Nato/Ue – Dopo avere trascorso meno di un giorno all’Aja, in Olanda, il presidente Usa Donald Trump torna negli Stati Uniti, avendo ottenuto al Vertice Nato dagli alleati europei quello che voleva: l’impegno ad aumentare le spese per la difesa dal 2 al 5% dei loro Pil entro il 2035 (3,5% di spese militari e 1,5% di spese per la sicurezza).
Nelle dichiarazioni a fine Vertice, spalleggiato dai suoi segretari di Stato e alla Difesa Marco Rubio e Pete Hegseth, chiamati volta a volta a corroborare le dichiarazioni del loro boss, Trump ha dato l’impressione di avere “cambiato registro” sulla Nato: “Questa gente – ha detto dei suoi colleghi – ama davvero i loro Paesi: questa non è una rapina ai loro danni, noi siamo qui per aiutarli”.
In passato, Trump era sempre stato critico verso i Paesi della Nato per le spese per la difesa, accusandoli di sfruttare gli Stati Uniti e minacciando di lasciare l’Alleanza atlantica.
Nato/Ue: il segreto del cambio di tono è nell’adulazione
Secondo il Washington Post, la ragione del cambio di tono sta nel fatto che il Vertice “ha segnato un grosso sforzo da parte dei membri dell’Alleanza di adulare” il magnate presidente e di accettare un aumento del 150% delle spese per la difesa. Trump ha avuto parole aspre e minacce esplicite solo per il capo del governo spagnolo Pedro Sanchez, che, pur avallando le conclusioni del Vertice, non ha condiviso l’impegno di portare le spese per la difesa al 5% – la Spagna, ha detto, si fermerà al 2,1% -.
Anche gli organi della Nato sono stati partecipi di questo sforzo di adulazione: hanno limitato l’interazione dei leader con Trump (che, per esempio, non ha scambiato una parola con Sanchez, pur sedendogli accanto) e hanno tolto dal tavolo tutti i temi controversi come il Medio Oriente.
Se Trump è rientrato a Washington, i leader dei Paesi della Nato che sono anche membri dell’Ue si ritrovano, oggi e forse anche domani, a Bruxelles, per un Vertice europeo in cui l’unità sfoderata all’Aia verrà messa alla prova: fra i tanti temi, lo stallo sull’Ucraina, dove l’Ungheria intende sfilarsi dalle dichiarazioni a sostegno di Kiev e dell’adesione all’Ue – e le divisioni su Israele, dove l’innocua ma simbolica denuncia dell’accordo di associazione incontra l’ostilità di Germania e Italia. Eunews scrive che sarà un Vertice con “poche decisioni vere attese e tante incognite”.

All’Aia, Trump ha cambiato tono anche sul presidente ucraino Volodymyr Zelensky, definito “molto simpatico”, e sul presidente russo Vladimir Putin, da cui s’è detto “costernato” perché continua ad attaccare l’Ucraina. Le conclusioni del Vertice individuano nella Russia “una minaccia di lungo periodo” e consentono di includere gli aiuti all’Ucraina fra le spese militari. I leader dell’Alleanza hanno inoltre ribadito il “ferreo impegno” ad aiutarsi l’un l’altro se attaccati.
Israele/Iran: la diatriba sui danni alle installazioni nucleari iraniane
In Medio Oriente, il cessate-il-fuoco fra Israele e Iran tiene, mentre Israele non allenta la morsa sulla Striscia di Gaza: ieri, oltre 70 i civili palestinesi uccisi, la metà circa in coda per gli aiuti, la cui distribuzione continua ad avvenire a singhiozzo. Sette soldati israeliani sono invece caduti vittime d’una imboscata di Hamas.
Parlando all’Aia, Trump è intervenuto sulle vicende giudiziarie interne israeliane, definendo “caccia alle streghe” le inchieste in cui il premier israeliano Benjamin Netanyahu è accusato. La sortita, fuori da tutte le consuetudini diplomatiche, viene interpretata da molti osservatori come il prezzo dell’adesione di Netanyahu alla tregua con l’Iran.

Sui giornali statunitensi, resta in rilievo la discussione sull’entità dei danni causati dall’attacco Usa della notte tra sabato e domenica a tre installazioni nucleari iraniane. Secondo la Cnn, Trump usa, su questo punto, “una tattica familiare”: non ha tanto importanza se il programma nucleare iraniano sia stato davvero “obliterato”, come lui dice, ma è importante che il mondo creda che sia così perché questo gli fa gioco.
Il New York Times cita un rapporto della Cia, secondo cui le bombe ‘bunker buster’ hanno causato “gravi danni” alle installazioni iraniane. Gli occhi sono puntati sul briefing a porte chiuse che sarà oggi fatto al Senato – la capa dell’intelligence statunitense nel suo complesso, Tulsi Gabbard, ne è stata esclusa, dopo che sue dichiarazioni non sono piaciute a Trump -.
Fed: Trump verso designazione nuovo presidente
Il presidente Trump si appresta a scegliere con largo anticipo sulla sua scadenza il nuovo presidente della Fed, la banca centrale degli Stati Uniti, che dovrà succedere a Jerome Powell nel 2026. Trump, che ieri all’Aia ha di nuovo definito “stupido” Powell perché non riduce il costo del denaro, come lui vorrebbe, intende, in questo modo, limitarne l’influenza.
Fu proprio Trump a scegliere nel 2018 Powell, poi confermato nel 2022 da Joe Biden. Il Wall Street Journal scrive che il magnate presidente sta vagliando una serie di nomi fra cui Scott Bessent, l’attuale segretario al Tesoro, Kevin Warsh e Kevin Hassett. Trump vuole essere sicuro che il nuovo presidente Fed taglierà il costo del denaro.