Il Settimanale speciale Referendum – L’8 e il 9 giugno 2025 gli italiani sceglieranno se e come andare a votare per cinque quesiti di un referendum abrogativo. Quattro quesiti in materia di lavoro sono stati promossi dalla Cgil, il cui segretario Maurizio Landini (oltre a numerose altre personalità del sindacato) fa parte del Comitato promotore per il sì ai Referendum sul Lavoro 2025.
Referendum 8/9 giugno: le ragioni del sì per il lavoro
“Lavorare senza discriminazioni, riducendo le possibilità di licenziamenti illegittimi, senza una giusta causa” chiedono in un appello pubblicato sul sito del Comitato 40 personalità della ricerca e dell’università, che invitano tutti a votare sì anche per “fare in modo che le politiche tornino a proteggere le persone”, contrastando il calo della qualità dell’occupazione in Italia negli ultimi anni.
Anche la leader del Pd Elly Schlein, contraria da sempre alle politiche del Jobs Act, ha
invitato gli elettori del suo partito a votare sì soprattutto per quei quesiti che riguardano
la vecchia riforma del governo Renzi, i quali hanno indebolito le tutele dei lavoratori e
hanno ridimensionato il mondo del lavoro in Italia, rendendolo precario, povero e non
sicuro.
Le fa eco Giuseppe Conte, secondo cui “la Repubblica fondata sul lavoro raccontata nella Costituzione non è quella della precarietà, del “9% dei lavoratori poveri, delle morti sul lavoro e dei quattro giovani su dieci che guadagnano meno di nove euro l’ora” e in sintonia con il comunicato del M5S del 7 maggio 2025 invita a votare sì per dire “basta alla precarietà, alle ingiustizie nei luoghi di lavoro, agli incidenti evitabili, al ricatto quotidiano della paura di perdere il proprio posto”.
Referendum 8/9 giugno: le ragioni del sì per la cittadinanza
Il quinto quesito invece riguarda la cittadinanza ed è stato promosso dal partito politico
d’ispirazione popolare +Europa, favorevole solamente a due referendum su cinque in
totale (l’altro riguarda la sicurezza sul lavoro).
Il quesito è arrivato alle urne grazie all’iniziativa del segretario Riccardo Magi, il quale
recentemente si è distinto nel panorama politico per alcune iniziative. Due settimane fa ha diffidato la commissione di vigilanza Rai per non avere promosso spazi d’informazione sul voto e avere dunque sostenuto indirettamente chi invita alla non partecipazione tramite l’astensionismo, ostacolando la possibilità che “gli elettori partecipino in modo libero e consapevole alla formazione della politica nazionale”
Inoltre, il 14 maggio si è fatto espellere dalla Camera dei Deputati per essersi presentato in aula vestito da fantasma, protestando contro il silenzio del governo sul referendum. Alle forti rivendicazioni identitarie di +Europa sul sì (“Siamo il partito che ha promosso il
referendum cittadinanza!”), si agganciano le dichiarazioni di Elly Schlein per il Pd, secondo cui votare a favore significa affermare il diritto di cittadinanza a tutte quelle persone cui dopo tanto tempo in Italia è ancora negato.
Anche Azione, contraria ai quattro referendum sul mondo del lavoro, voterà a favore di quello sulla cittadinanza. Infatti, anche se il quesito non verte sullo ius scholae, che è la
proposta prediletta del partito di Carlo Calenda in materia di cittadinanza, il partito è convinto che velocizzare il processo di ottenimento della cittadinanza italiana favorirebbe una migliore integrazione dei richiedenti.
di Davide Paolacci, Francesca Rocca, Luca Sellani