Episodi di violenza in Afghanistan, dove i talebani uccidono un familiare di un giornalista locale, cui danno la caccia, della Deutche Welle. Un fotografo del Los Angeles Times riferisce d’essere stato malmenato da un miliziano, prima di essere ‘salvato’ da un altro, che parlava inglese. L’epicentro della tensione a Kabul resta localizzato intorno all’aeroporto internazionale, da dove continuano a decollare i ‘voli della libertà’. Il resto della città è relativamente calmo: la gente resta in casa, le raffiche sono sporadiche.
Giungono notizie di proteste da diverse città, per sedare le quali i talebani avrebbero percosso manifestanti e fatto uso delle armi: sono tutte informazioni non verificabili in modo indipendente.
In una moschea di Kabul – ieri era giornata di preghiera -, “centinaia di persone hanno giurato fedeltà ai talebani” e una “folla plaudente ha salutato Khalil Haqqani“, un ricercato sul cui capo pende una taglia Usa da cinque milioni di dollari. Lo riferiscono fonti del regime.
Amnesty segnala che i talebani hanno “massacrato” e torturato, oltre un mese fa, almeno nove hazara, il terzo maggiore gruppo etnico del Paese, nella provincia di Ghazni. Nel Panshir, invece, dove, ad Anabah, c’è un presidio di Emergency, i talebani non sarebbero ancora entrati: secondo l’ex ministro della Difesa Bismillah Khan Mohammadi, “le forze della resistenza” hanno anzi riconquistato tre località. Il Programma alimentare mondiale, un’agenzia dell’Onu, vede il rischio d’una tragedia umanitaria: un afghano su tre sarebbe a rischio di morire di fame.
Per Emergency, la folla che si accalca all’aeroporto nella speranza di salire su un volo è di circa 10 mila persone: di lì vengono tutti i feriti portati all’ospedale dell’organizzazione umanitaria. I militari – s’ignora di che nazionalità – avrebbero sparato in aria e usato lacrimogeni per contenere la folla.
Fonti britanniche riferiscono che i talebani usano più la burocrazia ai posti di blocco che la violenza per rallentare l’esodo, forse per controllare che non vi siano fra chi fugge persone di loro interesse: si ritiene che vi siano in rotta decine di migliaia di agenti di sicurezza afghani – militari, poliziotti o altro – che cercano di fare perdere le loro tracce.
La Casa Bianca calcola che siano già state evacuate oltre 9000 persone dall’Afghanistan, ma che ne restino 80 mila. Fra i voli di ieri, un quarto verso l’Italia con 103 a bordo, un secondo verso la Spagna. Drammi, ma anche storie a lieto fine: Mohammad Khalid Waedak, poliziotto afghano di alto profilo, è in salvo con tutta la sua famiglia.
Sul fronte politico, i talebani lavorano alla formazione di un governo “inclusivo”, come chiedono anche i principali referenti del nuovo regime, Cina e Russia. Tolo News cita un alto responsabile, secondo cui il nuovo esecutivo “includerà tutti gli afghani”: “Stiamo vagliando le figure politiche tra quelle disponibili”.
A Washington, torna a parlare il presidente Joe Biden, che telefona al francese Macron. La sua vice Kamala Harris s’appresta a intraprendere una missione nel Sud-Est asiatico, dove dovrà convincere gli alleati dell’affidabilità di Washington. Il collasso afghano crea dubbi, scrive il Washington Post, sul ruolo degli Usa nel Mondo e, nel contempo, ne mette a nudo, scrive il New York Times, “la perdurante arroganza”.

La cancelliera tedesca Angela Merkel era ieri a Mosca dal presidente russo Vladimir Putin, cui chiede di esercitare tutta la sua influenza sul nuovo regime. “I talebani – dice Putin – ora controllano il Paese … Dobbiamo evitare la distruzione dello Stato … Noi conosciamo molto bene l’Afghanistan, sappiamo quanto controproducente sia imporvi modelli stranieri, non ha mai successo … Non si può esportare la democrazia”.
La Cina invita la comunità internazionale a essere “costruttiva”. L’Iran, il cui presidente Raisi riceve una delegazione cinese, vede “vari livelli” di cooperazione con la Cina in Afghanistan.
Alla Nato, c’è stata una riunione virtuale del Consiglio atlantico, a livello di ministri degli Esteri: sono emerse le priorità di uno stop alle violenze e della formazione di un governo “inclusivo”, dell’evacuazione del personale alleato e delle loro famiglie. Per ora, l’Alleanza decide di bloccare ogni sostegno alle autorità afghane e ribadisce l’impegno a combattere il terrorismo, che il ministro italiano Luigi Di Maio vede a rischio d’espansione. Di Maio annuncia un imminente G20 e sollecita a coordinare l’azione (anche con la Cina) e a tutelare i diritti delle donne e delle minoranze.