HomeUsaDisarmo: Inf, Usa fuori, torna la paura degli euromissili

Disarmo: Inf, Usa fuori, torna la paura degli euromissili

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 23/10/2018

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Che il mondo sia un posto più pericoloso, con l’uscita degli Usa dal Trattato sugli euromissili, o Inf (Intermediate-Range Nuclear Forces), tutti lo sanno; tant’è che nessuno o quasi – l’eccezione è britannica – condivide la decisione annunciata dal presidente Trump e ispirata dal consigliere per la Sicurezza Nazionale John Bolton, “noto per la sua ossessiva insofferenza per i vincoli strategici” – la definizione è di un diplomatico di rango -. Proprio Bolton è in queste ore a Mosca per parlarne, dopo che Russia e Cina hanno già denunciato la pericolosità della mossa di Washington.

Ma Trump non si cura della sicurezza internazionale: gli preme la sua agenda, di smantellamento della governance multilaterale mondiale; e gli interessano le elezioni di midterm del 6 novembre, fra due settimane esatte.

I sondaggi continuano a indicare che i democratici possono sottrarre ai repubblicani il controllo della Camera. Ma i sondaggi, quando c’è di mezzo Trump, hanno già sbagliato di grosso. Vi sono segnali d’una certa impermeabilità dell’elettorato ai messaggi politici; e quando la gente percepisce i temi della campagna lontani dai suoi interessi, può rispondere non andando a votare e facendo così ‘saltare il banco’ delle previsioni.

In un’Unione fortemente polarizzata, dove le primarie dei due campi hanno fatto emergere candidati o ‘socialisti’ – fra i democratici – o ‘trumpiani’ – fra i repubblicani -, scontri politici sulla conferma del giudice Kavanaugh alla Corte Suprema o sui migranti o sui transgender non spostano voti, ma confermano solo i due campi sulle loro posizioni.

Annunciando l’abbandono del Trattato Inf, Trump agisce in due direzioni: da una parte, fa risuonare due parole d’ordine popolari della sua campagna, ‘America First’ e ‘Make America great again’, che possono ridare entusiasmo all’elettorato meno attento alla dialettica internazionale; dall’altra, porta avanti il piano di demolizione della governance internazionale basata su intese, per sostituirla con una sorta di legge della giungla dove il più forte, cioè gli Stati Uniti, impone la propria volontà, a tutela del proprio interesse.

La tattica dello smantellare gli accordi esistenti Trump l’ha già praticata ripetutamente: ha chiamato gli Usa fuori dalle intese di Parigi sul clima, dal patto sul nucleare con l’Iran e, fronte commerciale, dal Tpp, l’accordo con i Paesi del Pacifico, e dal Nafta, con Messico e Canada.

Finora, l’unica mossa di successo è stata quella del Nafta, rimpiazzato da un nuovo patto, consono agli interessi statunitensi. L’accordo con l’Iran è stato confermato – ed è rispettato – da tutti gli altri garanti, quello di Parigi da tutti gli altri firmatari; e i Paesi del Pacifico si sono creati una loro zona di libero scambio.

Denunciando l’ Inf, gli Usa  – scrive l’ambasciatore Trezza su AffarInternazionali.it – “infliggono un ulteriore colpo all’architettura di sicurezza e stabilità internazionale” dopo la Guerra Fredda.

Washington non è nuova “a mosse del genere: nel 2001 l’Amministrazione Bush denunciò l’Abm, che limitava i sistemi di difesa anti-balistica; e l’America non ha mai ratificato il Ctbt, che vieta gli esperimenti nucleari … Solo la Corea del Nord ha un record così negativo: s’è ritirata dal Tnp, che le proibiva di possedere l’arma nucleare, e non ha rispettato l’intesa bilaterale con la Corea del Sud sulla denuclearizzazione della Penisola coreana”. Sarà per questo che Trump e Kim vanno d’accordo.

Il Trattato Inf venne stipulato nel 1987, a suggello della ‘crisi degli euromissili’ originariamente stanziati dall’Unione Sovietica in Europa orientale. La Nato rispose con la decisione di spiegare missili nucleari in quattro Paesi europei tra cui l’Italia (nella base di Comiso in Sicilia).L’intesa bandisce un’intera categoria di vettori nucleari e ne prevede la distruzione. Fu un successo senza precedenti, che ora rischia di essere vanificato.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche.Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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