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Trump 2: dopo gli agguati a Zelensky e Ramaphosa, chi oserà ancora entrare nell’ ‘arena’ dello Studio Ovale?

Scritto il 23/05/2025 per The Watcher Post https://www.thewatcherpost.it/top-news/trump-dopo-zelensky-e-ramaphosa-chi-osera-piu-entrare-nellarena-dello-studio-ovale/

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Trump 2 – Negli Usa, i media si chiedono chi oserà ancora entrare nello Studio Ovale della Casa Bianca, divenuto un’ ‘arena’ dopo la seconda imboscata tesa dal presidente Donald Trump a un suo ospite. Il 28 febbraio, c’era stato l’agguato al presidente ucraino Volodymyr Zelensky; il 21 maggio, è toccato al presidente sudafricano Ciryl Ramaphosa, che, tra lo stupore e l’imbarazzo della sua ampia delegazione, s’è visto contestare da Trump, spalleggiato dal suo vice JD Vance, il genocidio degli afrikaneers, cioè dei discendenti dei coloni bianchi, e l’esproprio delle loro terre.

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Un momento dell’alterco nello Studio Ovale della Casa Bianca tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky (Doug Mills / The New York Times)

Trump era ‘armato’ di articoli di giornale e di un video, che ha proiettato a luci spente. Ramaphosa è stato meno conflittuale di Zelensky: ha spiegato con calma che la violenza è un problema grave nel suo Paese, ma che ne sono vittime sia neri che bianchi – non è genocidio, ma criminalità -; che le terre dei bianchi non sono confiscate; che c’è chi in Sudafrica chi predica l’odio razziale, come del resto c’è negli Stati Uniti, ma che sono voci isolate e che vale la libertà d’espressione.

E ha pure fatto una battuta velenosa, “Mi spiace non avere un aereo da regalarle”, alludendo al Boeing donato dal Qatar a Trump – valore oscillante, nelle stime della stampa, tra i 200 e i 400 milioni di dollari -. Trump non s’è turbato: “Peccato, Lo accetterei”, come ha del resto fatto con quello del Qatar, nonostante i dubbi e le polemiche tra etica e sicurezza sollevati da più parti.

Tra l’altro, il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha appena dato disposizione al Pentagono d’attrezzare il Boeing offerto dal Qatar perché funga da AirForceOne prima di diventare appannaggio, alla fine del secondo mandato del presidente Trump, della fondazione a lui intitolata. Non era mai successo che un presidente Usa ricevesse – e accettasse – un regalo di tale valore e decidesse, per di più, di tenerlo per sé una volta lasciata la Casa Bianca.

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Un gruppo di afrikaaners cui è stato concesso asilo politico negli Stati Uniti (Fonte: New York Times)

Con l’ospite – per così dire – sudafricano, il magnate presidente non ha fatto cenno alla lunga storia di segregazione razziale del Paese australe. Ramaphosa, che era venuto a Washington per parlare soprattutto di economia e di commercio, cioè di dazi, non doveva però essere del tutto impreparato alla piazzata di Trump, perché nei giorni scorsi Washington ha dato asilo politico a una cinquantina di Afrikaneers, trasferirisi con le loro famiglie negli Stati Uniti, giustificando la decisione proprio con le violenze e le angherie di cui sarebbero vittime nel loro Paese. Ciò mentre l’asilo viene negato a quanti fuggono da Paesi dove c’è la guerra o dove vi sono dittature.

Certo, non tutti i visitatori di Trump vengono maltrattati. Nello Studio Ovale, è finora andata bene, fra gli altri, al premier israeliano Benjamin Netanyahu – i problemi con lui sono iniziati dopo – e al premier britannico Keir Starmer, al presidente di El Salvador Nayib Bukele e alla premier italiana Giorgia Meloni.

Trump 2 : dopo l’uccisione a Washington di due funzionari ambasciata israeliana
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Yaron e Sara, le vittime dell’attentato a Washington (Fonte: New York Times)

Tutti i media riferiscono gli sviluppi dell’inchiesta sull’uccisione, avvenuta mercoledì a tarda sera,  di due funzionari dall’ambasciata israeliana a Washington. L’Ap fa sapere che l’uomo arrestato, Elias Rodriguez, 30 anni di Chicago, ha confessato e che gli inquirenti sono convinti che abbia agito da solo. Rodriguez è già stato incriminato e, in base alle accuse formulate, rischia la pena capitale, ma la procuratrice generale ad interim del Distretto di Columbia Jeanine Pirro ha detto che è troppo presto per decidere se chiedere o meno la pena di morte, la cui esecuzione per i delitti federali è stata ripristinata da Trump.

Trump 2: si inaspriscono e ai ampliano le guerre con le università e con i giudici

S’inaspriscono le guerre del Trump 2 con le Università e con i giudici, sui diritti e sui migranti. E’ in evidenza sul New York Times la decisione dell’Amministrazione di impedire ad Harvard d’immatricolare studenti stranieri: ciò significa che migliaia di studenti dovranno cambiare ateneo lasciare gli Stati Uniti. Fra le università della cosiddetta Ivy League – quelle di eccellenza -, Harvard è la capofila della resistenza a piegarsi ai diktat di Trump per abbandonare i programmi di diversità, equità e inclusione e per limitare la libertà di espressione.

La decisione è stata annunciata dalla responsabile della Sicurezza interna Kristi Noem – quella che ammazzò a fucilate il suo cane, perché non era buono per la caccia – ed è stata motivata con il fatto che Harvard avrebbe creato “un campus insicuro”, ammettendo agitatori “anti-americani”, specie fra gli studenti stranieri.

