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I Paesi – Benelux, il nocciolo dell’Unione diviso dalla Brexit

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Il Benelux può essere rimesso in discussione? In linea di massima no, se non fosse per la posizione presa dall’Olanda in vista delle prossime elezioni europee.

L’unione tra Belgio (Belgium), Paesi Bassi (Netherlands) e Lussemburgo (Luxembourg) potrebbe essere a dura prova dalla creazione della Nuova Lega Anseatica avvenuta nel 2018, che ha discostato l’Olanda dagli altri due Paesi. Questo allontamento sembra collegato, in qualche misura, all’evento europeo più traumatico degli ultimi tre anni: la Brexit, che incide sugli equilibri tra gli Stati europei.

Meglio conosciuta come Unione economica Benelux, così nominata per la prima volta nel 1944, sancita definitivamente nel trattato del 1958 e successivamente rinominata Benelux Union a partire dal 17 giugno 2008, il Benelux ha sempre rappresentato la forte unione geografica, politica ed economica dei suoi tre Stati membri.

Questi Paesi, oltre ad avere costituito un modello per la nascita dell’attuale Unione europea, contribuirono anche alla formazione della Ceca, dell’Euratom e della Cee, assieme a Germania, Francia e Italia. Condividono un Parlamento (Benelux Parliament) creato nel 1955, un Comitato dei Ministri, una Corte di Giustizia e un’Organizzazione per la proprietà intellettuale. Organi che operano super partes rispetto alla legislazione dei singoli tre Stati e che incidono sull’organizzazione interna degli stessi.

La decisione del Regno Unito di uscire dall’Ue ha risvegliato le mai sopite mire mercantili olandesi. I Paesi Bassi hanno saputo trarre prontamente porofitto dal nuovo (dis)equilibrio geopolitico, registrando una crescita economica del 3% nel periodo successivo al referendum britannico. Il primo ministro olandese Mark Rutte sembra voglia far sedere i Paesi Bassi sul trono lasciato vacante in Europa dall’0uscita della Gran Bretagna, in tema di economia e commercio.

Guidati dall’Olanda, gli otto Paesi suoi alleati nella Nuova Lega, che condividono la visione rigorista della linea economica, sperano in una riforma che aumenti il peso del Meccanismo europeo di stabilità, così da aumentare le responsabilità dei singoli Paesi sui rispettivi deficit di bilancio.

Al contrario, Belgio e Lussemburgo vedono nella Brexit l’opportunità per rilanciare l’Ue verso un’intesa sempre più stretta, non solo dal punto di vista economico, ma anche politico e sociale.

Obiettivo del Lussemburgo è un processo d’integrazione europea in ambito bancario, fiscale, economico e politico. Visto il suo sistema fortemente incentrato sulle attività finanziarie, il piccolo Stato necessita di scambi e di manodopera dall’estero.

Il Belgio assume, invece, una posizione politica dettata anche dal bisogno di usufruire dei vantaggi derivanti dall’Ue. In concomitanza con le elezioni europee del 26 maggio, gli elettori belgi si recheranno alle urne anche per un rinnovo delle rappresentanze parlamentari a livello nazionale e regionale. 

In un contesto di crescente competitività e globalizzazione, i due fratelli minori del Benelux hanno più bisogno di ‘‘mamma Europa’’, attenta alle necessità concrete dei cittadini e in grado di garantire una tutela maggiore anche sulla linea nazionale, soprattutto in questo periodo di gravi incertezze che sta destabilizzando gli scambi a livello mondiale.

GYL
Giulia Bugliosi, Laura Politi, Ylenia Rossi

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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