“Metteresti la tua famiglia su uno di quegli aerei, con piloti addestrati sui nostri simulatori? Io no”: è uno dei messaggi che dipendenti della Boeing si scambiavano prima che due tragedie aeree, avvenute tra il 2017 e il 2018, facessero 346 vittime in Indonesia e in Etiopia proprio nello schianto di due 737 Max della compagnia statunitense. Proprio gli aerei di cui loro parlavano, nuovi di zecca.
Ora, la Boeing si scusa per il tono delle mail dei suoi dipendenti, ma dovrebbe soprattutto scusarsi per avere messo in circolazione un prodotto così difettoso ed i cui limiti erano ben noti. Al punto che, nel 2017, un tecnico della Boeing scriveva dal 737 Max: “E’ un aereo disegnato da dei clown che sono a loro volta controllati da delle scimmie”, riferendosi in particolare al computer che doveva controllare il velivolo e che si sarebbe poi rivelato responsabile delle due sciagure.
Nelle loro mail, i dipendenti della Boeing raccontano anche come si facevano gioco dei responsabili della Federal Aviation Administration, l’autorità americana dell’aviazione civile, e fanno battute sulle carenze dell’aereo, rivelatesi poi fatali. In particolare, la Boeing convinse con trucchi e inganni le compagnie aeree e le autorità federali che non fosse necessario nessun addestramento specifico con simulatori per i piloti del velivolo: in fondo, erano tutti contenti di dirlo e di crederlo, perché ci risparmiavano un sacco di soldi.
Gli scambi di mail interni sono stati consegnati alla commissione d’inchiesta del Congresso prima di Natale e sono ora divenuti di pubblico dominio in una versione ‘editata’ – il materiale originale è nelle mani dell’Faa e del Congresso -. La corrispondenza non farà che complicare le relazioni già difficili tra la Boeing e la Faa.
Il 737 Max è ormai a terra da quasi dieci mesi, dopo le due tragedie. In un messaggio, la Boeing esprime il proprio “rammarico” per tono e contenuti delle comunicazioni interne, scusandosene “con la Faa, il Congresso, le compagnie aeree nostre clienti e il pubblico”. Un comunicato afferma: “Il linguaggio utilizzato in queste mail non è in linea con i valori di Boeing, e la società sta decidendo le azioni opportune”: è stata avviata un’inchiesta, al termine della quale si deciderà come agire nei confronti degli autori delle email.
Ma più che gli autori delle mail dovrebbero stare sulla graticola i responsabili del progetto. Secondo Peter De Fazio, presidente della Commissione Trasporti della Camera, un democratico dell’Oregon, “i messaggi offrono un quadro profondamente inquietante di fin dove la Boeing volesse arrivare per evitare i controlli di autorità, piloti, passeggeri, nonostante i suoi stessi dipendenti suonassero l’allarme”. C’è stato “uno sforzo coordinato, fin dai primi passi del 737 Max, per nasconderne informazioni cruciali alle autorità e al pubblico”. Anche la Faa si dice “delusa” dal comportamento della Boeing.
A dicembre, Dennis Muilenburg, la massima autorità del gruppo aeronautico, aveva lasciato l’incarico, proprio a causa della crisi del 737 Max: il cambio di leadership si era reso necessario, secondo l’azienda, “per restituire fiducia nella società”. La Boeing s’era impegnata a quel momento “a operare con rinnovata trasparenza”.