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Trump 2: caso Epstein, il nome del presidente nei documenti sul magnate pedofilo

Scritto il 24/07/2025 per The Watcher Post

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Trump 2 – Il nome del presidente Usa Donald Trump compare nei documenti sul caso Epstein che l’Amministrazione Trump 2 si rifiuta di rendere pubblici, dopo avere promesso di farlo. Lo rivela, con un nuovo scoop, il Wall Street Journal, secondo cui la segretaria alla Giustizia Pam Bondi aveva informato fin dalla primavera Trump che il suo nome compare, accanto a molti altri, nei documenti inediti dell’inchiesta sul magnate pedofilo morto suicida in carcere nel 2019.

La notizia, insieme a tutti gli altri variegati sviluppi del caso Epstein domina i media Usa. La Cnn titola: “Bondi disse a Trump che il suo nome era nei files Epstein’. Il Wall Street Journal era già stato il primo a rivelare del biglietto d’auguri di Trump, con disegnino osceno, presente nell’album per il 50° compleanno di Jeffrey Epstein, nel 2003 – lo scoop gli è valsa una querela per diffamazione e la richiesta di un indennizzo di 10 miliardi di dollari -.

La Cnn ha successivamente mostrato immagini che testimoniano la vicinanza tra Trump ed Epstein, invitato nel 1993 al secondo matrimonio di Donald con Maria Maples, fino alla loro rottura, avvenuta nel 2005, per un contrasto di natura imprenditoriale immobiliare. I rapporti fra Trump ed Epstein finora documentati sono tutti antecedenti alle accuse di pedofilia mosse ad Epstein.

Trump 2: caso Epstein, Camera convoca Maxwell

In un altro sviluppo della vicenda Epstein, un giudice federale della Florida ha ieri respinto l’istanza del Dipartimento della Giustizia di rendere pubbliche le testimonianze rese davanti a un Grand Jury, dicendo che farlo violerebbe i vincoli di segretezza previsti e che non ne sussistono i presupposti. Un giudice di New York deve ancora pronunciarsi su analoga richiesta in un’altra inchiesta contro Epstein.

La richiesta del Dipartimento della Giustizia era una mossa per attenuare le critiche della base Maga alla mancata pubblicazione del dossier.

Una commissione della Camera ha votato una mozione per imporre al Dipartimento della Giustizia di rendere pubblici documenti: l’esito del voto è stato 8 a 3, con tre repubblicani che hanno votato a favore insieme ai cinque democratici -, ma non è chiaro quale possa essere l’impatto della mozione, anche perché lo spoaeker della Camera Mike Johnson intende chiudere in anticipo la sessione e mandare i deputati in vacanza, impedendo un dibattito e un voto in plenaria.

La stessa commissione ha convocato per un’audizione l’11 agosto Ghislaine Maxwell, che fu partner e procacciatrice di ‘prede’ sessuali minorenni per Epstein e per i suoi sodali e che sta già scontando una condanna a vent’anni. In cambio d’una riduzione di pena, Maxwell potrebbe essere spinta a fare o ad inventare rivelazioni clamorose.

E poi ci sono le notizie diffuse dalla Casa Bianca per contrare l’effetto Epstein. La Fox, ad esempio, apre con l’inchiesta per tradimento avviata contro Barack Obama che, nel 2016, avrebbe ostacolato la campagna elettorale di Donald Trump – il che parrebbe normale, essendo Obama un democratico e Trump, allora, il candidato repubblicano -, alimentando sospetti di collusione tra la Russia e Trump.

C’è, in merito, un’intervista a Tulsi Gabbard, direttrice della National Intelligence, che sta cercando, con questa iniziativa, di riguadagnarsi il favore di Trump, perduto quando smentì che l’Iran stesse per dotarsi dell’atomica.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche.Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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