Tafferugli, feriti e lo spettro d’uno sciopero generale: la Grecia non riesce a uscire dall’ombra lunga della durissima crisi economica e sociale che l’ha investita in ondate successive negli ultimi anni, modificando anche in profondità il panorama politico. Ma l’Unione europea non fa passi indietro: Jyrki Katainen, ex premier finlandese, l’anima più rigorista della Commissione di Bruxelles, di cui è vice-presidente, sostiene che ci vogliono 6/8 anni per vedere gli effetti positivi delle riforme. E siccome la Grecia le riforme le ha – più o meno – avviate davvero solo nel 2013/’14, nella migliore delle ipotesi la fine del tunnel si vedrà nel 2020. Fino ad allora, avanti tirando la cinghia: l’economia greca, negli ultimi tre anni, è mediamente cresciuta a ritmi bassissimi e altalenanti (+0,4% nel 2014, -0,2% nel 2015, zero nel 2016) ed è l’unica dell’Ue ad avere fatto peggio dell’Italia nel triennio.
Di mezzo c’è però la vita della gente, che perde il lavoro o vede diminuire il proprio reddito; e non ha più il soldi per pagare il mutuo della casa. E allora succede quel che è accaduto ieri ad Atene, dove, in un tribunale, cominciava la vendita all’asta di abitazioni di proprietari ‘morosi’ – si stima che siano al momento il 45% del totale -.
La messa all’asta doveva già iniziare mesi or sono, ma era stata sospesa. Le autorità avevano disposto presidi di polizia intorno ai tribunali teatro delle aste giudiziarie, temendo incidenti.
Attivisti del movimento ‘Non pago’ sono entrati nell’edificio provando a invadere l’aula di giustizia ed a bloccare la vendita all’asta. La polizia è intervenuta. Ci sono stati tafferugli: i manifestanti hanno lanciato lattine ed estintori sugli agenti, che hanno sparato candelotti lacrimogeni: dall’una e dall’altra parte, si lamentano contusi.
Tra i manifestanti, leader di movimenti di sinistra e del sindacato Pame, vicino al Partito comunista greco Kke, che conserva una rappresentanza parlamentare (15 su 300 nell’Assemblea nazionale, due su 21 al Parlamento europeo). Analoghi incidenti si sono verificati anche a Salonicco, nel Nord della Grecia, dove però non si ha notizia di feriti e di arresti.
E’ un segnale che la situazione sociale in Grecia sta di nuovo deteriorandosi. Martedì, i maggiori sindacati greci avevano già indetto per il mese prossimo un ennesimo sciopero generale contro le politiche d’austerità, proprio mentre il Governo avviava un nuovo round di negoziati con i creditori internazionali, l’Ue, la Bce, l’Fmi.
Il 14 dicembre, i lavoratori greci del pubblico e del privato incroceranno le braccia per protestare contro i tagli dei salari e delle pensioni e per chiedere aumenti delle retribuzioni e, nel pubblico, assunzioni.
A partire dal 2010, per evitare che il Paese facesse default, i governi greci succedutisi al potere hanno tagliato la spesa e i salari, alzando le tasse e riducendo drasticamente il turn over nel pubblico. Il risultato è che il Paese è rimasto finanziariamente a galla, grazie ai crediti ottenuti da Ue, Bce ed Fmi, ma che le condizioni sociali e i livelli di vita si sono drammaticamente deteriorati, con periodiche fiammate di protesta ed esasperazione.
Il programma di bailout – interventi effettuati da istituzioni bancarie o pubbliche per salvare dal fallimento un’azienda, in questo caso uno Stato, tramite prestiti agevolati e aiuti finanziari sotto varie forme – scade nell’agosto dell’anno prossimo: da quel momento, la Grecia dovrebbe tornare ad essere capace di auto-finanziarsi vendendo titoli che dovrebbero avere ritrovato valore.
Il settore di cui ora si discute nei negoziati con i creditori internazionali è l’energia: le trattative per una liberalizzazione del settore dovrebbero concludersi entro fine anno.