Le difficoltà che incontrano i giovani che cercano di inserirsi nel mondo del lavoro sono spesso al centro delle discussioni politiche nel nostro Paese. Se da un lato le nuove generazioni sono state più volte accusate di essere svogliate e poco intraprendenti, dall’altro gli studenti universitari avvertono con piena consapevolezza i problemi che, una volta lasciato il “nido”, bisogna affrontare e rispetto ai quali non ci si sente sempre pronti.
Abbiamo parlato con alcuni studenti universitari ponendo loro la domanda: Sei fiducioso o piuttosto temi di diventare adulto immaginando il futuro che ti aspetta?
Secondo alcuni di loro il vero problema risiederebbe nella scarsa preparazione pratica che l’università offre agli studenti: «Il problema non riguarda tanto le conoscenze teoriche, magari sappiamo citare Scholem e gli studi sulla Qabbalah, ma per chi come noi studia editoria, ad esempio, risulta complicato anche solo editare un video. Devi essere tu, armato di buona volontà, a fare corsi esterni e quindi a pagamento, ma la verità è che sappiamo un po’ di tutto, senza essere realmente specializzati in nulla.»
Per quanto riguarda la possibilità di svolgere dei tirocini, uno strumento fondamentale per creare un ponte tra scuola e lavoro, i servizi offerti dalle università, come il portale “Job soul” risultano spesso insufficienti ed inefficaci per iniziare concretamente a lavorare.
«Io sto finendo il tirocinio, che in teoria doveva prepararmi a lavorare sul campo, seguita da un tutor.» Ce lo racconta Micol, 26 anni, laureata magistrale in psicologia «Invece niente assistenza, ho dovuto fare per conto mio qualcosa che avevo letto soltanto sui libri. Nel mio campo devo lavorare in situazioni delicate, rispetto alle quali occorre una preparazione tale da non farmi incorrere in rischi che provochino danno ai pazienti. Ovviamente non tutti sono disposti a pagare per le conoscenze che hai acquisito. È assurdo che dopo la presentazione del mio curriculum la risposta sia sempre “Sei troppo qualificata, non ti chiameranno mai. Elimina qualcosa».
Per Nicol, 26 anni «Un altro problema sono le politiche attuali, che incentivano il lavoro volontario. Passa l’idea che i volontari possano non solo coadiuvare ma lavorare con me, ponendoci sullo stesso piano. Mi stanno implicitamente dicendo che il mio lavoro è un passatempo».
Nella realtà italiana se si punta sul merito è difficile riuscire, ma come dice Luca, ultimo anno di giurisprudenza, «Un ragazzo vuole studiare, specializzarsi e concentrarsi su un determinato obiettivo, può riuscire alla grande. La speranza e la determinazione sono importanti per realizzarsi. Io credo che il problema sia questo, i miei coetanei per lo più sono scoraggiati. Il sistema sociale attuale non ci da la possibilità di credere in noi stessi».