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Guerre, punto: Gaza, tre dei G7 riconoscono la Palestina; Ucraina, è stallo con provocazioni

Scritto, in versioni diverse, tra il 30 e il 31 luglio, per The Watcher Post https://www.thewatcherpost.it/esteri/g7-palestina-kiev-stallo/ e per La Voce e il Tempo uscita il 31/07/2025 in data 03/0(/2025 - integrato da https://giampierogramaglia.eu/2025/07/27/trump-2-tregua-gaza-pace-dazi/ e https://giampierogramaglia.eu/2025/07/28/dazi-usa-ue-trump-uvdl-intesa-15/ - e per il Corriere di Saluzzo del 31/07/2025

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Guerre, punto – Nella Striscia di Gaza, c’è la carestia, si soffre la fame. Lo dicono tutte le organizzazioni umanitarie, le Nazioni Unite, l’Unione europea, tutti; lo ammette persino Donald Trump, contraddicendo, eccezionalmente, il suo sodale Benjamin Netanyahu. Ma nessuno fa niente di concreto. Diventano, però, tre i Paesi del G7 a impegnarsi a riconoscere lo Stato della Palestina in settembre, se il quadro non sarà mutato.

Francia, Gran Bretagna, ora pure il Canada, annunciano, dunque, un atto dimostrativo forte, seppur simbolico. E s’alimenta lo stucchevole dibattito: “Ma serve davvero?, cambierà qualcosa?”. Come se non farlo servisse a qualcosa, come se Netanyahu avesse finora moderato la sua azione perché l’Occidente suo alleato è stato tollerante, se non silente, davanti ai crimini di guerra e ai diritti umani violati a Gaza, dopo gli atroci attacchi terroristici condotti il 7 ottobre 2023 da Hamas e altre sigle palestinesi in territorio israeliano – 1200 le vittime, oltre 250 gli ostaggi catturati, una cinquantina dei quali devono essere ancora restituiti, vivi o morti, alle loro famiglie -.

In quasi 22 mesi di guerra, il bilancio ufficiale delle vittime palestinesi ha superato nei giorni scorsi le 60 mila: le fonti della Striscia, i cui dati non possono essere verificati in modo indipendente, non indicano quanti siano i miliziani e i civili, ma donne e bambini sono circa la metà del totale.

Guerre: Gaza, i dibattiti stucchevoli, vale la pena?, è carestia?
250731 - geurre - punto, Gaza
Palestinians carry sacks and boxes of food and humanitarian aid that was unloaded from a World Food Program convoy that had been heading to Gaza City in the northern Gaza Strip, Monday, June 16, 2025. (AP Photo/Jehad Alshrafi)

E, per l’Onu, c’è il rischio che il peggio debba ancora succedere: a uccidere, ora, è l’arma della fame e del contingentamento, da parte israeliana, degli aiuti umanitari, viveri e medicinali, acqua e carburante per i generatori negli ospedali. “Ci saranno decessi diffusi, senza interventi immediati”, avvertono Amnesty international, Medici senza frontiere e numerose altre organizzazioni che operano sul terreno.

Anche qui, si innesca un dibattito stucchevole. Tecnicamente, la situazione nella Striscia di Gaza può essere definita carestia? Come se il problema fosse la terminologia scientifico-giudiziaria e non quello che avviene, i bambini che muoiono di fame – vale lo stesso per il distinguo tra genocidio e massacro -. La Integrated Food Security Phase Classification, autorità internazionale riconosciuta nelle crisi alimentari, dice che quello in atto a Gaza “è il peggiore scenario possibile di carestia”.

Guerre. riconoscimento Palestina, i pro e i contro

In questo contesto, il presidente francese Emmanuel Macron aveva anticipato che la Francia riconoscerà, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, a settembre, lo Stato della Palestina. E anche il premier britannico Keir Starmer ha fatto sapere che la Gran Bretagna riconoscerà lo Stato della Palestina a settembre, se Israele non concorderà prima una tregua con Hamas nella Striscia e non farà passi verso una soluzione duratura del conflitto israelo-palestinese.

Lo stesso farà il Canada del premier MarK Carney, che si attira gli strali di Trump: “Oh!, Canada. Adesso, sarà più dura raggiungere un accordo commerciale per loro”, scrive il magnate presidente sul suo social Truth. L’atteggiamento da bullo che ha pagato con l’Unione europea non è detto che funzioni con il Canada di Carney, che s’è già mostrato tosto.

Macron e Starmer cercano di coinvolgere la Germania del cancelliere Frederich Merz. Fuori, resta l’Italia della premier Giorgia Meloni, che continua a parlare di un gesto “inopportuno” e “controproducente”, ignorando la sollecitazione di decine di esperti ex diplomatici italiani.

La decisione britannica è scaturita da una riunione di emergenza del governo svoltasi martedì, cioè il giorno dopo – è un dato significativo – che il premier Starmer aveva incontrato il presidente Usa Donald Trump, che ‘dava udienza’ ai suoi alleati europei, come fossero sudditi, nelle tenute da golf da lui possedute in Scozia. Ai ministri, il premier ha spiegato: “La situazione a Gaza è intollerabile, la soluzione dei due popoli e due Stati si allontana sempre di più, è il momento di agire”.

Sul riconoscimento dello Stato della Palestina, Trump non è d’accordo, al di là dei dissensi, più o meno di facciata, con Netanyahu. Dopo l’annuncio della Francia, aveva detto che quel che fa Macron “non conta”, anche se è “un bravo ragazzo”.

Guerre: riconoscimento Palestina, Europa tentenna

Certo, sarebbe ben più importante e significativo se un gesto del genere lo facesse l’Europa unita. Ma i 27 non sono neppure capaci di mettersi d’accordo su gesti molto meno pesanti, come sospendere l’accordo di cooperazione o anche solo intese parziali con Israele. L’Unione pare più attenta a non irritare Trump che a essere incisiva in Medio Oriente: risultato, Trump la ‘bullizza’ sulle tariffe e Netanyahu la ignora.

Nei suoi Appunti, Stefano Feltri scrive che “la strage di Gaza ha cancellato quella del 7 ottobre e – forse con qualche esagerazione, ndr – perfino la Shoah: non c’è più alcun rapporto con i massacri e le tragedie del passato”.

Guerre: Ucraina, Trump fa il duro con Putin

250607 - Trump 2 - Ucraina
Un’immagine di danni a edifici in Ucraina dopo un bombardamento russo (Sergey Bobok / Afp)

Trump, a dire il vero, fa il duro anche con l’altro ‘criminale di guerra’ suo sodale, il presidente russo Vladimir Putin – la definizione che accomuna Netanyahu e Putin deriva dal mandato di cattura emesso nei loro confronti della Corte penale internazionale -: gli aveva dato 50 giorni, cioè tutto agosto, per chiudere la guerra in Ucraina; adesso, gli intima di farlo entro i primi di agosto.

Staremo a vedere. Per il momento, le cronache di guerra dall’Ucraina paiono in sordina, ma questo non significa che combattimenti e bombardamenti non continuino. E la Russia, che, secondo la Cnn, “satura di droni i cieli dell’Ucraina”, provoca gli europei con le lidste di proscrizione dei ‘russofobi’ – in evidenza, il presidente della Repubblica italiana Seergio Mattarella -.

Invece, nella Striscia di Gaza, è scattata, domenica, una tregua umanitaria di alcune ore ogni giorno, dalle 08.00 alle 20.00: si ignora fino a quando terrà.

 

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche.Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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