, invece, erano in diverse località della regione di Kharkiv, due a Balaklia. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dice che i russi sono degli “assassini e torturatori”, che “lasciano solo morte e sofferenza” e avranno una “punizione terribilmente giusta”. Antony Blinken, segretario di Stato Usa, accusa la Russia di azioni orribili in Ucraina.
La cronaca di ieri registra un doppio attentato ai danni di esponenti filo-russi nei territori occupati. A Lugansk, una bomba che esplode vicino al loro ufficio il procuratore generale della omonima repubblica autoproclamata, Sergei Gorenko, e la sua vice, Yekaterina Steglenko. L’esplosione devasta il terzo piano della procura, nel centro cittadino.
A Berdyansk, il vice capo dell’amministrazione civile-militare per gli alloggi e i servizi pubblici Oleg Boiko e sua moglie Lyudmila Boiko, che dirigeva la commissione elettorale territoriale e preparava il referendum sull’annessione alla Russia, vengono uccisi “vicino al loro garage”. Le due azioni letali vengono attribuite dai russi agli ucraini, parlando di “terrorismo di Stato”.
A Kherson, la Tass scrive che missili Himars hanno colpito l’edificio dell’amministrazione militare filorussa, facendo un morto e un ferito.
Gli Usa hanno annunciato un nuovo invio di armi all’Ucraina per 600 milioni di dollari, che però non include i sistemi missilistici a lungo raggio chiesti da Kiev, gli Atacsm, che hanno una portata fino a 300 chilometri. Washington ritiene che un loro invio comporterebbe un rischio di escalation. La portata massima delle armi fornite dagli Usa all’Ucraina, i sistemi Himars, è di circa 75 km.
In una dichiarazione rilanciata da Interfax, il presidente russo Vladimir Putin dice che la Russia vuole finire il conflitto in Ucraina “il prima possibile”, ma che Kiev “rifiuta i negoziati”. Blinken, invece, rovescia la lettura corrente dell’attuale rapporto Cina – Russia: le preoccupazioni espresse da Cina e India sulla guerra in Ucraina starebbero mettendo pressione su Putin perché cessi l’aggressione.
Il leader ceceno Ramzan Kadyrov rilancia l’appello alla auto-mobilitazione generale e invita ogni regione russa a fornire un battaglione di “almeno 1.000 volontari”: “Non c’è bisogno di attendere che il Cremlino dichiari la legge marziale… Potremmo disporre di una forza di 85mila uomini”.
Riuniti a Berlino, i presidenti dei Parlamenti degli Stati del G7 hanno condannato l’invasione dell’Ucraina e chiesto l’immediato ritiro delle forze russe. La prossima settimana, Zelensky interverrà a distanza all’assemblea generale delle Nazioni Unite.