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Usa 2020, Mattis, generale ‘cane pazzo’, azzanna Trump, divide l’America

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 05/06/2020

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Con i generali, Donald Trump non è stato felice nelle scelte: se n’è circondato, ma li ha persi tutti per strada, uno sbattuto in prigione – e poi prosciolto – per il Russiagate, gli altri cacciati perché non eseguivano a bacchetta gli ordini del ‘comandante in capo’. E’ la prova che pure gente usa alla disciplina patisce l’imprevedibilità del presidente. Adesso, il pezzo più pregiato della sua collezione di stellette, James ‘Jim cane pazzo’ Mattis, gli si ritorce contro: è contrario all’idea d’impiegare l’esercito contro i manifestanti anti-razzisti, mentre la violenza delle proteste dopo l’uccisione a Minneapolis di un nero ad opera della polizia s’attenua e nuovi sondaggi confermano che il candidato democratico Joe Biden è in vantaggio su Trump, almeno nelle intenzioni di voto nazionali.

Mattis agisce anche per livore personale. Il suo successore Mark Esper, che pure prende le distanze dal presidente, è forse portatore dei timori dei repubblicani per l’effetto elettorale della deriva ‘Law and Order’ del magnate che s’incensa: “Io ho fatto per gli afro-americani più di ogni altro presidente, ad eccezione del grande Abraham Lincoln”.

Mattis se ne andò – dimessosi o cacciato, le due versioni si sono sempre intrecciate – poco prima del Natale del 2018, dopo le elezioni di midterm perse dai repubblicani. In disaccordo con Trump sull’Iran, sulla Siria, sull’Afghanistan, la sua uscita di scena avevano lasciato l’Amministrazione senza generali: i tre altri che c’erano stati – i consiglieri per la sicurezza nazionale Michael Flynn e H.R. McMaster e il capo dello staff della Casa Bianca John Kelly – erano già fuori. Il presidente la prese male: ne chiosò su Twitter la lettera di dimissioni, scrivendo che Mattis andava “in pensione”: dagli anfibi direttamente alle pantofole.

Il generale, oggi quasi 70 anni, un marine per 40 anni, già comandante del Comando Centrale che, da Tampa in Florida, sovrintende a tutte le operazioni militari americane in Medio Oriente e Golfo, venne sostituito da Esper, un cadetto di West Point, in Iraq con la 101° Airborne Division dell’Esercito, ma fermatosi al grado di colonnello per votarsi all’Amministrazione e alla politica.

Su The Atlantic, settimanale liberal di cui Trump ha recentemente cantato il ‘de profundis’, Mattis, giudica “un abuso di potere esecutivo” lo sgombero della folla davanti alla Casa Bianca, lunedì 3, per consentire al presidente una “bizzarra photo-op” davanti alla chiesa di St.John, Bibbia in mano; e invita a “richiamare alle proprie responsabilità chi ha cariche e deride la nostra Costituzione”.

“Trump – scrive il generale – è il primo presidente nella mia vita che non tenta d’unire gli americani e neppure finge di farlo. Invece, tenta di dividerci”. “Siamo di fronte – prosegue – alle conseguenze di tre anni di questo sforzo deliberato, di tre anni senza una leadership matura. Possiamo unirci senza di lui, attingendo alla forza interna alla nostra società civile … Quando entrai nell’esercito, circa 50 anni fa, giurai di sostenere e difendere la Costituzione. Non avrei mai pensato che soldati che hanno fatto il mio stesso giuramento ricevessero l’ordine di violare i diritti costituzionali – a manifestare ed a protestare, ndr – dei loro concittadini…”.

Per Mattis, “militarizzare la risposta” alla frustrazione per l’uccisione di George Floyd , com’è stato fatto lunedì a Washington, “crea un conflitto, un falso conflitto, tra l’esercito e la società civile… Ed erode le fondamenta morali che garantiscono un legame fiduciario tra uomini e donne in uniforme e la società che hanno giurato di proteggere e di cui sono parte… Mantenere l’ordine pubblico spetta ai leader civili statali e locali che meglio capiscono le loro comunità”, aggiunge.

Tra Mattis ed Esper non corre buon sangue. Ma neppure Esper intende invocare l’Insurrection Act del 1807 contro le proteste, che la Casa Bianca etichetta come “terrorismo interno”. Trump non risponde a Esper, ma la portavoce della Casa Bianca Kayleigh McEnany afferma: “Per il momento. Esper è ancora segretario alla Difesa… Se il presidente perde fiducia in lui ve lo faremo sapere… “.

Trump, invece, replica su Twitter a Mattis: “Probabilmente l’unica cosa che io e Barack Obama abbiamo in comune è che entrambi abbiamo avuto l’onore di licenziare Mattis, il generale più sovrastimato del mondo. Chiesi le sue dimissioni e mi sentii benissimo… Il suo punto di forza non era militare, ma piuttosto le pubbliche relazioni. Gli diedi una nuova vita, cose da fare, battaglie da vincere, ma raramente ‘portava a casa il risultato’… Felice che se ne sia andato”.

Secondo Politico, Trump s’è ormai chiuso in un suo bunker elettorale, da dove fa campagna come Richard Nixon e George Wallace a fine Anni Sessanta. “Ma in realtà è come Lyndon Johnson, cioè un uomo che ha perso il controllo della macchina”.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche.Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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