I nodi del Mondo sull’agenda del Vertice a Osaka del G20. Che, come al solito, non ne scioglierà nessuno. Dei vari format della governance mondiale, questo è il meno efficace, mai all’altezza dei propositi di Pittsburgh 2009, quando fu promosso ad aeropago della crisi globale, mettendo in sordina il G7: di quell’incontro, resta nella memoria solo lo sguardo di Silvio Berlusconi perduto nella scollatura di Michelle Obama, davanti a un attonito Barack.
Dalle riunioni plenarie, in corso da ieri a Osaka, in Giappone, non c’è da aspettarsi altro che predicozzi e imperativi categorici che tutti sottoscrivono e pochi intendono rispettare. L’obiettivo è promuovere la cooperazione economica mondiale, su temi che vanno dai rischi economici globali alle dispute commerciali, dall’innovazione all’intelligenza artificiale. Alla fine della prima giornata di lavori, il premier giapponese Shenzo Abe ha lanciato l’ ‘Osaka track’ per i flussi di dati sicuri.
Sono tutte questioni estremamente complesse, su cui è relativamente facile raggiungere l’unanimità, se si resta sui massimi sistemi; o, almeno, era, perché con Donald Trump alla guida degli Stati Uniti anche la più ovvia constatazione liberista e anti-protezionista diventa problematica; per non parlare degli appelli alla lotta contro il cambiamento climatico..
Più sostanza può venire dai bilaterali, che sono un fitto intreccio e dove la cancelliera tedesca Angela Merkel è un’osservata speciale, dopo i tremori accusati a due riprese nei giorni scorsi. Lei se la cava bene ed esce pure indenne da un incontro con Trump, che le regala un complimento fuori misura e del tutto insincero.
Il magnate presidente ha visto il presidente russo Vladimir Putin e deve vedere il cinese Xi Jinping: il colloquio più atteso, con l’incognita dei dazi – dalla plenaria di ieri, avvisaglie di screzi, con Xi che dice no alle porte chiuse e Trump che vuole un G5 sicuro -. A Putin, Trump intima di tenersi fuori da Usa 2020: i due – dicono i russi – sono d’accordo per provare a risolvere con la diplomazia il contenzioso con l’Iran e sono aperti al dialogo sul disarmo (peccato che Trump abbia denunciato tutti gli accordi internazionali a portata di mano, da quello sugli euromissili a quello sul commercio delle armi, per non parlare di quello sul nucleare iraniano).
La compagnia a Osaka non è delle migliori: c’è il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, con cui Trump è a suo agio – i due concordano sull’inasprimento delle sanzioni al Venezuela -; c’è il principe ereditario saudita Mohammad bin Salman, il mandante del delitto Khashoggi – secondo l’intelligence statunitense -; c’è pure il generale golpista egiziano Abdel Fattah al-Sisi, che, ovviamente, assicura a Giuseppe Conte “cooperazione totale” sul caso Regeni.
C’è anche un capitolo italiano, negli ‘a margine’ di questo Vertice: il presidente del Consiglio Conte e il ministro dell’Economia Giovanni Tria sondano terreni d’intesa con le Istituzioni europee – ci sono, fra gli altri, il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker e il commissario all’Economia Pierre Moscovici – per sventare o almeno posporre la minaccia di una procedura d’infrazione per debito eccessivo.
Tutto si svolge in una metropoli dove lo dispiegamento delle forze dell’ordine è senza precedenti: un paradosso, in un Paese con tassi di criminalità irrisori. Il governo nipponico schiera 32 mila agenti, più di uno per ogni funzionario mobilitato o giunto al seguito dei capi di Stato e dei leader delle maggiori organizzazioni internazionali.
Circa 160 chilometri di arterie stradali cittadine sono stati chiusi al traffico. Restano pure chiuse almeno 700 scuole. Così come i locali a luci rosse di Tobita Shinchi, il quartiere peccaminoso, costretto all’inattività per la prima volta in 30 anni, dalla morte dell’imperatore Hirohito nel 1989.
Diplomatici, funzionari e giornalisti potranno consolarsi con il takoyaki, specialità culinaria locale: polpette di polpo avvolte in una pastella di farina di grano, fritte o grigliate, condite con maionese e salsa Otafuku. La mensa del centro media internazionale è pronta a servirne due milioni: le notizie saranno magari poche e ‘avvelenate’ dalla propaganda, ma le polpette si spera siano buone.