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Israele-Iran: Trump tentenna, rischio è guerra allargata e di lunga durata

Scritto il 19/06/2025 per The Watcher Post https://www.thewatcherpost.it/news/israele-iran-trump-tentenna-il-mondo-trattiene-il-fiato/

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L’indecisione del presidente Usa Donald Trump se attaccare o meno l’Iran è l’incertezza del Mondo intero, perché il rischio di un allargamento del conflitto è funzione dell’ordine che darà, o meno, il magnate presidente.

L’opinione pubblica negli Stati Uniti è divisa e anche i sondaggi danno risultati diversi a seconda dell’orientamento politico di chi li fa: uno della Fox News mostra un’inclinazione all’interventismo; uno del Washington Post indica che il 45% degli intervistati sono contrari a un coinvolgimento diretto nella guerra scatenata da Israele contro l’Iran, il 25% favorevoli e ben il 30% non hanno (ancora?) un’opinione. C’è una spaccatura, che certamente influisce sui tentennamenti di Trump, nel campo Maga, cioè fra i fedelissimi del presidente, dove gli ideologi dell’isolazionismo sono fermamente contrari.

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Israeli air defense systems fire to intercept missiles during an Iranian attack over Tel Aviv early Wednesday (Reuters)

Dai fronti della guerra, dopo sei giorni, continuano a giungere notizie di attacchi e di morte e devastazione. La tv iraniana afferma che Israele ha attaccato il reattore ad acqua pesante di Arak, che era stato preventivamente evacuato – non vi sarebbero perdite radioattive -. Israele, che sostiene di avere ieri colpito venti obiettivi in territorio iraniano, denuncia “estesi danni” al Soroka Medical Center di Beer Sheba,, dove vi sarebbero feriti. Il computo delle vittime fra i civili, dall’una e dall’altra parte, resta approssimativo: in Iran, dell’ordine delle centinaia; in Israele, dell’ordine delle decine.

Le cronache della Ap da Teheran raccontano l’angoscia della città per i bombardamenti: strade vuote, negozi e uffici chiusi, comunicazioni difficoltose, scarsi adeguati rifugi, stazioni della metropolitana a parte. Ieri, la guida suprema Ali Khamanei ha fatto appello “alla nazione iraniana”, per respingere l’invito di Trump alla resa incondizionata. “Non ci arrenderemo: siamo contro una guerra imposta, così come siamo contro una pace imposta”.

Trump: i media Usa specchio della sua incertezza

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Addiction – Preoccupata attesa del Mondo per la decisione di Trump se entrare o meno in guerra contro l’Iran.
Ma questa decisione dipenderà veramente solo dall’imprevedibile presidente o dalla difficoltà di uscire, per l’economia Usa, dalla dipendenza dal ruolo di “guardiano del mondo” che il suo enorme e costoso apparato bellico gli ha garantito a tutt’oggi? (Vignetta e dida di Gianfranco Uber)

I media Usa, questa mattina, rispecchiano l’incertezza del momento. Il New York Times ricorda “lo spettro dell’Iraq”, l’invasione del 2003 con presupposti simili a quelli attuali: l’Amministrazione Bush paventava che Baghdad si dotasse di armi di distruzione di massa, timore rivelatosi poi infondato. C’era l’illusione che tutto si sarebbe rapidamente risolto: invece, 22 anni dopo, gli Stati Uniti mantengono una presenza militare in quel Paese, che resta fragile e non è davvero stabilizzato; e l’invasione innescò terrorismo e la nascita dell’Isis. Il giornale sottolinea i rischi di un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti.

Il Washington Post titola che Trump dà un ultimatum a Teheran, senza avere ancora preso lui stesso una decisione finale. Per il Wall Street Journal, Trump ha già approvato i piani d’attacco, ma non ha dato l’ordine finale. La Cnn dice che Trump è concentrato sul cercare di evitare un allargamento del conflitto, nel caso di entrata in guerra degli Usa.

Il magnate presidente, naturalmente, nega incertezze e divisioni nel suo campo, anche se, parlando con i giornalisti, tra “vorrei” e “non vorrei” pare una parodia di Zerlina nel duetto col Don Giovanni di Mozart: dice che i suoi sostenitori lo amano più che mai, qualsiasi cosa lui decida di fare.

Trump 2: Fed non abbassa tassi, presidente dà dello stupido a Powell

Sul fronte interno, ieri, il magnate presidente ha incassato l’ennesimo smacco dalla Fed, che non ha abbassato il costo del denaro in previsione d’un aumento dell’inflazione e nel timore di un rallentamento della crescita a causa della ‘guerra dei dazi’ e delle incertezze suscitate dalle scelte contraddittorie dell’Amministrazione Trump 2.

Il presidente ha di nuovo criticato il presidente della Federal Reserve Jerome Powell, da lui designato, dandogli dello “stupido” e sostenendo che l’inflazione non è mai stata così’ bassa – cosa falsa, anche se è vero che per ora on c’è stata l’impennata temuta causa dazi -.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche.Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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