Vladimir Putin ci riprova – e se nel 2016 si poteva anche capire che lo facesse, adesso la sua mossa appare del tutto incomprensibile -. L’intelligence statunitense ritiene di avere le prove che la Russia sta interferendo nella campagna per le presidenziali: Mosca vuole fare rieleggere Donald Trump.
E’ stato il New York Times a rivelare che un allarme in tal senso è stato lanciato dai vertici dell’intelligence Usa, che il 13 febbraio hanno messo in guardia il Congresso. Il Washington Post riferisce che uno dei funzionari che hanno condotto il briefing, Shelby Pierson, ha ripetuto più volte che la Russia ha “sviluppato una preferenza” per Trump.
S’è anche parlato di se e quando l’intelligence dovrebbe avvisare i candidati democratici di eventuali azioni ostili nei loro confronti di governi stranieri. Trump, che fa campagna in queste ore in Nevada dove oggi si vota, si fa beffe dei suoi rivali, dopo il loro dibattito fratricida di mercoledì scorso.
Il briefing – raccontano NYT e WP – ha mandato su tutte le furie il magnate presidente, che vi vede un “atto di slealtà” nei suoi confronti, nel timore che le rivelazioni fatte ai deputati possano essere utilizzate contro di lui dai democratici. In particolare, Trump teme il presidente della Commissione Intelligence Adam Schiff, il suo grande accusatore nell’impeachment, presente al briefing: “Ne farà un’arma contro di me”.
Da qui sarebbe nata la decisione di silurare Joseph Maguire, capo ad interim dell’intelligence Usa, responsabile dello svolgimento del briefing, e di chiamare l’ambasciatore Richard Grenell a capo dell’intelligence nazionale. Anche Grenell sarebbe però a termine: come scelta definitiva, Trump penserebbe al deputato della Georgia Doug Collins.
Richard ‘Ric’ Grenell, ambasciatore a Berlino, diplomatico spigoloso e a vario titolo controverso, era già stato citato come possibile successore all’Onu di Nikky Haley, anche se poi Trump non lo mosse perché soddisfatto di come faceva sentire alla cancelliera Merkel tutta la conflittualità dell’attuale Amministrazione.
Grenell fu portavoce degli Usa all’Onu dal 2001 al 2008: tenne l’incarico più a lungo di chiunque altro. Meno felice la sua esperienza ‘politica’: fu brevemente portavoce di politica estera e di sicurezza nazionale di Mitt Romney, come candidato repubblicano alla Casa Bianca nel 2012. Conservatore dichiarato, Grenell è apertamente gay -vive col suo partner Matt Lashey-; ed è pochissimo diplomatico quando usa Twitter – vi fa quasi concorrenza a Trump – e quando espone la sua ‘agenda’.
Fonti dell’Amministrazione indicano, però. che l’arrabbiatura di Trump con Maguire e la chiamata di Grenell sarebbero “una coincidenza”. Il WP, invece, afferma che, senza l’incidente del briefing, Maguire sarebbe stato nominato capo dell’Intelligence a titolo definitivo. Trump denuncia da tempo le valutazioni dell’intelligence sulle interferenze russe in Usa 2016 come frutto di una cospirazione ai suoi danni, di cui le attuali asserzioni sarebbero una propaggine.
Un recente sondaggio indicava che la maggior parte degli americani pensa che Trump stia incoraggiando interferenze straniere nelle elezioni statunitensi. Fatto da Npr, Pbs NewsHour e Marist, il rilevamento riferiva che il 50% degli intervistati ne è convinto e che ben il 56% ritiene che il presidente faccia poco o nulla per bloccare le interferenze in Usa 2020.
A renderli ancora più dubbiosi, c’è la notizia che Trump ha ingaggiato Matt Oczkowski, 31 anni, l’ex responsabile prodotto di Cambridge Analytica, la società britannica fallita che avrebbe usato illecitamente i dati di milioni di utenti Facebook per manipolare le presidenziali Usa 2016. Lo scrive Politico: Oczkowski, che aveva già lavorato con Trump nel 2016, ha una società chiamata HuMn Behavior.
Un altro fronte aperto di Trump è quello con la magistratura, acuitosi dopo la condanna a tre anni del suo amico e consigliere Roger Stone, 67 anni, per ostruzione alla giustizia nelle indagini sul Russiagate – avrebbe mentito per proteggere l’amico presidente -. Trump, i cui commenti sulla vicenda hanno già innescato dimissioni a catena nella magistratura e uno screzio con il segretario alla Giustizia William Barr, penserebbe ora a un provvedimento di clemenza, se i giudici non dovessero disporre per Stone un nuovo processo.