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MO: Trump e Netanyahu hanno un piano di pace a Gaza; Hamas “deve accettarlo”

Scritto il 30/09/2025 per The Watcher Post https://www.thewatcherpost.it/news/mo-trump-e-netanyahu-hanno-un-piano-di-pace-a-gaza-hamas-deve-accettarlo/

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MO: punto – “Trump and Netanyahu hanno concordato un piano per finire la guerra a Gaza e si aspettano che Hamas ne accetti le condizioni”: il titolo piano e chiaro della Ap sintetizza l’atteggiamento diffuso di attesa, ma anche di prudenza, della stampa Usa sull’esito dell’incontro di ieri, durato circa tre ore, tra il presidente Usa Donald Trump e il premier israeliano Benjamin Netanyahu e la loro conferenza stampa (che tale non è stata perché i due leader, fatte le rispettive dichiarazioni, non hanno accettato domande dai giornalisti).

“Non è chiaro se Hamas accetterà il piano”, aggiunge la Ap. Ma è certo che, se non lo farà, Israele avrà “il pieno sostegno” degli Stati Uniti per “concludere il lavoro” nella Striscia di Gaza e annientare l’organizzazione terroristica.

Ancora prima della fine dell’incontro, La Casa Bianca aveva già diffuso il piano, sui cui contenuti Trump aveva consultato nei giorni scorsi i leader arabi, ma sulla cui stesura Hamas non è stata coinvolta. Come l’Ap, anche New York Times e Washington Post accentuano la minaccia esplicita più che l’intesa, quasi scontata, tra Usa e Israele, anzi tra Trump e Netanyahu: “Trump dice che Hamas lo deve accettare”.

250922 - Onu - Gaza
Un’esplosione a Gaza (Fonte: Euronews)

Il piano prevede un cessate-il-fuoco immediato, dopo che entrambe le parti lo abbiano accettato, ed il rilascio di tutti gli ostaggi nel giro delle 72 ore successive, in cambio della liberazione di 250 ergastolani palestinesi e di 1.700 altri detenuti, più una serie di passaggi successivi, temporalmente indeterminati, relativi al progressivo ritiro di Israele dalla Striscia ed alla governance della stessa. La prospettiva di uno Stato palestinese non è negata, ma è molto sfumata; e Trump riconosce che Netanyahu vi resta contrario.

La Cnn ha un titolo molto critico: “Che cosa Trump deve imparare per portare la pace a Gaza”. Secondo la tv ‘all news’ progressista, il piano di pace per il MO può funzionare solo se il presidente “capisce la lezione del suo fallimento sull’Ucraina”, quando, dopo il vertice di Ferragosto in Alaska con il presidente russo Vladimir Putin, il cammino verso la pace pareva tracciato e, invece, non c’è poi stato nessun progresso. Pure ad Anchorage, Trump e Putin, nella sedicente conferenza stampa, non accettarono domande, dopo le rispettive dichiarazioni.

MO: reazioni, evidenziati gli aspetti positivi, ma con sottolineature diverse

Le reazioni all’intesa tra Trump e Netanyahu, europee e dal Mondo arabo, ne evidenziano gli aspetti positivi e incoraggianti, come l’impegno dichiarato dei due leader per la pace, ma sottolineano pure quel che va ancora definito, come la mancanza di scadenze e di garanzie. Sembra che tutti abbiano ormai adottato lo stesso scherma, nel rapporto con Trump: riempirlo di elogi e, poi, tirare dritto ciascuno per la propria strada.

Così, l’Autorità nazionale palestinese, l’Anp, che sarebbe esclusa dalla governance della Striscia, accoglie con favore “gli sforzi sinceri e determinati” del presidente Trump “per fare finire la guerra a Gaza” e afferma “la propria fiducia nella sua capacità di trovare una via verso la pace”. E Paesi arabi e islamici, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Egitto, Giordania, Indonesia, Pakistan, Turchia, rilasciano una dichiarazione congiunta in cui accolgono con favore gli sforzi di Trump “per porre fine alla guerra a Gaza”, dicendosi pronti a “cooperare positivamente” per finalizzare l’accordo e garantirne l’attuazione. I ministri degli Esteri dei diversi Paesi sottolineano alcuni punti: la ricostruzione di Gaza e i no allo sfollamento dei palestinesi e all’annessione della Cisgiordania.

