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Usa: a lezione di patriottismo dai soldati transgender

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 25/03/2018

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A lezione di patriottismo e coraggio da un soldato transgender della Guerra Civile. The Guardian ci manda Donald Trump, proprio nel giorno in cui il presidente ci riprova: lui i transgender in armi non li vuole proprio vedere, anche se sia le Forze Armate che la magistratura gli hanno già risposto picche. E, allora, eccolo emanare un ordine esecutivo che, invocando la sicurezza nazionale – sorta di formula magica che gli permette, in prima istanza, di decidere quasi ogni cosa, dal ‘muslim ban’ ai dazi sull’acciaio –, espelle i transgender dall’esercito statunitense, fatte salve “limitate eccezioni”.

Il presidente riparte all’attacco, mentre l’America è scossa da fermenti e timori diversi. E’ il giorno di #marchforourlives, Le marce degli studenti contro le armi, che Trump, con una piroetta, cavalca, elogiando i “giovani coraggiosi” – centinaia di migliaia in tutta l’Unione – e avallando il blocco dei dispositivi che trasformano fucili a ripetizione in armi da guerra, veri e propri mitragliatori. E poi c’è la guerra dei dazi con la Cina, le cui ritorsioni vanno a colpire in pieno gli elettori del presidente, e quella delle spie con Mosca, che può portare a un balletto di espulsioni e contro-espulsioni di diplomatici, come già avvenuto tra Londra e Mosca (ma i due presidenti fanno sapere di volersi incontrare). Senza contare le spade di Damocle di Russiagate e Cambridge Analytica che sono mine innescate sotto la Casa Bianca.

La storia che The Guardian racconta è quella di Albert Cashier, nata Jennie Hodgers, in Irlanda, nel 1843, e protagonista d’una saga personale e familiare che il gusto romanzesco di Margaret Mitchell avrebbe forse trasformato in un ‘Via col Vento’ nordista dal finale amaro.

Il 6 agosto 1862, Albert, 19 anni, si arruolò nelle Giubbe Blu, l’esercito dell’Unione, a Belvidere, nell’Illinois,  Piccolo di statura – non arrivava a un metro e 60 -, con la divisa sempre abbottonata fino al collo, Albert dormiva appartato. Ma sui campi di battaglia, nei ranghi del 95° fanteria Illinois si fece valere: una volta fu fatto prigioniero, ma riuscì a liberarsi; e un’altra volta raccolse una bandiera a stelle e strisce abbattuta dai confederati a la issò su un albero.

Quello che nessuno sapeva, e nessuno seppe per quasi 50 anni, dopo la fine della guerra, è che Albert, all’anagrafe, era una donna. Costretto ad abbandonare, sul limitare della vita, ormai malato, il sesso che sentiva suo, Albert fu riscattato in morte dai suoi commilitoni e sepolto come un soldato e un eroe, Adesso la sua vicenda è divenuta un musical, in scena a Chicago, la città simbolo dell’Illinois.

La storia di Cashier non è rimasta un fatto isolato: oggi, ci sono almeno 6.630 militari Usa transgender in servizio permanente effettivo e 4.160 nella riserva. Libri e studi documentano come, per patriottismo o per necessità, numerose donne si siano arruolate nella Guerra Civile e non solo, celando il loro sesso. Sarah ‘Lyons’ Wakeman lo faceva “perché la paga era buona”.

La tesi della Casa Bianca è che avere in servizio soldati che richiedono pratiche mediche complesse “comporta un handicap considerevole per l’efficienza” delle forze armate. L’anno scorso, poco dopo essersi insediato, il presidente aveva colto di sorpresa il Pentagono, dal segretario alla difesa James Mattis allo Stato Maggiore, annunciando di volere bloccare l’arruolamento di transgender autorizzato dal suo predecessore Barack Obama. I tribunali federali hanno espresso a più riprese parere contrario al ‘diktat’ presidenziale, mentre il Pentagono traccheggiava: chi è in servizio resta, i nuovi arruolamenti erano sospesi o rinviati. Adesso, ci sarà, forse, un giro di vite.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche.Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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