Guerre, punto – L’Ue, l’Onu ne hanno abbastanza, delle stragi del pane nella Striscia di Gaza, dove “la fame è un’arma” denuncia Amnesty International. E pure dello stillicidio di vittime in Ucraina. Ma lo sappiamo bene: quando l’Ue, l’Onu, le opinioni pubbliche strepitano, i signori della guerra, che detengono le chiavi della pace, raramente ascoltano; anzi, quasi mai.
Tra Israele e palestinesi, tra Russia e Ucraina, ci sono fermenti di negoziato. Ma la sensazione è che il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il leader russo Vladimir Putin vogliano profittare della frustrazione, e della distrazione, del presidente Usa Donald Trump per trarre, sul terreno, quanto più vantaggio possibile.
A complicare il quadro, il governo di Kiev si mostra disattento alle regole della democrazia e vara una legge che asservisce all’esecutivo chi deve combattere la corruzione, uno dei mali del Paese. La rabbia e l’indignazione per una legge “oltraggiosa” innescano proteste di massa nella capitale – riferisce Politico –, per la prima volta da quando la Russia ha lanciato l’invasione nel febbraio 2022.
Sui due fronti. la diplomazia vaticana di Papa Leone XIV è attiva. A Gaza, la chiama in causa – direttamente e violentemente – l’attacco israeliano alla chiesa cattolica nel fine settimana (tre vittime, numerosi feriti, scuse imbarazzate e reticenti). A chi gli chiede se pensa di andare nella Striscia, il Papa risponde: “Ci sono tanti luoghi dove personalmente vorrei andare”, ma quella non è necessariamente la mossa giusta; “Bisogna incoraggiare tutti a deporre le armi”, che trasformano le persone in oggetti senza valore. “Noi – dice Leone XIV – dobbiamo insistere sulla dignità di ogni essere umano, cristiani, musulmani, tutti sono figli di Dio”.
Lato Ucraina, il fatto nuovo vaticano è l’udienza, sabato 26, al metropolita di Volokolamsk Antonij, il presidente del Dipartimento per le Relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, una sorta di ministro degli Esteri del patriarca Kirill. E’ la prima udienza di Leone ad Antonii, che rappresentò il patriarca ai funerali di Francesco. Il Papa manifesta così l’intenzione di riannodare il filo del dialogo col Patriarcato di Mosca dopo le tensioni create dall’invasione dell’Ucraina.
Nell’ultima settimana, assordante il silenzio degli Stati Uniti, e in particolare del presidente Donald Trump, sul Medio Oriente e sull’Ucraina. I sei mesi del Trump 2 alla Casa Bianca sono trascorsi senza risultati di pace tangibili: uno smacco per il magnate che aveva promesso la fine delle guerre in un giorno e che s’è lasciato fin qui ‘menare per il naso’ da Netanyahu e da Putin. Le Monde sottolinea “la vicinanza manifestata dal presidente, da suoi ministri e da suoi ambasciatori con la destra nazionalista israeliana e la volontà di seppellire la soluzione dei due Stati, Israele e Palestina”.
Guerre: Striscia di Gaza, Guterres, UvdL, litania di denunce

Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres condanna “l’orrore” nella Striscia di Gaza, dove morte e distruzione hanno raggiunto un livello “senza precedenti nella storia recente”: “La malnutrizione sta esplodendo, la carestia bussa a ogni porta”. Le parole di Guterres, pronunciate durante una riunione del Consiglio di Sicurezza al Palazzo di Vetro di New York, non hanno avuto alcun seguito.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, reagendo a una delle stragi di questi ultimi giorni – decine di vittime tra gli sfollati del campo di al-Shati, nell’area ovest di Gaza City -, dice: “I civili non possono essere bersagli. Mai… Le immagini che giungono da Gaza sono insopportabili. L’Ue ribadisce il suo appello a favore di un flusso libero, sicuro e rapido degli aiuti umanitari… I civili della Striscia hanno sofferto troppo, per troppo tempo. Bisogna finirla ora”.
La responsabile della diplomazia europea Kaja Kallas definisce, a sua volta, “indifendibile” l’uccisione di civili. Ma il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar ribalta le accuse: “Hamas sta conducendo una campagna di menzogne e crea attriti tra la popolazione, i centri di distribuzione degli aiuti e l’esercito israeliano. È Hamas che spara sui civili e li tortura quando cercano di raccogliere gli aiuti”.