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Nuove di fumo si levano sul Qatar dopo l’attacco israeliano (Fonte: Euronews)

Negative, invece, come prevedibile, le prime reazioni di Hamas – “un piano che pende dalla parte d’Israele” – e della Jihad palestinese – “il piano è una ricetta per l’aggressione”. Hamas giudica “inaccettabile” il ventilato coinvolgimento in un ipotetico Board of Peace dell’ex premier britannico Tony Blair: “Abbiamo accettato la formazione di un comitato che non rappresenti alcuna fazione palestinese per gestire gli affari di Gaza dopo la guerra, ma non accetteremo l’imposizione di una tutela straniera sul nostro popolo”. E rivendica il diritto allo Stato palestinese: “La resistenza armata è un diritto del popolo palestinese finché esiste l’occupazione. Se il popolo palestinese sarà liberato e verrà creato uno Stato palestinese, allora non ci sarà più bisogno né di resistenza né di armi”.

Anche in Israele, specie nell’ultradestra fanatico-religiosa, il piano suscita riserve. E non piace che Trump abbia ‘costretto’ Netanyahu, alla quarta visita quest’anno nello Studio Ovale, a chiamare il premier del Qatar Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani per esprimergli “rammarico” per le vittime qatarine dei raid a Doha contro esponenti di Hamas.

MO: i contenuti del piano

Il piano in 20 punti, ‘annacquato’ rispetto alle bozze in 21 punti circolate in precedenza, prevede, oltre a quanto già indicato che, per ogni ostaggio israeliano deceduto i cui resti saranno rilasciati, Israele consegni i resti di 15 cittadini di Gaza deceduti.

Il ritiro delle forze israeliane dalla Striscia sarà graduale per zone successive e sarà concordato. Gaza “sarà governata sotto l’amministrazione transitoria temporanea di un comitato palestinese tecnocratico e apolitico, responsabile della gestione quotidiana dei servizi pubblici … Tale comitato sarà composto da palestinesi qualificati e da esperti internazionali”.

La novità è che il comitato dovrebbe avere “la supervisione e il controllo di un nuovo organismo transitorio internazionale, il Board of Peace, presieduto e guidato dal presidente Trump”. Vi saranno “altri membri e capi di Stato che saranno annunciati, incluso l’ex primo ministro Tony Blair”.

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Miliziani di Hamas a una delle cerimonie di liberazione degli ostaggi presi il 7 ottobre 2023 (Fonte: Euronews)

Gaza sarà smilitarizzata e Hamas dovrà consegnare tutte le armi. Nessun palestinese sarà costretto lasciare la Striscia. Ma, nei 20 punti, Israele non s’impegna a non annettere la Cisgiordania, anche se non ne esplicita l’obiettivo, né a riconoscere uno Stato della Palestina.

L’intesa fra Trump e Netanyahu arriva ad una settimana dal secondo anniversario del 7 ottobre 2023, il giorno dei raid terroristici palestinesi in territorio israeliano che fecero 1200 vittime e portarono alla cattura di circa 250 ostaggi.

Dopo aver affiancato Israele a giugno negli attacchi contro il nucleare iraniano, Trump mostrava, negli ultimi tempi, segni di frustrazione nei confronti di Netanyahu: dall’ira per i raid sul Qatar, stretto alleato degli stati Uniti nella regione, alla prospettiva di annessione della Cisgiordania, su cui Trump ha pubblicamente messo il veto.

Il magnate presidente era inoltre preoccupato per il crescente isolamento internazionale di Israele e per il rischio di compromettere l’allargamento degli Accordi di Abramo, su cui ha molto insistito, ieri, nella sua dichiarazione. Negli ultimi giorni il pressing su Netanyahu dell’Amministrazione Usa si era intensificato: da una parte, Trump esprimeva sempre maggiore ottimismo sul piano di pace; dall’altra, Steve Witkoff, inviato per il Medio Oriente, e Jared Kushner, il genero del presidente, lavoravano con il premier israeliano fino a domenica sera nel suo hotel a Washington.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche.Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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