Nonostante la successione di incontri degli ultimi giorni, restano molti ostacoli sulla via della pace dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia: è l’analisi prudente della AP, mentre Politico fa sapere che la Casa Bianca punta su Budapest come sede dei colloqui tra i presidenti ucraino Volodymyr Zelensky e russo Vladimir Putin: “Una scelta scomoda per l’Ucraina”, osserva il sito, perché l’Ungheria è il Paese dell’Ue più filo-russo e più freddo verso Kiev.
L’ipotesi Budapest salta fuori dopo che Zelensky ha seccamente respinto l’ipotesi Mosca avanzata da Putin, mentre alcuni leader europei, fra cui il presidente francese Emmanuel Macron, portano avanti l’ipotesi Ginevra, diplomaticamente la meglio piazzata perché sede di agenzie dell’Onu e per la proverbiale neutralità svizzera – Berna ha già fatto sapere che concederebbe a Putin l’immunità dal mandato di arresto internazionale per crimini di guerra emesso nei suoi confronti della Corte penale internazionale -.

Alla fine, ammesso che l’incontro Zelensky – Putin si faccia, la sede potrebbe anche essere un’altra. Torniamo all’analisi della AP: “Nonostante il prudente ottimismo” dopo gli appuntamenti di lunedì alla Casa Bianca e le consultazioni di ieri fra i 27 ed i Volenterosi, “ci sono stati modesti progressi sui principali ostacoli alla fine della guerra”, come la cessione di territori dell’Ucraina alla Russia e le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, o per quello che ne resterà, dopo il conflitto. Lo stallo – nota la AP – “favorisce la Russia, le cui forze continuano a fare costanti, seppur lenti, progressi al fronte in Ucraina”.
Il New York Times ha molti dubbi su un imminente vertice russo-ucraino: “Putin non pronuncia nemmeno il nome di Zelensky. Come potrà sedersi a negoziare con lui?”; e critica l’atteggiamento del presidente Usa Donald Trump, che “preferisce andare avanti a colpi di vertici piuttosto che lavorare sodo”: “Ha ‘dribblato’ il processo diplomatico”, ma dopo il vertice di Ferragosto con Putin in Alaska e gli incontri di lunedì alla Casa Bianca “i dettagli restano fluidi”.
Il Wall Street Journal condivide i dubbi del NYT sul percorso intrapreso di Trump per porre termine al più distruttivo conflitto europeo dopo la Seconda Guerra Mondiale: “Putin considera Zelensky una marionetta dell’Occidente. Può davvero negoziare con lui?”. Neppure la Cnn è ottimista: dice che “l’Ucraina s’è sgombrata di una nuvola pesante”, perché la visita di Zelensky alla Casa Bianca non s’è risolta in una rissa, ma solo “fino alla prossima mossa del presidente Trump”.
Per Politico, “Mosca la tira in lungo” sul vertice Zelensky – Putin, nonostante “Trump intensifichi la pressione”: per il Cremlino, “bisogna arrivarci passo dopo passo, gradualmente, cominciando dagli esperti e passando attraverso tutti gli stadi necessari”. Se Putin ci va con i piedi di piombo, l’imprevedibilità di Trump aggiunge incognite al quadro.
Ucraina: diplomazia dell’adulazione interpretata in modo diverso da Putin e europei

Il New York Times riconosce ai leader europei do avere imparato a farsi ascoltare da Trump, anche se non è poi detto che il magnate presidente dia loro retta. “Gli alleati dell’Ucraina hanno fatto insieme uno sforzo eccezionale per aiutare Zelensky a fare cambiare idea a Trump”, in particolare sulle necessità di una tregua come prima cosa, senza per altro riuscirci. Secondo il WSJ, Trump, che ha sempre escluso, anche ieri, l’invio di soldati in Ucraina, potrebbe però fornire sostegno aereo a un’eventuale forza di pace europea in Ucraina, che è però di là da venire.

La diplomazia di pace dell’Ucraina ha subito, dal 10 agosto, una brusca accelerazione, che alimenta speranze di pace, anche se la pace che si profila non è ‘giusta’, come la reclamavano gli Stati Uniti di Joe Biden e i loro alleati europei, all’unisono con l’Ucraina; è una pace che premia l’invasore e mortifica l’invaso; ed è una pace che sostanzialmente lascia l’Europa a margine dei giochi, ‘gregaria’ di Zelensky, ma senza posto al tavolo delle trattative.
E c’è una differenza sostanziale, tra come i leader europei e il presidente russo hanno fin qui vissuto la diplomazia dell’adulazione nei confronti di Trump: riempirlo di elogi e di complimenti lo tiene buono – e questo lo hanno apparentemente capito tutti -; ma gli europei, poi, fanno tutto quello che il magnate presidente vuole, che si parli di spendere per la difesa nella Nato, di dazi o di comprare armi dagli Usa per cederle all’Ucraina; Putin, invece, riesce a fargli fare quello che lui vuole.