HomeUsaTrump 2: lo spettro della recessione dietro la guerra dei dazi

Trump 2: lo spettro della recessione dietro la guerra dei dazi

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Trump 2 – “Non si fa che parlare di recessione” osserva il Washington Post, poiché la Federal Reserve ipotizza che il Pil possa scendere addirittura del 2,4% nel primo trimestre – non succedeva dalla pandemia – e il presidente Donald Trump non esclude la prospettiva in un’intervista alla Fox. Secondo i media, è colpa dell’azzardo sui dazi e, ancora di più, dell’incertezza: li annuncio, li metto, li tolgo, ma ne annuncio altri.

Il lunedì nero della borsa di Wall Street catalizza l’attenzione. Il New York Times titola: “La giornata peggiore dell’anno per i titoli… Si parla sempre più di recessione”. L’AP quantifica le perdite in punti e percentuali di Dow Jones, Nasdaq e S&P 500, mentre – scrive – “le preoccupazioni per i danni all’economia provocati dal conflitto commerciale crescono”.

Nell’intervista alla Fox, e poi di nuovo ieri parlando ai giornalisti sull’AirForceOne, Trump non esclude la possibilità di una recessione e di un aumento dell’inflazione, dicendo che le cose potrebbero andare “per un po’” peggio prima di andare meglio. Frasi che nutrono le preoccupazioni di Wall Street su un possibile impatto negativo delle scelte del Trump 2 sulla crescita dell’economia.

Trump 2: dazi, escalation da Canada e Cina
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Un parco auto appena giunte negli Usa (Mike Blake Reuters)

Un’escalation nella guerra dei dazi arriva dal Canada. Nonostante la tregua in atto, la provincia dell’Ontario ha deciso di aumentare del 25% i prezzi dell’energia venduta agli Stati Uniti, importante soprattutto per lo Stato di New York, il Minnesota e il Michigan.

E ci s’interroga sull’impatto che avrà l’avvicendamento al potere in Canada fra Justin Trudeau, premier dimissionario, e Mark Carney, ex presidente della banca centrale e nuovo leader dei liberali e, quindi, nuovo premier, “in un momento in cui – scrive il New York Times – “gli Stati Uniti minacciano l’economia e la sovranità del Canada”. Ishaan Tharoor sul Washington Post scriveva già ieri che “Trump vede il Canada come Putin vede l’Ucraina”.

Secondo la Cnn, “la Cina ha imparato dalla guerra commerciale del primo Trump e ha ora cambiato le sue tattiche: è improbabile che il presidente cinese Xi Jinping chiami Trump nei prossimi giorni”, come hanno fatto la presidente messicana Claudia Sheinbaum e il canadese Trudeau: “E’ chiaro che per Pechino il negoziato deve farsi su un piano di parità”. Di qui la decisione di rispondere all’aumento dei dazi con un aumento dei dazi.

Trump 2: Congresso su ‘shutdown’, rischi per sanità; aiuti allo sviluppo addio

Intanto, nel Congresso, “è corsa per evitare uno shutdown di primavera”: repubblicani e democratici trattano e un voto è atteso per oggi. Un’esclusiva del Washington Post rivela una delle conseguenze dell’intreccio di tagli e di politiche ‘no vax’ dell’Amministrazione: l’Istituto superiore della Sanità ha chiuso, o ridotto drasticamente, i finanziamenti agli studi sui motivi che inducono i cittadini alla sfiducia nei vaccini.

Sempre fronte sanità, l’AP informa che la Corte Sprema discuterà se la messa al bando delle terapie transgender per i minori viola la Costituzione, partendo da casi nel Tennessee e in Colorado.

Invece, il segretario di Stato Marco Rubio ha dichiarato “conclusa” l’opera di ridimensionamento della USAid, l’Agenzia per lo sviluppo: l’83% dei programmi sono stati cancellati, con conseguenze spesso drammatiche per gli operatori umanitari nel Terzo Mondo e per i loro assistiti.

Il Trump 2 ha così ‘ucciso’ in sei settimane un’Agenzia voluta da John F. Kennedy e che per 60 anni ha contribuito a dare un’immagine positiva degli Stati Uniti nel Mondo. I programmi superstiti sono stati o saranno trasferiti sotto l’egida del Dipartimento di Stato.

Trump 2: Musk in crisi e giudici contro
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Un’immagine delle proteste alla Columbia University (Fonte: The Guardian)

Dopo un fine settimana passato a twittare come un ossesso, Elon Musk, il cui X è stato ieri oggetto di un massiccio attacco informatico, è alle prese son “una crisi di portata planetaria”, scrive il WP, con il calo delle vendite di Tesla in Cina e le critiche in Europ”. E, intanto, la contestazione “esce allo scoperto” anche all’interno del Dipartimento per l’efficienza dell’Amministrazione Pubblica.

Fronte giudiziario, un giudice federale di New York ha ordinato che un attivista palestinese non sia deportato fin che il ricorso contro il suo arresto non abbia completato il suo iter. Fino a dicembre, Mahmoud Khalil era uno studente della Columbia University, già penalizzata per non avere tutelato i suoi studenti ebrei, ed era uno dei leader delle manifestazioni pro-palestinesi.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche.Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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