Contemporaneamente, un giudice ha però bloccato provvisoriamente il piano dell’Amministrazione di revocare in tutta l’Unione i visti agli studenti stranieri. Il Washington Post ci fa l’apertura e gemella il tema con il conflitto sui migranti tra la Trump 2 e la magistratura: la Casa Bianca se la prende, ad esempio, con il giudice che frena il trasferimento nel Sud Sudan di immigrati entrati illegalmente negli Usa. Il Sud Sudan è un Paese dilaniato da un sanguinoso conflitto.

Ma la guerra con i giudici non riguarda solo le università ed i migranti. Fra gli episodi più recenti, un giudice ha bloccato i licenziamenti di massa al Dipartimento dell’Istruzione e ha ordinato che i dipendenti licenziati siano ripristinati nei loro compiti.  Resta da vedere se l’Amministrazione rispetterà l’ordine del giudice, in attesa del ricorso in appello.

Trump 2: Corte Suprema boccia finanziamento pubblico a scuola religiosa

Una sentenza della Corte Suprema ha ieri destato qualche sorpresa e ha alimentato l’impressione che i giudici supremi, nonostante sei su nove siano d’orientamento conservatore, non siano proni agli auspici del presidente. La Corte ha bocciato il finanziamento con fondi pubblici di una scuola confessionale cattolica dell’Oklahoma, la St. Isidore of Seville Catholic Virtual School, dopo che, nella fase dibattimentale, era parsa incline ad autorizzare quella che sarebbe stata una prima volta negli Stati Uniti, cioè il finanziamento pubblico di una scuola religiosa.

La Corte si è espressa con quattro voti a favore e quattro contrari e non ha dunque avallato il ricorso contro la sentenza emessa dalla Corte Suprema dello Stato. Decisiva è stata la posizione assunta dalla giudice cattolica Amy Corey Barrett, scelta da Trump: s’è ricusata. La St. Isidore of Seville Catholic Virtual School chiede agli studenti di aderire al cattolicesimo e alla missione della Chiesa.

Trump 2: presidente concede accesso privilegiato ad acquirenti sua cripto-valuta

Il New York Times apre, un po’ a sorpresa, con la festa data dal presidente Trump nel suo golf club in Virginia, invitando quanti hanno più investito nella sua cripto-valuta, lanciata alla vigilia dell’insediamento: una foto mostra gli invitati in smoking, accolti all’ingresso da una piccola folla di manifestanti anti-Trump, con cori ‘vergogna’ e cartelli tipo ‘traditore’ o ‘cripto corruzione’.

L’accesso esclusivo al presidente come premio offerto agli investitori pone infatti problemi etici e di conflitto di interesse. Anche il Wall Street Journal apre una finestra su questo tema, svelando che il figlio di Steve Witkoff, l’emissario di fiducia di Trump per il Medio Oriente e l’Ucraina, Zach, gira il mondo con i figli del presidente a vendere cripto-valute.

Trump 2: la legge economico-finanziaria “grande e bella” dalla Camera al Senato

La legge economico-finanziaria, che Trump definisce “grande e bella”, è passata per soli due voti alla Camera e ora approda al Senato, dove le perplessità, anche di alcuni repubblicani, sono le stesse già emerse alla Camera. La legge consente piccoli vantaggi fiscali ai redditi medio-bassi e concede grossi sgravi ai redditi alti e altissimi e, per compensare le minori entrate, taglia programmi di spesa federali per i meno abbienti, per l’istruzione, per gli aiuti allo sviluppo.

Fra i repubblicani, c’è chi critica la legge perché i tagli non sono sufficienti a evitare un’impennata del debito già enorme e chi la critica perché i favori concessi ai ‘paperonì’ sono eccessivi. La legge è una pietra angolare dell’agenda del Trump 2. Il presidente, scrive il Wall Street Journal, sta mettendo pressione sui congressman repubblicani perché mettano la sordina alle loro riserve.

Alla Camera, lo speaker Mike Johnson ha dovuto sedare numerose mini-ribellioni per ottenere l’approvazione, dopo una notte in bianco di voti tra mercoledì e giovedì. Se il Senato apporterà delle modifiche, il provvedimento dovrà tornare alla Camera. Organi di controllo indipendenti stimano che la legge, che estende i tagli alle tasse in vigore dal 2017, cioè dall’inizio del Trump 1, aggiungerà 2,3 trilioni di dollari al debito nazionale nel giro di dieci anni.

Trump 2: un tesoretto da 600 milioni e basta pennies

Altre notizie da Trump 2. Il magnate presidente disporrebbe già di un tesoretto da 600 milioni: donazioni che gli sono state fatte in vista delle elezioni di midterm dell’anno prossimo. Si tratta, osserva l’Ap, di una somma senza precedenti per un presidente all’inizio di un secondo mandato, quando non c’è più la prospettiva di ulteriore rielezione – l’ipotesi di correre per un terzo mandato, più volte evocata da Trump, sembra essere stata accantonata, di fronte al dettato della Costituzione e alla difficoltà di modificarlo -.

La zecca ha dato l’ultimo ordine di produzione delle monetine da un centesimo di dollaro, i pennies, e progetta di non produrne più quando l’ordine sarà esaurito, secondo quanto era già stato anticipato ed è stato ora confermato dal Tesoro. La produzione dei pennies costa di più del loro valore.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche.Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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