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Dazi: Trump rompe con il Canada per uno spot, ma riapre con la Cina

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Quasi un titolo unico a testate unificate sui media Usa questa mattina: l’inopinato annuncio, fatto dal presidente Donald Trump con un post su Truth, dell’interruzione “immediata” dei negoziati sui dazi con il Canada, ‘colpevole’ di una citazione inappropriata dell’ex presidente repubblicano Usa Ronald Reagan in una campagna pubblicitaria ‘liberista’. “A causa del loro comportamento vergognoso – scrive Trump -, tutti i negoziati commerciali con il Canada sono con la presente terminati”.

Linguaggio burocratico-perentorio e sgrammaticature a parte, resta da vedere quanto il ‘diktat’ reggerà, visto che il magnate presidente ci ha abituato a salti d’umore repentini e, nel contempo, ad altrettanto repentine marce indietro.

Come spesso accade quando c’è di mezzo Trump, all’inasprimento di una situazione corrisponde il miglioramento di un’altra. Così, i negoziati commerciali con la Cina vanno avanti, nonostante gli anatemi lanciati tempo fa: prossimo appuntamento in Malaysia; e il bilaterale con il presidente Xi Jinping dovrebbe avvenire a margine del Vertice dell’Apec in programma in Corea del Sud dal 14 al 19 novembre.

Sembra che l’atteggiamento negoziale di Pechino – “Colpire duro e non concedere nulla”: così lo sintetizza il Wall Street Journal – stia dando frutti, mentre quello di Washington – strepitare, ma nn fare poi seguire fatti in sintonia con le parole – appare sterile.

Dazi: il Canada in testa ai pensieri di Trump
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President Donald Trump meets Canadian Prime Minister Mark Carney in the Oval Office of the White House, Tuesday, May 6, 2025, in Washington. (AP Photo/Evan Vucci)

Trump ha pubblicato il suo post anti-Canada dopo avere visto – o saputo – del post, ma anche dopo che il premier canadese Mark Carney aveva manifestato l’intenzione di raddoppiare l’export canadese verso mercati alternativi agli Stati Uniti per aggirare l’ostacolo rappresentato dai dazi Usa.

Il rapporto di Trump con il Canada, in questo suo secondo mandato, è sempre stato turbolento. Fin quando il premier era Justin Trudeau, con cui il magnate aveva già avuto pessime relazioni nel primo mandato, Trump aveva ‘bullizzato’ il Canada e il suo leader, parlandone rispettivamente come del 51° Stato dell’Unione e del governatore dello stesso e annunciando dazi particolarmente pesanti nei confronti dell’export canadese, dall’acciaio all’alluminio, dal legno alle auto.

Poi, dopo le elezioni politiche canadesi e il cambio alla guida del governo con l’arrivo di Carney, che pure è leader dello stesso partito di Trudeau, il partito liberale, il clima sembrava cambiato: Carney era stato ricevuto alla Casa Bianca, subendo col sorriso punture di spillo, e i negoziati s’erano avviati.

Ma, adesso, è bastato uno spot, per di più neppure del governo federale canadese, ma di quello della provincia dell’Ontario, per mandare tutto all’aria, per quanto tempo non si sa. In un’analisi, il New York Times nota che il presidente, così, mette a rischio le relazioni con uno dei maggiori partner commerciali Usa. Il Washington Post racconta che un audio di Reagan del 1987, in cui si criticavano i dazi, sarebbe stato usato “in modo fraudolento”, almeno secondo i Ronald Reagan Presidential Foundation and Institute. Gli spezzoni utilizzati darebbero una percezione scorretta del pensiero dell’attore presidente, usandone “parole e immagini in modo selettivo”.

251024 - Usa - Trump 2 - Casa Bianca - sala da ballo
Work begins on the demolition of a part of the East Wing of the White House, Monday, in Washington, before construction of a new ballroom (AP Photo Evan Vucci)

WP – Trump’s teardown of the East Wing moves full steam ahead as shocked preservationists fear their hands are tied – The president said Wednesday that the project would cost $300 million, up from his initial claim of $200 million, as he defended the decision to demolish the East Wing of the White House to build his long-desired ballroom.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche.Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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