Guerre: Striscia di Gaza, il nodo della distribuzione del cibo
Il tema della distribuzione del cibo resta centrale in questa fase, con la diplomazia ‘in sonno. L’Agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi (l’Unrwa) stima che “1.000 persone affamate sono state uccise a Gaza mentre cercavano aiuti alimentari” dalla fine di maggio a oggi – 20 al giorno, in media, ndr -. Quanto avviene nella Striscia è intollerabile per l’opinione pubblica internazionale…”.
Il conflitto è in atto dall’8 ottobre 2023 – oltre 700 giorni, oltre 50 mila vittime palestinesi, senza contare i morti fatti dagli attacchi israeliani in Libano, Siria, Iran, Yemen -. La guerra fu innescata dagli attacchi terroristi condotti il 7 ottobre da Hamas e da altre sigle palestinesi in territorio israeliano, cha fecero 1200 morti e portarono alla cattura di oltre 250 ostaggi – 50 circa devono ancora essere restituiti alle loro famiglie, solo una ventina sono ancora in vita -.
L’Unrwa non è sola nella sua denuncia. Oltre cento organizzazioni umanitarie affermato che una “carestia di massa” si registra nella Striscia di Gaza, dove anche i loro operatori patiscono la carenza di cibo. In una dichiarazione congiunta, 111 sigle firmatarie, tra cui Medici Senza
Frontiere, Save the Children e Oxfam, avvertono che “i nostri operatori e coloro che assistono stanno morendo”: “Mentre l’assedio del governo israeliano affama la popolazione di Gaza, anche gli operatori umanitari si uniscono alle file per il cibo e rischiano di essere colpiti mentre tentano di sfamare le loro famiglie”.
Le 111 Ong chiedono un cessate-il-fuoco “immediato”, l’apertura di tutti i valichi di frontiera e il libero flusso di aiuti tramite i meccanismi coordinati dalle Nazioni Unite. La situazione è drammaticamente peggiorata da quando, a fine maggio, la Fondazione Umanitaria per Gaza, sostenuta da Usa e Israele, ha iniziato a operare, sostituendosi di fatto all’Onu. Israele afferma che gli aiuti umanitari possono entrare a Gaza e accusa Hamas di sfruttare per propaganda le sofferenze dei civili, anche rubando cibo per venderlo a prezzi gonfiati.
Una versione contraddetta da Amnesty international, secondo cui “da mesi Israele ostacola deliberatamente l’ingresso nella Striscia di cibo, medicinali, carburante, trasformando l’assistenza umanitaria in una trappola mortale per una popolazione ormai allo stremo. Lavoriamo sul campo e da remoto con i nostri team e raccogliamo testimonianze che parlano di bambini ricoverati per malnutrizione, ospedali al collasso, persone sfollate che sopravvivono con riso e lenticchie, se disponibili… In alcuni reparti pediatrici, fino al 15% dei piccoli pazienti presenta gravi segni di denutrizione. Centinaia di civili sono stati uccisi o feriti mentre cercavano un sacco di farina, un po’ d’acqua, qualcosa per sopravvivere…”.
Guerre: Striscia di Gaza, le operazioni militari
Se cronache umanitarie sono drammatiche, senza stare a fare la cronologia giorno pergiorno di stragi del pane e attacchi indiscriminati, quelle militari testimoniano che Israele intensifica l’azione nella Striscia, andando a colpire zone fin qui relativamente risparmiate, specie dentro Gaza City, dove molte organizzazioni internazionali hanno i loro centri operativi. E l’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, fa sapere che gli alloggi del personale e il magazzino di Deir Al Balah – il suo principale – sono stati oggetto di molteplici attacchi israeliani.
Deir Al Balah era l’unica località della Striscia che non aveva finora visto operazioni di terra su larga scala e non aveva sofferto diffuse devastazioni. Secondo gli esperti, quello in atto è l’ennesimo tentativo di compartimentare il territorio palestinese con corridoi militari: Israele sostiene che questa tattica è finalizzata alla ricerca e alla liberazione degli ostaggi, anche se con risultati finora modesti; Hamas vi vede un ostacolo nelle trattative per una tregua.
