L’America è cambiata da quel 25 maggio 2020, quando, a Minneapolis, George Floyd volle pagare un pacchetto di sigarette con un biglietto da 20 dollari falso e si ritrovò steso sull’asfalto morto ammazzato perché un poliziotto gli tenne il ginocchio premuto sul collo, senza lasciarlo respirare, per oltre nove minuti. Il mese scorso, l’agente che lo ha ucciso, Derek Chauvin, è stato giudicato colpevole e diversi degli agenti che, in episodi analoghi, hanno ucciso, negli ultimi mesi, neri o ispanici inermi sono attualmente sottoposti a procedimenti giudiziari, dopo essere stati licenziati o sospesi.
L’America è un po’ cambiata da quel 25 maggio 2020, ma resta spaccata fra i Black Lives Matter e chi, magari nel segno di Law&Order, considera la violenza della polizia giustificata e non ne rifiuta tutte le venature di suprematismo e razzismo. La riforma della polizia del presidente Joe Biden non decolla in Congresso. Il culto delle armi facili resta diffuso nell’Unione. Nonostante le cronache registrino stragi in serie, il Texas ha appena approvato una legge che consente di acquisire e portare un’arma nascosta senza licenza, né addestramento né controlli al momento dell’acquisto. Quando si dice la ‘terra dei cowboys’…
Domenica, e poi di nuovo ieri, membri della Famiglia Floyd e familiari di altre vittime di colore della violenza poliziesca hanno manifestato a Minneapolis. E, ieri, la famiglia Floyd è stata ricevuta alla Casa Bianca, non senza frizioni interne – la sorella Bridgett contesta Biden -. A Minneapolis e ovunque nell’Unione, la ‘Celebration of life’ è stata una giornata di giochi e attrazioni per i giovani, performance di vincitori di Grammy e una fiaccolata, raduni, marce, concerti, con i grandi networks impegnati in speciali e interviste.
Biden non ha voluto strumentalizzarle la ricorrenza o spettacolizzarla: l’incontro con i Floyd è stato privato, presente la sua vice Kamala Harris. Il presidente ci teneva a suggellare l’anniversario firmando la legge di riforma della polizia che ha il nome di Floyd, ma il provvedimento è ancora fermo al Senato. Tra le misure previste, un registro sugli abusi dei poliziotti, il divieto di schedare su base razziale o religiosa e la modifica ai criteri d’immunità per gli agenti.
Quest’ultimo è il principale nodo da sciogliere nella trattativa tra democratici e repubblicani, condotta da Cory Booker e Tim Scott: i due senatori, entrambi afro-americani, dicono di stare “facendo progressi” verso un compromesso e sono ottimisti sulle possibilità di raggiungerlo. Ma c’è scetticismo: tentativi analoghi sono già falliti.
E’ vero, però, che una metà degli Stati ha già adottato riforme della polizia: l’obbligo per gli agenti di indossare le body-cam, un più facile accesso ai loro precedenti disciplinari, il divieto della stretta al collo e altro ancora. Ma l’Unione che sta uscendo dalla pandemia ha ancora da fare un cammino non scontato verso il superamento di disuguaglianze e discriminazioni.