Con lo sguardo attonito, il premier israeliano Benjamin Netanyahu osserva, dal palco dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, l’esodo di frotte di diplomatici e funzionari che lasciano in massa la grande aula, al momento in cui lui deve prendere la parola. E’ l’immagine che la Cnn mette in home page, sotto il titolo: “Netanyahu dice che i Paesi occidentali hanno ‘ceduto’ ad Hamas, “riconoscendo lo Stato della Palestina”.
Nel suo acceso discorso, Netanyahu, pur confrontandosi con l’isolamento del suo Paese, ha detto che “Israele deve finire il lavoro” contro Hamas nella Striscia di Gaza e ha contestato che lì si compia un genocidio e si muoia di fame. Ad Hamas, ha intimato: “Liberate gli ostaggi o vi daremo la caccia”. Dal podio, Netanyahu ha mostrato una mappa che illustra, a suo dire, “la maledizione dell’asse del terrore iraniano”, i cui ‘proxi’ – ha detto -, riferendosi ad Hezbollah, Huthi e altri, “abbiamo decimato”.
Onu: MO, il discorso di Netanyahu diffuso con altoparlanti a Gaza

Netanyahu parla per 40’, tre volte più del suo tempo, secondo solo a Donald Trump –quasi un’ora-. Sulla giacca, ha una vistosa spilla con un Qr code, già affisso in varie parti della città di New York: se inquadrato rimanda al “sito sulle atrocità del 7 ottobre”. Il suo messaggio – sostiene – è destinato agli ostaggi a Gaza e ai palestinesi: gli altoparlanti lo diffondono in tutta la Striscia: “Ai nostri coraggiosi eroi dico: ‘Non vi abbiamo dimenticato neanche un secondo. Il popolo di Israele resta con voi, non ci fermeremo finché tutti voi non sarete tornati a casa’”.
Il premier israeliano sarà lunedì alla Casa Bianca, ospite del presidente Usa Donald Trump. Sarà un’occasione per verificare la tenuta della promessa di Trump, fatta martedì ai leader del Golfo, d’essere contrario a che Israele si annetta la CisGiordania.
Anche la Fox dedica l’apertura all’Onu, ma solo per dimostrare, in scia alle critiche nel discorso di Trump e l’accoglienza a Netanyahu – quanto le Nazioni Unite siano ‘marce’. Fox dà enorme enfasi a un episodio minore: Mike Waltz, il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, è stato aggredito nei bagni del Palazzo di Vetro da “un individuo di sinistra disturbata”. Waltz veniva dal denunciare gli inconvenienti verificatisi all’Onu in occasione del discorso di Trump, come una scala mobile che non funzionava, e dall’avere collegato ulteriori finanziamenti americani a sostanziali riforme.
Trump 2: dopo Comey, Trump mette nel mirino altri suoi ‘nemici’

Cnn e Fox a parte, i maggiori media Usa sono focalizzati sugli sviluppi della ‘caccia al nemico’, cioè all’avversario – politico e meno che sia -, lanciata dal presidente Trump con il rinvio a giudizio dell’ex direttore dell’Fbi James Comey. Scrive il New York Times, in un’analisi in prima: “Trump dice di cercare giustizia, non vendetta. Ma le sue parole raccontano un’altra storia: dice chiaramente di aspettarsi che il Dipartimento di Giustizia punisca quelli da lui percepiti cone nemici”.
Una conferma viene da una ‘breaking news’ battuta, nella notte, dalla Ap: l’Fbi avrebbe licenziato – manca la conferma ufficiale – una ventina di agenti ‘colpevoli’ di essersi inginocchiati durante manifestazioni anti-razziste organizzate nel 2020 dal movimento Black Lives Matter – Trump, allora presidente, era insofferente di quei gesti -. L’inginocchiarsi divenne un segnale di adesione alle proteste. Gli agenti erano già stati sospesi e sarebbero stati ora licenziati.

Inoltre, è in corso un’inchiesta sulla procuratrice della Georgia Fani Willis, che sosteneva l’accusa contro Trump per le pressioni esercitate sulle autorità statali perché alterassero i risultati del voto nello Stato nel 2020 facendolo risultare vincitore. Non si sa ancora a che servano le informazioni che inquirenti federali stanno raccogliendo sulla impavida magistrata, già messa in discussione l’anno scorso dai difensori dell’allora candidato repubblicano. Per il momento, sono stati messi sotto sequestro documenti relativi alle sue trasferte.
Attira molta attenzione la procuratrice federale della Virginia Lindsey Halligan, che ha gestito l’incriminazione di Comey. E’ un’avvocata di 36 anni senza esperienza come procuratrice, ex (quasi) reginetta di bellezza del Colorado, già nel team legale del Trump pluri-indagato e condannato nel biennio 2023/’24, poi assistente legale alla Casa Bianca.

Halligan è stata da poco designata da Trump procuratrice federale di un distretto della Virginia, in sostituzione di Erik S. Siebert, dimessosi pur di non cedere alle pressioni per mettere sotto accusa Comey, ed è ancora in attesa di conferma da parte del Senato. Il Washington Post ne fa un ritratto con molti dettagli su come la sua carriera sia legata a Trump, fin dai concorsi di bellezza di cui all’epoca Trump era l’organizzatore.
Il Wall Street Journal punta sul fatto che, per ottenere l’incriminazione di Comey, Trump abbia dovuto superare “dissensi interni” al suo team e ricorda che l’Amministrazione Trump 2 ha giù cacciato dalla procura federale di New York la figlia di Comey, Maurene. Politico.com sostiene, sulla base di parerei di esperti, che il ‘caso Comey’ non avrebbe mai dovuto finire in tribunale e che esso potrebbe concludersi con “l’umiliazione” del Dipartimento della Giustizia resosi subalterno e succube al presidente.