Trump 2 – Donald Trump usa l’arma della ‘distrazione di massa’ per eludere la pressione della sua stessa base sul ‘caso Epstein‘: parlare di tutto, tranne che dell’argomento scottante. Così, il magnate presidente ordina che vengano pubblicati, contro la volontà della famiglia, 230 mila documenti sull’assassinio di Martin Luther King jr, l’apostolo della desegregazione razziale ammazzato nel 1968 a Memphis da un suprematista bianco – l’ordine era stato dato a gennaio, ma, guarda caso, è stato eseguito proprio ieri, quando il popolo Maga si aspettava documenti segreti di ben altro tipo -.
Alla ricerca di riscatto agli occhi del boss, la direttrice della National Intelligence Tulsi Gabbard spiega che i files su MLK comprendono “discussioni interne all’Fbi su potenziali piste”.
La Fox News, la rete tv ‘all news’ conservatrice di Rupert Murdoch, il mega-editore finito sotto tiro di Trump, con una maxi-richiesta di risarcimento da 10 miliardi di dollari, dopo lo scoop del Wall Street Journal sui suoi rapporti con Jeffrey Epstein, magnate pedofilo, riporta alla ribalta addirittura Hunter Biden, il figlio di Joe Biden, di cui non si parlava da mesi, che ha avuto l’ardire di criticare le politiche di Trump sull’immigrazione: “mancanza di rispetto”, titola Fox News, usando documenti datile dalla Casa Bianca e mostrando, con tale scelta, una certa ‘mancanza di vergogna’.
Lo stesso Trump, rilanciando sul suo social Truth il video, creato dall’IA, che mostra l’arresto, mai avvenuto, di Barack Obama, offre materiale per impegnare i ‘leoni da tastiera’ in commenti che esulano dal ‘caso Epstein’.
Il Washington Post apre proprio con questo concetto: “Mentre il mondo Maga è tutto concentrato sul ‘caso Epstein’, Trump si dedica a qualsiasi altra cosa: nelle ultime 48 ore, il magnate presidente ha pubblicato commenti su una litania di controversie, tutte apparentemente mirate a distrarre l’attenzione dalle vicende di Epstein”. Il giornale osserva che la Fox “si trova con le mani legate, mentre Trump se la prende con il suo editore”.
Quanto al Wall Street Journal, sembra avere le mani legate ancor più della Fox: in prima pagina e nella parte alta della sua home page, non c’è traccia del ‘caso Epstein’. Ci sono notizie economiche e finanziarie, anche piuttosto tecniche, e un elogio della imprevista resilienza dell’economia globale all’epoca dei dazi che sembra messo lì apposta per compiacere il magnate presidente.
Il New York Times apre con fatti di cronaca locale, ma dedica tutto il taglio centro al ‘caso Epstein’, partendo dalla prevedibile retromarcia dello speaker della Camera Mike Johnson, che, dopo avere sorprendentemente assecondato la base Maga nella richiesta dei documenti secretasti, adesso dice che bisogna lasciare “spazio” al presidente e non pressarlo. In un commento, il NYT riprende l’idea della ‘distrazione di massa’: “Trump parla di tutto, tranne che di Epstein, sul proprio social, se la prende con i democratici e rilancia un video stravagante”, quello dell’arresto di Obama.
Le altre notizie scivolano in secondo piano, anche se si tratta dell’avvio in aula della causa intentata da Harvard all’Amministrazione Trump, contestando il taglio dei fondi, e di un’inchiesta del WP, secondo cui Trump 2 ignora o aggira un terzo delle sentenze giudiziarie emesse nei suoi confronti.
Trump 2: un briciolo di giustizia per Breonna
Infine, una sentenza che lascia sperare che, nell’America del Trump 2, ci sia almeno un giudice a Louisville, Kentucky. Il poliziotto che, la sera tra il 12 e 13 marzo 2020, sparò dieci colpi di pistola dentro la casa di Breonna Taylor, un’infermiera nera di 26 anni, è stato condannato a 33 mesi di prigione.
Quei dieci colpi non raggiunsero Breonna, che era già stata uccisa a da un altro agente –da tempo condannato -. I poliziotti non stavano neppure cercando lei, ma il suo fidanzato, che non c’era.
La scorsa settimana, aveva suscitato indignazione la requisitoria del Dipartimento della Giustizia federale, che aveva chiesto per l’agente pistolero una ‘condanna burla’ a un solo giorno di prigione; il giudice ha deciso – giustamente – in modo più severo.