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Usa: Corte Suprema, Barrett, la giudice che manda in tilt la politica

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 15/10/2020

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Sarà pure una Figlia di Maria, anzi una ancella del Signore, come si chiamano le fedeli del People of Praise, la comunità ecumenica di cui fa parte; ma non è per nulla politicamente sprovveduta. Anzi, Amy Coney Barrett, la giudice di 48 anni scelta da Donald Trump per colmare il vuoto creato nella Corte Suprema dalla morte di Ruth Bader Ginsburg, ha finora messo nel sacco, nelle audizioni di fronte alla Commissione Giustizia del Senato, sia repubblicani che democratici: delude i primi, che tanto ne voteranno lo stesso la conferma; ed elude le domande dei secondi, che vogliono metterla in difficoltà.

E’ stata, fin qui, una battaglia dialettica, anzi una partita a scacchi, soprattutto fra donne: la Barrett, cattolica, conservatrice, sette figli, di cui due adottivi, e le senatrici democratiche della California, Kamala Harris, candidata vice-presidente, e Dianne Feinstein. Rappresentano due facce femminili di un’America spaccata, consapevole che spetterà alla Corte Suprema dirimere alcuni dei nodi che dividono il Paese, l’aborto, l’Obamacare, il controllo sulle armi, forse l’esito del voto in caso di contestazioni, come ha già ventilato Trump.

Il quale trova che la Barrett “sta facendo molto bene”. E, in effetti, quand’è già in dirittura d’arrivo – le audizioni, iniziatesi lunedì, si concludono oggi -, la Barrett è riuscita a dribblare le domande più che a rispondervi, specie su aborto e Obamacare. Non si sbilancia sulla sentenza del 1973 su cui poggia il diritto di abortire negli Usa – “Non è opportuno che mi pronunci prima di insediarmi”, risponde alla Feinstein -. Assicura che sarà “obiettiva”, senza farsi condizionare nelle sue decisioni dalle convinzioni religiose: “Il mio faro è la legge”. E nega di avere preso impegni con Trump: “Sarebbe una madornale violazione dell’indipendenza giudiziaria se l’avessi fatto”.

La Harris la interroga nel puro stile procuratore – lo fu in California -, già mostrato nelle audizioni per la conferma di Brett Kavanaugh alla Corte Suprema, e la incalza ancora su aborto e Obamacare. La Barrett replica, decisa, che non sapeva, prima d’essere designata, che Trump volesse un giudice per abolire l’Obamacare – cosa poco verosimile, visto che lo sapevano tutti – e torna a rifugiarsi nella recita dei principi appresi dal suo mentore alla Corte Suprema, Antonin Scalia, di cui fu assistente fino alla morte nel 2016. Il giudice italo-americano e iper-conservatore coltivò un’amicizia personale con la Ginsburg, un’icona progressista.

Nel novero delle donne contro, s’inserisce con un tweet Hillary Clinton, che non apprezza la Barrett giudice ‘originalista’, che intende cioè richiamarsi alla Costituzione “come fu ratificata”: “Quando la Costituzione fu ratificata – nota Hillary – le donne non potevano votare. Né essere giudici”.

Contro la Barrett, del resto, i democratici evitano d’usare l’argomento dell’integralismo religioso, per evitare di farsi ‘impallinare’ come nemici della libertà religiosa. E con l’elusione e il richiamo ai principi, la Barrett evita pure le trappole che le creano i repubblicani a caccia di trofei – vorrebbero impegni contro aborto e Obamacare -.

Se arriverà fin in fondo con un percorso netto, la giudice vedrà vicina la conferma: i repubblicani hanno i numeri in commissione e in plenaria. Le due defezioni finora annunciate, di Susan Collins e Lisa Murkowski, non compromettono la loro maggioranza – restano loro 51 voti su 100 , anche se il Covid rappresenta un’incognita (ma vale pure per i democratici).

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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