Sugli altri fronti dell’articolato conflitto, la situazione in questi giorni è stata relativamente calma: la fiammata di violenze in Siria pare essersi acquietata. L’Iran denuncia una serie d’incendi e di incidenti a installazioni di varia natura che – dicono fonti di Teheran – “potrebbero essere frutto di sabotaggi coordinati”. Ci sono stati consulti a tre, tra Iran, Cina e Russia, in vista di colloqui sul nucleare tra Teheran e i Paesi europei, mentre non sono ancora maturi i tempi per una ripresa dei negoziati con Washington.
Fronte Usa, il presidente Donald Trump batte un colpo contro la diplomazia multilaterale, annunciando l’uscita dall’Unesco: nel 21° Secolo, è stato tutto un dentro e fuori degli Usa dall’organizzazione dell’Onu per la tutela del patrimonio culturale mondiale: Washington le contesta l’ammissione della Palestina come membro – e non solo osservatore – e un’asserita retorica anti-israeliana.
Guerre: Ucraina, negoziati senza grandi prospettive
La Russia non si aspetta “né miracoli né svolte improvvise” dalla terza tornata di negoziati con l’Ucraina, in corso di svolgimento a Istanbul, in Turchia. Nei due precedenti incontri sono stati concordati scambi di prigionieri e restituzione di corpi, ma non si è andati oltre. Come già in passato, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affidato all’ex ministro della Difesa Rustem Umerov la guida della delegazione.
Il round di trattative non ferma i combattimenti al fronte e neppure i bombardamenti notturni con droni e missili sulle città ucraine, che, quasi ogni notte, causano vittime civili.
Zelensky dice che “l’Ucraina è pronta a lavorare nel modo più produttivo possibile”, cercando “una soluzione pacifica al conflitto, la liberazione del nostro popolo dalla prigionia, il ritorno dei bambini rapiti, nonché per fermare le uccisioni e preparare un incontro fra i leader che segni la vera fine di questa guerra, che Kiev non ha mai voluto e cui Mosca deve porre fine dopo averla iniziata”.
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov è molto più ‘frenato’: i negoziati sono “complessi”, anche perché, dopo gli scambi di prigionieri e altre questioni umanitarie, ora le due parti devono discutere i rispettivi memoranda con le proposte di pace. Documenti che lunedì proprio Peskov aveva definito “assolutamente diametralmente opposti”. Quanto a un vertice tra Zelensky e Putin, il portavoce del presidente russo ha ricordato che è ancora in vigore un decreto firmato nel 2022 dal capo dello Stato ucraino che vieta per legge tale incontro.
La Russia ha intanto annunciato contro-sanzioni nei confronti di numerosi “rappresentanti delle istituzioni europee e di Paesi membri della Ue” in risposta agli ultimi due pacchetti sanzionatori adottati dall’Unione europea, il 17/o e il 18/o. Il ministero degli Esteri ha detto che tra i sanzionati, a cui è vietato l’ingresso sul territorio russo, figurano “i deputati di Stati dell’Ue e del Parlamento europeo che hanno votato risoluzioni e leggi anti-russe”.
Sul fronte interno russo, della guerra di propaganda e del contrasto alla libertà d’informazione, fa scalpore a Mosca la notizia della perquisizione compiuta dalla polizia e dai reparti speciali Omon nella redazione del canale Telegram Baza, uno dei più seguiti, anche perché ha ottime fonti nelle forze di sicurezza.
Il Comitato investigativo nazionale dice che il direttore, Gleb Trifonov, e un altro giornalista sono stati fermati per avere corrotto alcuni poliziotti. In manette sono finiti anche tre agenti, accusati di avere fornito “informazioni riservate”. Fondato nel 2019, il canale Baza ha oltre 1,6 milioni di iscritti.
Sul fronte interno ucraino, il Parlamento ha votato con 263 sì e 13 no la legge che pone l’Ufficio nazionale anti-corruzione sotto l’autorità diretta del procuratore generale, nominato dal presidente. Il portavoce della Commissione europea, Guillaume Marcier ha detto che l’Unione è “preoccupata” da questa svolta che mina il percorso delle riforme di Kiev e, quindi, il percorso di adesione all’Ue. La versione ucraina invece indica infiltrazioni russe dentro i due organismi, con funzionari accusati di alto tradimento.